«Piantatela! Tutt'e due parlerete per ultimi! Il vostro spazio l'avete avuto!».
«Ma...».
«Io...».
«Niente ma! Andiamo avanti ho detto! La Piramide... è il punto dal quale vi invito a partire... è antica quanto il deserto! Pareri?».
«Io» disse una donna.
«Sostienimi o contraddicimi, non m'interessa, basta che vai avanti da dove ho finito io!» disse il giornalista, paonazzo.
«A mio modesto avviso» cominciò a parlare la giornalista che gestiva la rubrica rosa d'un settimanale famoso, «quantunque la fama di Leoni non gli eviti critiche di ciarlataneria, stimo superiore alle sue possibilità la capacità di erigere quell'imponente blocco di pietroni».
«È una piramide» l'interruppe una voce da dietro.
«Chi ha parlato?» chiese Mallorne.
Nessuno rispose.
«Vai avanti, Mary».
«...quella cosa insomma, va meglio? Scusa Mallorne» si difese la donna, «Se tutti hanno sempre qualcosa da ridire!».
«Ha le manie di persecuzione!» disse un altro.
Mallorne, stufo, la invitò a procedere con un gesto stanco. Qualcuno ridacchiò. Molti si voltarono verso i vicini per riprendere conversazioni interrotte.
«Io dico che se anche Leoni non l'ha fatta» riprese la donna, «o non ha convinto nessuno a farla, ciò non toglie che un burlone possa aver creato un falso...».
«Mallorne! Questo è troppo! Posso parlare io ora?» s'alzò un giornalista dalla seconda fila, zittendo l'uditorio per la sorpresa.
«Ma non ho finito io!» protestò la giornalista rosa.
«Chiedo venia. Prosegui pure» disse quello e si sedette con aria contrita, sollevando risatine.
«Adesso non so più cosa volevo dire... mi hai interrotto».
«Vuoi parlare dopo?» propose Mallorne, «Parla pure Alan».
«Bene, sapevo che cercava scuse...».
«Niente offese, Alan!» lo redarguì Mallorne.
«Pardon. Scusa...» disse prontamente quello, congiungendo le mani, «Amici, colleghi... guardiamoci tutti negli occhi una buona volta... vi pare che esista al mondo persona capace di uno scherzo simile, indebitandosi per non raccogliere mai i frutti della sua trovata? Con tutte le critiche e denunce che gli pioverebbero addosso?».
E si alzò in piedi, guardando la platea.
«Prima che qualcuno possa accorgersi della burla» proseguì, «e avere il tempo di pentirsene... noi lo avremmo già polverizzato! Noi, amici, che non esiteremmo un istante a infangare il buontempone! Che Dio mi fulmini se sbaglio!».
E il cielo parve proprio rispondergli. Il tendone si abbassò sospinto da un improvviso colpo di vento. Qualcuno gridò dallo spavento e tutti gemettero.
«Che cos'è stato?» chiese Mallorne, la voce tremante.
Un rumore sinistro echeggiò in lontananza.
«Era un aereo...» disse Alan, nel silenzio innaturale che si era creato, «è precipitato qui vicino...».
Una sere di rabbuffi e impatti smorzati giunsero ai loro orecchi fino a estinguersi.
«Qualcuno vada a vedere...» disse, Mallorne stridulo, «Chi si offre volontario?».
«Vado io» disse Jack, nero dalla rabbia, «Codardi!».
E uscì, senza attendere risposta.
STAI LEGGENDO
Scontro remoto
Science FictionPuò la salvezza del mondo dipendere da un'idiota? Mille avventure possono renderlo un eroe? Ridendo e scherzando magari ce la fa, sempre che non si dimentichi del compito. Un pianeta, esploso milioni di anni prima, riappare, diretto contro la Terra...