50. DESTINO

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( questo sarà l'ultimo capitolo ) ❤️

- Sono in ritardo, mio padre mi starà aspettando - mi allontanai da lui lasciandolo leggermente deluso.

Avrei voluto rimanere con lui, dovevo ammettere la verità, ma se non fossi arrivata in tempo mio padre avrebbe mobilitato pompieri, polizia ed FBI per cercarmi.

Dopo quello che era successo era diventato leggermente iperprotettivo.

Presi un piccolo foglietto di carta che avevo nella tasca ed una matita dalla borsa.

Segnai un indirizzo e glielo porsi.

- Stasera. Alle undici. Vediamo cos'hai da dire -
suonava più come una minaccia o un avvertimento.

Lui sorrise.

Quanto mi era mancato.

- Per un attimo ho creduto che non mi volessi più parlare -

- Non farti strane idee - lo ammonì.

Volevo solo sapere cosa aveva da dire.

Era una cosa sbagliata e lo sapevo: ero a New York, nuova vita, nuova me e l'ultima cosa che avrei mai immaginato era di incontrare Adrian a Central Park!

Gli scambiai un piccolo sorriso imbarazzato per poi voltarmi ed andare via.

Sentivo il suo sguardo su di me mentre mi allontanavo.


Arrivai a casa con il fiatone per la pazza corsa che avevo fatto ed una macchina era lì davanti già pronta ad aspettarmi: mio padre.

- Sei in ritardo -

- Zitto - gli feci segno di non dire altro.

Ci mancava solo una delle sue prediche adesso.


Il pranzo passò davvero in fretta tranne per le volte il cui mio padre mi chiedeva se lo stessi ascoltando, perché iniziavo a fissare un punto nel vuoto e a non dare più segni di vita.

Stavo pensando ad Adrian.


Ritornai a casa dove trovai fuori ad aspettarmi Siena:
- Clary! Come va? - mi chiese raggiante.
- Bene tu? -
- Come al solito ahah mia madre chiede se ti andrebbe venire a cena da noi stasera per poi rimanere a dormire! Possiamo fare un pigiama party -

L'idea era carina.

- Stasera non posso! Possiamo fare un altra volta? -
Feci gli occhi dolci.

Se Adrian fosse passato alle undici sarei arrivata da lei troppo tardi.

- Non preoccuparti! - mi sorrise allontanandosi.

Entrai in casa e fui accolta da Carol:

- Come è andata? - mi chiese amorevole aiutandomi a togliere la giacca.

Io sobbalzai.

- C- cosa? - feci agitata.

- Il pranzo - rise.

Ah giusto! Che stupida.

- Come al solito - feci spallucce.

Salii nella mia camera.

Dovevo inventarmi qualcosa: cosa avrei detto a quella donna? "Ehi alle undici arriva una persona che sarebbe la mia ex guardia del corpo ed ex fidanzato?"

Sarei sprofondata dalla vergogna.

Ci avrei pensato più tardi.

Avevo tutto il pomeriggio libero.

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