33.

915 59 2
                                    

Non è un tipo adatto alle situazioni traumatiche. Vorrebbe essere quel genere di persona che riesce a pensare velocemente, che riesce a trovare una soluzione immediata ed efficace ad un problema imprevisto e scomodo. Vorrebbe essere una persona più tranquilla, ma non è mai riuscito a domare le proprie emozioni che prendono sempre il sopravvento sul suo lato razionale. È un tipo nervoso facilmente impressionabile.

Si sveglia nello stesso luogo e nella medesima posizione in cui si era addormentato nonostante avesse sperato fosse tutto un incubo. Si siede in modo composto sulla panchina della stazione in cui si era casualmente imbattuto poche ore prima, era stato per lui come un miracolo dato il freddo invernale che era più feroce del caldo della giacca che Harry indossa. Si pulisce il viso con le mani e si stiracchia, percepisce le ossa indolenzite. Porge lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, si guarda attorno vigile e preoccupato. Si sente incapace di vedere il lato positivo della situazione, per quanto lo desideri, per quanto stia tentando di farsi sentire meglio autoconvincendosi che andrà tutto bene, il lato positivo gli sembra non esserci e si domanda se sia mai esistito. Forse non sempre c'è un punto di vista migliore rispetto ad un'altro, forse fanno tutti schifo ma siamo noi a prenderle per buone e allora ci appaiono migliori, dopotutto alcune cose non sono migliori di altre, siamo noi che le prendiamo più in simpatia.
L'ignoranza è forse una benedizione. Non ne è sicuro, ma pensare troppo fa male, sia fisicamente sia sentimentalmente.
Lui pensa, rimugina, riflette e tutto questo pensare dove l'ha portato? Non nel Paese dei Balocchi, di questo ne è certo.

La stazione è illuminata da un esercito di lampade al neon che illuminano tutto con la loro sterile e bianca luce; alcuni lampioni sono posti vicino ai binari, non tutte le lampade funzionano e alcune zone rimangono buie.
Il sole non è ancora sorto.
Harry aveva pensato di riposarsi e continuare il suo cammino senza meta nell'oscurità, lontano da occhi indiscreti e curiosi, lontano dalle persone.
È stato svegliato dall'arrivo della metropolitana.
Si domanda dove vadano a quest'ora del giorno quelle persone silenziose, che si affrettano a salire avvolte nei loro giubbotti e sciarpe, che si stringono al petto borse, valigie e valigiette come a volersele fare entrare dentro, sottopelle. Si chiede quali siano i loro dolori, le loro sofferenze e pene. Sofferma lo sguardo su una giovane ragazza dall'impermeabile giallo che pensierosa porge il biglietto al controllore.
Harry sa di non avere soldi, sa di non poter salire e che se lo facesse verrebbe multato e di conseguenza sarebbe costretto a fornire i propri dati e la sua copertura salterebbe, ma non ci pensa. Per pochi secondi nella sua mente si ripete ciclicamente solo quel sogno che l'aveva turbato.
Corre, vuole raggiungere quella ragazza speranzoso di potere ricevere alcune risposte.
La metropolitana parte, sfiora il naso di Harry e se ne va; lui riesce comunque a vedere uno squarcio della sconosciuta: in piedi che ancora gli volge le spalle. È curioso del suo volto, se la immagina e non riesce a far altro che proiettare nella sua mente Lacey, con le lacrime agli occhi, che gli corre incontro a braccia aperte pronto a stringerlo forte a sé, come la 24ore di quell'avvocato o la borsa di quella signora appena saliti sulla metropolitana.
Con i palmi delle mani si asciuga quelle lacrime trattenute che gli hanno offuscato la vista temporaneamente: deve restare lucido.

La metropolitana è partita e subito ne segue l'arrivo di un'altra in uno dei binari alle spalle di Harry, il rumore dei freni arruginiti provocano un triste e lungo stridio: in fondo all'anima questo rumore corrisponde, come se fosse un'eco, un'angoscia dolorosa, una fitta al fianco, un crampo alla gamba. Le porte automatiche che si aprono sembrano insulti e quando vengono chiuse sembrano offese: sembra una presa in giro, l'ultimo invito a salire che risuona veloce, un'ultima chance che aspetta solo le lancette dell'orologio e nient'altro, non ti concede la possibilità di cambiare idea, è necessario porsi le giuste domanda e trovare in sé stessi le risposte, velocemente e sicuri delle proprie scelte.
La pioggia rumoreggia fitta sui vetri della stazione e quel "mostro metallico", consapevole dell'energia che ha dentro la sua struttura emette stridii metallici, trema, ansima e riparte.

Harry,ancora indolenzito, si alza in piedi dirigendosi verso l'uscita della stazione. Esce, solleva il cappuccio della felpa e il colletto della giacca: il freddo è sempre più pungente.
Il cielo è nuvoloso e la mattinata invernale circonda il giovane uomo come se fosse un grande fantasma, un anima in pena che gode nel tormentarlo.

C'è solo una cosa più frustrante del non trovare qualcuno, ed è non essere trovati. E Harry desidera con tutto sé stesso di essere trovato.

Ex's list ll h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora