Arriva Silvia

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Il citofono suonò in quel momento.

«Vai tu. Se è E.T. non ci sono» disse Gemin.

Daniele tornò qualche secondo dopo.

«È Silvia» disse, visibilmente turbato.

«Non è un omino verde?» chiese Gemin.

«No» fece Daniele, sconfortato.

«La s'introduca, allora, la si introduca. Le si spieghi la mia condizione e ci si ritiri».

«Me ne devo andare?» chiese Daniele, stupito.

«Ma no... che hai capito».

«L'hai detto tu!».

«Io? In un momento come questo tu credi che io...».

«Ciao!» esordì Silvia, entrando, «Gemin che hai? Sei pallido».

Gemin si sdraiò sul divano, convinto di star morendo.

«O dolce fiore della giovinezza, che doni il tuo profumo a questo grinzoso, povero cuore... che fai tu lontana dal mio capezzale? Avvicinati... Oibò! Non mi lasciar morir solo».

«Ma cos'ha? Perché parla così?» domandò la ragazza.

Daniele sorrise impotente.

«Giunto, alfine, è il tempo di dirvi addio, amici che mi avete accompagnato sui sentieri della giovinezza» riprese Gemin, «Tieni la mia mano, dolce fanciulla».

«È spaventato» disse Daniele, mentre Silvia lo guardava interrogativa.

«Ahi! Che dolore!».

«Mio Dio! Gemin, sei ferito?» esclamò la ragazza, chinandosi.

«Sì, al cuore... in quella regione dello spirito nella quale risiede l'immagine tua».

Silvia arrossì, stizzendosi subito dopo.

«Va a quel paese!» esclamò, notando sul tavolinetto l'oggetto che Gemin aveva lanciato dalla finestra.

«Non toccarlo!» gridò Daniele, «Solo io e Gemin possiamo!».

Gemin si sollevò sul fianco per guardare, e lo riconobbe.

«O merda!» disse, ricadendo sul cuscino.

Si mise a ridere come un isterico.

«Mi sta bene! Son sempre io che faccio gli scherzi agli altri».

«Vado a prendere un po' d'acqua...» propose Silvia.

Andò in cucina. Gemin rideva e piangeva contemporaneamente.

«Gemin, non ti riconosco più... vuoi che Silvia ti veda così? Non m'hai sempre detto di non mostrarsi deboli con le ragazze?».

«Io ti dissi ciò? In effetti pare mia come frase...».

Silvia fu di ritorno con una brocca piena d'acqua che non esitò a rovesciargli completamente addosso.

«Ehi!» le disse, mentre quella gli faceva gli occhi dolci.

Di nuovo in sé, si sollevò, guardò i due amici e afferrò il braccio di Silvia, guardandola sdegnosamente.

«Un tango?» le chiese.

Lei lo guardò interdetta. Sì, era proprio lui, era tornato in sé.

«No... non è il caso» rispose.

«Insisto!» disse Gemin, fingendo d'essere Banderas.

Lei staccò la mano con decisione, guardandolo dura.

«Uh?» fece Gemin, respinto.

Daniele ridacchiò.

«Son venuta perché eravate in TV» esclamò lei ed entrambi impallidirono.



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