43. QUALCOSA IN CAMBIO

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ADRIAN'S POV.

Misi in moto la macchina dirigendomi verso il laboratorio: il cielo era scuro ed i pochi lampioni sparsi qua e là ai bordi della strada illuminavano l'asfalto bagnato.
Mancava poco a mezzanotte.
Avevo solo una pistola con me, nient'altro.
Non sapevo bene se mi sarebbe bastata, ma una cosa era certa, forse non avrei mai più rivisto Clary.
Strinsi la presa sul volante.
Se così fosse stato allora non ero nemmeno riuscita a salutarla.
Parcheggiai sul retro per non dare troppo nell'occhio per poi tirarmi su il cappuccio della felpa e scendere dalla macchina: un gruppo di quattro uomini mi stava aspettando.
- Heilà Blacke come te la passi? -
Riconobbi l'accento: era Scott, non lo vedevo da anni ormai, eravamo cresciuti praticamente insieme come fratelli ed avevamo lavorato per così tanto tempo al servizio di quel verme.
- Meglio di tutti voi messi assieme - sbottai.
Loro si accigliarono forse offesi.
- Niente armi - mi ammonì un altro di loro, forse un novellino.
Avevano capito.
Non erano poi così stupidi.
Estrassi la pistola sbattendola a terra.
Dopodiché mi scortarono all'interno fino ad un magazzino, li se ne stava seduto ad una vecchia scrivania arrugginita il capo.
La persona più squallida del mondo, un rifiuto umano non degno di vivere, colui che mi aveva portato via la persona a me più cara: Dahlia.
Dovevo solo mantenere la calma e non mandare tutto all'aria.
- Che piacere rivederti - mi sorrise l'uomo.
Era ripugnante, riuscivo a sentire il suo fetore.
- Hai fatto la cosa migliore - si complimentò con me soddisfatto.
- Risparmiami le tue prediche e vai dritto al punto - lo ammonii.
- Come vuoi. Lascerò la bambina in pace, ma voglio qualcosa in cambio - sghignazzò.
- Si ho ricevuto il messaggio, è me che vuoi - dissi ovvio.
Non c'era bisogno di farla lunga.
- Voglio che tu ritorni ad essermi fedele, come una volta - alzò il capo verso di me.
- Scordatelo! Preferisco farla finita subito - avanzai furioso.
Se doveva uccidermi bastava farlo, non avevo intenzione di mettermi al suo servizio un altra volta: quelli erano stati gli anni più brutti della mia vita.
Gli uomini alle sue spalle mi fermarono prendendomi per le braccia.
Lui scoppiò a ridere.
- Adrian, Adrian ti ho trattato come fossi mio figlio, voglio che ritorni come un tempo, che ne è stato dello spregiudicato ragazzo di qualche anno fa? E come ti sei ridotto adesso? Aiuti gli altri? Ma fammi il piacere! C'è mai stato qualcuno per te quando ne avevi davvero bisogno? - sputò.
Riusciva sempre a toccare i miei punti deboli.
- Me la sono sempre cavato sa solo - affermai convinto.
- Infatti. Rivoglio quell'Adrian, il delinquente senza scrupoli di una volta, quel ragazzo disposto ad uccidere per il suo boss -
- Mai - strinsi i denti.
Se pensava di costringermi così si sbagliava di grosso.
Lo vidi incupirsi, non gli era mai piaciuto quando disubbidivo ai suoi ordini.
Si avvicinò a me:
- Ti ho già portato via qualcuno e sai che posso fare la stessa cosa con la ragazza. Come si chiama? Clary, dico bene? Se le mie fonti mi hanno informato correttamente - mi stuzzicò.
- Non ti azzardare - urlai perdendo il controllo.
Mi liberai dalla presa dei due uomini sbattendoli a terra con violenza, per poi   scagliarmi sulla persona che odiavo di più al mondo, facendolo cadere di spalle.
Lui scoppió a ridere di nuovo.
- Che diavolo hai da ridere verme? - ero furioso come non mai.
- Rido perché finalmente è tornato il vecchio Adrian - mi guardò soddisfatto.
- Tu non sai niente! - lo presi per il collo facendolo sbattere ripetutamente contro il pavimento.
Subito arrivarono degli uomini e prendendomi per spalle mi trascinarono lontano.
Lo vidi alzarsi goffamente ripulendosi l'abito.
- Da adesso in poi mi appartieni, farai parte della mia squadra e abbandonerai il tuo lavoro. Non ti azzardare a tornare alla tua vecchia vita e nemmeno da quella ragazza, dimenticala - mi urlò contro rosso per la rabbia.

CLARY'S POV.
- Clary! - mio padre mi stava chiamando e stava anche urlando più del solito.
Guardai la sveglia sul comodino: erano le quattro di notte.
Ma che diavolo aveva da sbraitare quell'uomo!
Non feci in tempo ad alzarmi dal letto che arrivò spalancando la porta della stanza.
- Ma sei pazzo? - gli urlai.
- Dov'è andato Adrian? - mi chiese in panico.
Mi voltai per guardare l'altro lato del letto: era vuoto.
- Come sarebbe a dire dove è andato? Non ha dormito qui? - mi alzai sconvolta.
- No. Abbiamo bevuto qualche bicchierino di troppo ieri sera e poi mi ha riportato in camera perché ero mezzo ubriaco ma non ricordo altro - si grattò la testa.
Ubriaco?
Che diavolo avevano fatto?
Una mini festa?
- Papà! - lo ripresi.
- Non c'è la sua macchina fuori - mi rivelò.
Ero agitata: non se ne andava mai senza lasciare notizie e se fosse andato al laboratorio?
- La bambina? - chiesi.
- Sta dormendo - mi rassicurò.
- Resta qui, io vado al laboratorio - affermai decisa.
Non sapevo nemmeno se era andato lì ma qualcosa mi spingeva ad andare a controllare.
- Cosa? No, te lo proibisco - mi si parò davanti.
Stavo perdendo la pazienza.
- Levati dai piedi perché giuro che ti passo sopra - lo minacciai.
Detto questo gli passai di lato mentre lui era ancora imbambolato per le mie parole.
Dovevo cercare Adrian al più presto.
C'era qualcosa di strano, che non tornava.
Adrian non mi aveva detto tutta la verità.

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Puntualeeee! Ecco il nuovo capitolo! ❤️
Ci stiamo avvicinando alla fine della storia purtroppo :(  Cosa succederà ad Adrian secondo voi? Commentate e mettete taaaante stelline⭐️ ci vediamo al prossimo capitoloooo😊 ciauuuuu😘

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