CAPITOLO 4: il Potere dello Scettro

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Correva e piangeva, correva e non guardava dove poggiava i piedi, quando una figura le si parò davanti costringendola a fermarsi.

«Gloria! Ehi, Gloria! Ma dove cavolo stai scappando?» le disse una voce nota e apprensiva.

«Oh no!» esclamò la ragazza, sbiancando di colpo.

Scartò di lato per oltrepassare l'ostacolo, ma questi fece un balzò e la fronteggiò di nuovo.

«Cucù! T'ho presa!» ridacchiò quello.

«Lasciami! Vattene!» urlò la ragazza, esasperata.

«Uh?» fece il ragazzo, stupito di non esserle simpatico.

La sirena di una volante della polizia, immessasi a gran velocità nella via, li assordò e si spostarono per non venire travolti. Con gran stridio di gomme, altre due seguirono la prima.

«Ma... stai scappando da loro?» chiese l'amico.

La ragazza ringhiò e vedendo che quello non si toglieva, gli mollò un pugno.

«Ehi!» fece il ragazzo, incassando sugli addominali duri.

«Lasciamo stare!» urlò ancora, «Vattene!».

«Alla faccia delle buone maniere» bofonchiò il ragazzo, evitando un altro pugno.

La ragazza tentò d'andarsene, ma le afferrò il braccio.

«Fermati!» le disse, «Perché ti comporti così?».

Stava arrivando sempre più gente. Con gran fragore di motori, grosse camionette dell'esercito irruppero nella via, sfiorandoli. Uomini in camice bianco, a bordo, li guardavano come insetti.

«Io me ne devo andare!» disse, allucinata, la ragazza.

«Cosa?» fece l'amico, «Mi sa che tu sai qualcosa di quel che è successo e... vorrei sapere cosa!».

Gloria, i nervi a pezzi, si torse i capelli, sul punto di crollare.

«N... non so nulla!» esclamò piangendo, «Lasciami stare...».

«Ma Gloria» disse l'amico, che cominciava a impressionarsi sul serio, «Possiamo salvare il mondo... io e te!».

Lei rantolò, si liberò della presa con un violentò strattone, e fuggì. Vedendola allontanarsi, Gemin, fischiò dallo stupore.

«Forse mi ama...» constatò, complimentandosi da solo.


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