24. SILENZIO

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Ero stata una sciocca a fidarmi di lui.
Mi aveva mentito come tutti gli altri e purtroppo le mie paure si erano avverate.
Mi sentivo presa in giro, umiliata dalle sue parole ed il suo pugno mi aveva procurato un brutto livido vicino alla spalla.
Tremavo al solo pensiero: i suoi occhi pieni di rabbia, di dolore, ma allo stesso tempo vuoti, spenti.
Non volevo più vederlo così, non volevo più vederlo e basta.

- Clary tutto bene? - mio padre entrò nella mia stanza venendo verso il mio letto.
Ero rimasta nella mia camera per ore dopo essere tornata a casa dall'ospedale.
Non che mi fossi fatta così male ma mio padre aveva insistito non appena aveva scoperto cosa era successo.
Non mi aveva detto nulla al riguardo, niente di niente.
E quando rimaneva in silenzio significava che era deluso, amareggiato.

- Non voglio vederti così - si sedette accanto a me sul letto.

Io spostai lo sguardo verso la finestra.

- Cosa vuoi che faccia? - mi chiese calmo.

- Vuoi davvero la mia opinione? Non credo proprio - risposi dura.

Mio padre sospirò.

- Sospenderò Adrian e nel frattempo ti verrà assegnata una nuova guardia -

Spalancai leggermente gli occhi.

È la cosa giusta da fare.

- Si - mormorai.

Dovevo farmene una ragione: per Adrian ero solo la sua fonte di guadagno, la figlia di papà da proteggere, una delle tante.

Perché mi affezionavo così tanto alle persone da star male?
Ero un completo disastro.

- Mentre eri in ospedale Adrian è rimasto nel corridoio tutto il tempo ad aspettarti - aggiunse poi.

Lo aveva fatto davvero?

- Non mi interessa - deglutii.

Mi poggiò una mano sulla spalla:
- Io adesso devo andare, tornerò stasera a casa per cena, per oggi Wren resterà con te -

Cosa?
Mio padre che tornava a casa per cena?
Doveva essere davvero preoccupato allora.

Wren era una delle sue guardie più fidate: lo conoscevo fin da piccola.
Era da sempre stato come un amico di famiglia per me.
Almeno con lui mi sentivo più sicura.

Mio padre prese le sue cose ed uscì.

- Clary sei di sopra? - sentii la sua voce dal piano di sotto.
Era Wren.
- Si tranquillo! - risposi.
- Se hai bisogno fai un fischio! -
Sorrisi.
Era davvero una brava persona.

Passai il resto della giornata in camera al computer con Wren che di tanto in tanto veniva da me per assicurarsi che fosse tutto a posto.
La verità era che non volevo vedere Adrian, le sue cose erano ancora qui e di certo sarebbe venuto a portarle via.
Mi buttai sul letto esausta e subito mi addormentai al suono della pioggia che sbatteva sulla finestra.

ADRIAN'S POV.

Avevo ricevuto la notizia.
Ero sospeso dall'incarico.
La avrei persa per sempre.
Avevo combinato un casino davvero grosso.

- Arrivederci agente Blacke -

Risposi alla donna con un cenno della mano per poi uscire dalla Secure Society: ero passato per firmare delle carte e per incontrare il padre di Clary.
Ero arrabbiato per quello che era successo: le avevo fatto del male, avevo fatto del male alla persona più innocente del mondo, non lo meritava.
Perché ero stato così stupido? Mi ero lasciato sopraffare dalle emozioni.
Nonostante quell'uomo non facesse più parte della mia vita riusciva ancora ad influenzarmi in qualche assurdo modo.
Strinsi i pugni.
Entrai nella mia auto per dirigermi a casa di Clary a recuperare le mie cose.
Speravo che questo giorno non fosse mai arrivato.

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