23.

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Credo che tutto ciò che è stato scritto sull'amore sia vero, sennò perché perdere tempo a scrivere minchiate?!

Harry si scompiglia i capelli, sempre più lunghi, e corruga la fronte mentre cammina avanti e indietro per la camera di hotel.
Rinchiuso tra quelle quattro mura non può permettersi di fare molto altro: alcuni addominali e flessioni appena sveglio, una doccia per distrarre il tempo, e pensare, pensare e continuare a rimuginare sulle cose, senza trovare mai realmente la fine della matassa.

Shakespeare disse:"Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano".

Ah, non è un pensiero bellissimo?

Lo fa sorridere, gli toglie magicamente un peso dal cuore. Sembra così stupido che una frase possa farlo stare meglio, ma è così.

Lacey è un'amante di Shakespeare. Gli leggeva o gli ripeteva a memoria un pezzo delle sue opere ogni giorno, e dopo tanto tempo non è ancora stanco che gli racconti di quel commediografo di cui, se non fosse morto, sarebbe geloso.
Però gli sorge una domanda: se due persone si amano ma vengono poi separate, cosa bisogna fare? Rimettere lo zaino sulle spalle e ricominciare il viaggio con la stessa meta o guardare altrove e cercarne una nuova?

E queste domande lo tartassano,gli distruggono i neuroni.
Si trova rinchiuso in una stanza e non riesce a pensare ad altro se non a Lacey, e lei? Lei cosa sta facendo, cosa pensa, con chi si trova? Sta bene o male? Così tante domande, ed ogni quesito senza risposta lo porta alla frustrazione e a quel senso di impotenza che non ha nessuna possibilità di vincere. Almeno finché rimarrà rinchiuso tra quelle quattro mura.

Un tempo, prima di Lacey, non credeva esistesse il vero amore, riteneva che quello che molti reputavano "vero amore" fosse solo una preferenza verso una persona con cui si sta bene, come per i bambini è un "migliore amico".

E dopotutto è così.

Si ritrova a pensare.
Prima di essere la sua fidanzata, Lacey, è diventata sua amica e confidente. Una persona con cui, insieme, si sente bene. I cui difetti, certo, lo fanno sbuffare, ma non c'è odio in quello sfogo, si tratta di un'irritazione che riesce a fargli comparire comunque un sorriso. Perché, nonostante le arrabbiature e le litigate, ci si ritrova sempre, si ritorna sui propri passi, ci si continua a fidarsi, non si smette di volersi bene.

Ogni amore è speciale, ogni innamorato ama in modo unico.

-

Harry si sveglia con ancora quella strana sensazione marchiata sotto pelle a causa di quell'incubo.
Niall diceva che i sogni sono "segnali di fumo" che il nostro subconscio ci invia per farci notare qualcosa, un dettaglio, a cui non abbiamo dato importanza.

Ma come si fa a capire un sogno?!

L'unico sogno che Harry riesce a comprendere e vorrebbe si realizzasse è poter abbracciare ancora Lacey, soffocarla tra le sue braccia e non lasciarla andare mai più, incatenarsi a lei. Stringere le sue mani, scaldarle. Ascoltare ogni suo respiro e sentire il battito del suo cuore accellerare ad ogni suo tocco.

«Non smettere mai di sognare, finché il tuo sogno non sarà reale». Sono queste le uniche parole che proferì quella ragazza così simile a Lacey, e poi un colpo di pistola. Non sa da dove fosse arrivato quel colpo, non può nemmeno dire che non sia stata quella sconosciuta dal cappotto giallo, dopotutto lo guardava con un'aria così arrabbiata e minacciosa che se non avesse provato quello strano impulso a voler conoscere l'identità di quella ragazza avrebbe volentieri cambiato strada.

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La donna entra nella camera, come ogni giorno, al medesimo orario come un orologio svizzero. Alla mattina gli porta la colazione, ma non sempre è sveglio e spesso trova solo il vassoio con il cibo, di cui non si lamenta. Poi, sempre alla medesima ora arriva con il vassoio del pranzo e poi alla sera. Spesso cenano insieme.
Da giorni Harry non rivolge nessuno sguardo, nessuna parola alla sua rapitrice. Non ha domande da porle, lei comunque non risponderebbe, come ha evitato le precedenti domande eviterebbe anche le successive. Harry questo l'ha capito. E poi, non rivolgendole la parola, spera che la donna si stanchi di aver un "giocattolo rotto" e lo lasci andare a vivere la sua vita ed a organizzare il suo matrimonio in pace e felicità.

«Per quanto pensi di fare questo gioco del silenzio con me?» una domanda che viene lasciata cadere nel vuoto. La donna sbuffa sonoramente, ma nemmeno questo le porta gli occhi di Harry addosso.
La rapitrice toglie il vassoio con la cena dalle gambe di Harry.
« Finché non mi parli non avrai più cibo»
Harry sorride. Almeno moriró e tutta questa tortura potrà finire, pensa mentre si sistema comodamente sul letto. La donna accigliata posa malamente il vassoio sulla scrivania, lo sa anche lei che non lo diceva seriamente, non lo vuole mica morto.
«Risponderó alle tue domande» borbotta posizionando una sedia di fronte a Harry.
«Non voglio risposte, non più, ma smettiamola di fare questo gioco. Voglio uscirne» Harry si siede sul bordo del letto, faccia a faccia con la rapitrice mentre la tenue luce della luna filtra dalla finestra, anche se in gran parte coperta dalle lampade della camera.
«Non tutti i giochi hanno una via d'uscita» ghigna lei.
«Le case bruciano, le persone muoiono, i bambini crescono, i muri crollano . . . i giochi hanno una vita d'uscita» ghigna Harry soddisfatto della sua breve e concisa spiegazione.

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