Arco di luce

21 3 0
                                    

Erano esterrefatti. Phallish lo guardò truce.

«Vorrei ammazzarlo, ma forse ho una coscienza» disse.

«Si saranno chiusi per non essere disturbati» commentò Anfani.

«Non ha perso tempo però! Ci ha colti di sorpresa!» aggiunse Derrick.

«Che malefico fortunato abbiamo qui! Ti sia salva la vita» disse Kili, puntandogli il mitra alla nuca e fingendo di sparare.

«Ehi ragazzi!» disse Mbuktu di ritorno dall'ispezione, «Mi sono arrampicato sulla punta e ho visto il pilota morto sui comandi».

«Lo sappiamo» disse Cardonwsky, affacciatosi, «Dobbiamo uscire Marshall?».

«No, non solo questo, c'è altro!» insisté Mbuktu.

Anfani, chinatosi nuovamente a terra per saggiare le condizioni dell'apparecchio, si sollevò.

«Quest'apparecchio è da riparare se vogliamo tornare a casa» disse, «Qui siamo in mezzo al niente».

«E al buio» aggiunse Marshall.

«Muovetevi! Non sto scherzando! Venite fuori!» disse Mbuktu, infilando la testa sotto al braccio di Cardonwsky.

«Andiamo a vedere» propose Phallish.

«E qui, assieme al pilota svenuto chi ci sta?» volle sapere Kili.

«Il finto morto?» chiese Marshall, «Vuoi essere tu il prescelto quando la creatura riaprirà gli occhi o hai paura?».

«Sicuro! Intendevo proprio proporre me per fargli la guardia. Se si risveglia gli ricordo che deve fare il morto da bravo. Nel frattempo farò un giro per vedere cos'altro rompere».

Marshall gli sorrise, prendendo lo scherzo per un modo di scusarsi.

«Va bene» gli rispose e uscì, preceduto dagli altri.

Stavano tutti bene, nonostante i lividi. Si guardarono attorno, inquieti.

«Non so che darei per trovarmi altrove» commentò Derrick, «piuttosto che qua, debitore della fortuna».

«Invece siamo qua, a capire che cazzo sta succedendo» rispose, Marshall.

«Questa sabbia è più nera del Vesuvio!» osservò l'italiano nell'oscurità innaturale.

«Non abbiamo torce per rischiararla, altrimenti vedresti che non è nera per nulla» disse Phallish.

«Accidenti! L'aereo fa ombra! C'è una strana luce là dietro».

«Bravo!» disse Mbuktu, tornato per spronarli, «È da mezz'ora che ve lo dico! Muovetevi!».

Guardinghi, aggirarono l'aeroplano raggiungendo la punta. La superarono e videro ciò che mai si sarebbero sognati di vedere.

Un arco di luci che pulsava in cielo. La vibrazione era percettibile nell'aria muta come un'aurora antartica.

Contemplarono, l'anima in ginocchio, la grandiosità di quel messaggio che il cielo destinava al mondo e dimenticarono di avere una missione da compiere.




Scontro remotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora