38.

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Harry è entrato nel pub da qualche minuto. Guarda disinteressato il menù affamato e cosciente di non avere nemmeno un quarto di dollaro in tasca.
Tristezza, sconforto.
Si sente incapace di vedere il lato positivo della situazione, per quanto lo desideri, per quanto stia tentando di farsi sentire meglio auto-convincendosi che andrà tutto bene, il lato positivo di questo momento sembra non esserci. Si domanda se sia mai esistito. Forse non sempre c'è un punto di vista migliore rispetto ad un altro, forse fanno tutti schifo e siamo noi a prenderli per buoni, a prenderli più in simpatia.

Qualcun'altro entra nel locale e il suono del campanello fa sollevare la testa a Harry. Il ragazzo s'irrigidisce e comincia a sudare freddo. La ragazza si toglie il cappuccio dell'impermeabile e si guarda intorno stanca finché non incrocia gli occhi di Harry, si pietrifica come se fosse vittima dello sguardo di Medusa. Procede a passi lenti e rigidi verso il suo tavolo. Harry chiude il menù strofinandosi agitato il volto.
La giovane donna si ferma e con lo sguardo domanda se può sedersi, Harry annuisce lento cosciente che sarebbe tornato rinchiuso tra quelle quattro stupide mura.

«Ehi» sentenzia lei in un triste sussurro che Harry fatica a sentire e per un attimo sospetta di esserselo immaginato.
«Ehi» risponde cauto.
«Non è bello addormentarsi in compagnia e svegliarsi soli» continua la ragazza mogia.
«Non è bello restare rinchiusi in una stupida stanza di hotel per giorni e giorni . . .»
«M-mi dispiace, ma non saprei come rimediare» abbassa lo sguardo colpevole.
«Ma se a te non interessa niente di me, cosa ci fai qui?»
A questa domanda la giovane donna solleva lo sguardo allarmata, la bocca le si secca e non riesce a pensare a niente se non al momento in cui potrà riabbracciare il suo dolce e piccolo tesoro.
Tra i due regna un profondo silenzio, le loro orecchie sono sorde ai rumori di posate, piatti e bicchieri che si scontrano a vicenda, il brusio creato dalle altre persone è per loro inesistente, con le orecchie otturate dal frastuono dei loro pensieri.

«Siete pronti a ordinare?» una dolce e giovane donna si avvicina al loro tavolo, i capelli perfettamente raccolti in una crocchia alta, la divisa gialla del pub crea un contrasto piacevole con il suo incarnato scuro e un lucidalabbra che evidenzia le labbra gonfie.
«Signori... volete ordinare?» si ripete non ricevendo nessuna risposta. Nota di non essere minimamente calcolata, ciò la innervosisce. I due rimangono immobili, non sembra nemmeno che respirino, come fossero in apnea, annegati negli abissi dei loro pensieri.
La cameriera spazientita tossisce e si schiarisce la voce con violenza, notando la sorpresa e il brusco risveglio dei due clienti si ripete nuovamente:«Volete ordinare qualcosa?» finge un sorriso cordiale.
Ellen e Harry ordinano un'abbondante colazione: caffè, the, brioches, pasticcini, biscotti, gelato, due fette della torta di mele della casa. Dopo un ordine così abbondante la cameriera è meno scocciata per l'accaduto e torna serena.

Ellen respira profondamente, risvegliata dai suoi incubi, tornata a galla dalle profondità degli oscuri abissi dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni. Cerca un modo per distrarsi finché non arrivano le loro ordinazioni, picchietta le unghie sul tavolo di legno, muove agitata la gamba su e giù mentre con inesistenza agita la punta del piede dell'altra gamba.
Si sente confusa, un timore crescente si diffonde in lei come se fosse trasportato dal sangue e la stesse infettando completamente.
Si sente debole e senza protezioni, disarmata e senza alleati, ed è in questo momento in cui le debolezze riemergono, quando i segreti non possono più rimanere privati; quando la solitudine non può più essere negata; quando la sofferenza non può più essere evitata. E a volte ci si sente così soli che quelle sofferenze che pensavamo aver soffocato sottoterra riaffiorano come il fiore più bello, che non puoi fare a meno di raccogliere e solo allora, solo in quel momento, ti accorgi che è cosparso di spine.


SONO VIVA!!!!!😂😂😂

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