Video pazzesco

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«Marshall... avrei un'ipotesi assurda» disse Anfani, «può essere che le nuvole si aprano a cerniera mentre si raccoglie energia. Vediamo gli affluenti ai lati della spaccatura, dal mare di nuvole che si apre a ondate... è il campo di Higgs che permette il trasporto di energia...».

«Boh? Che ne so?» fece Marshall, «Tanto non ci riguarda. Guardate qua: sono immagini giunteci pochi minuti fa».

Su youtube non ci fu nemmeno bisogno di digitare il nome del video, già presente tra i più cliccati. L'anticiclone abbandonò lo schermo, sostituito da riprese amatoriali. Un ragazzo, avvolto da una luce sulfurea, teneva un oggetto che brillava. Il campo s'allargò e apparvero altri personaggi, schiacciati a terra. Derrick e Kili si diedero a esclamazioni di meraviglia, mentre gli altri trattenevano il respiro, vedendo Daniele con lo scettro in mano.

«Osservate adesso» disse Marshall.

Gemin scuoteva l'amico, strappandogli lo scettro di mano.

«Non si capisce chi è. È di schiena» protestò Phallish.

«Guardate ora...» disse e aprì un file dall'email, «l'oggetto ingrandito al computer: lo confronto con un particolare della piramide di Leoni».

Il riferimento fu chiaro e non poterono più trattenersi. La loro freddezza era andata a farsi benedire.

«È il ricevente del campo spaziale: il catalizzatore!» disse.

«Come diavolo può, un essere umano, possedere una simile fonte di energia?» protestava Derrick.

«Per Dio! È l'arma più potente che abbia mai visto» esclamò Mbuktu, «Apre il cielo, crea crateri e paralizza la folla...».

Seguì un nuovo silenzio, elettrico di tensione.

«Ci rimangono ancora alcuni minuti prima di atterrare».

«Ma cosa faremo una volta là?» volle sapere Kili.

«Andiamo a conoscere Leoni» disse, «Ho la sensazione che ne sappia più di noi».

Mbuktu serrò i pugni, digrignando i denti.

«Magari ci aspetta» rifletté torvo Anfani.

«Vi dico che in quest'affare l'umanità non c'entra» disse Derrick, «È troppo grossa!».

«Sei sicuro che anche lui non sia una pedina?» chiese Phallish.

«Di chi?» rispose Marshall, mugugnando.

Il secondo pilota si affacciò di nuovo.

«Signore, l'atterraggio è impossibile...».

«Cosa? Quest'aereo è in grado di atterrare verticalmente!».

Quello parve esitare.

«Non così...» disse, «Guardi fuori lei stesso».

Dopo aver studiato la sua espressione un attimo, si pigiarono sugli oblò e quel che videro li ammutolì di meraviglia e spavento.

L'uragano si contorceva, immenso e luminoso, nella notte scura.    



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