7. PANICO

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Camminai fino alla stazione dei pullman cercando di nascondermi nel cappuccio della felpa.
Qualcuno avrebbe potuto riconoscermi: non che fossi famosa o roba del genere ma essere figlia del capo di un importante compagnia poteva rivelarsi un problema a volte.
Un po' mi dispiaceva per Daniel perché sarebbe andato nei casini per non avermi tenuto d'occhio ma dall'altra parte avrebbe potuto essere più gentile e cercare di capirmi.
Ma cosa stavo dicendo?
Ero io quella sclerotica.
Uffa.
Troppi pensieri.
Mi sedetti sulla panchina al freddo ad aspettare il mio pullman che avrebbe dovuto arrivare a momenti.
Intanto si era già fatto buio: non che fosse tardi, le nuvole minacciose in cielo preannunciavano un bel temporale.
Presi i miei fidati auricolari e mi misi ad ascoltare un po di musica.
- È occupato? - mi chiese un signore sulla quarantina alludendo alla panchina sulla quale ero seduta.
- No certo che no - dissi accennando un sorriso.
Aveva un cappello nero in testa ed un lungo cappotto dello stesso colore.
Speravo non fosse qualcuno che lavorasse per la compagnia di mio padre.
-  È pericoloso uscire di casa da soli ed andare in certi posti sai? - disse fissandomi gelido e mordendosi il labbro.
Per un attimo un brivido mi attraversó la schiena.
- Scusi? - feci io mantenendo la calma.
Poi arrivò il mio pullman e senza voltarmi salii più in fretta che potevo.
Una volta salita guardai fuori dal finestrino per vedere se se ne fosse andato, invece era ancora lì seduto e non mi toglieva gli occhi di dosso.
Non andava per niente bene.
Chi diavolo era?

DANIEL'S POV.
Durante i corsi di addestramento mi avevano insegnato a cavarmela in qualsiasi tipo situazione non di certo in un litigio con una ragazza: non capivo davvero cosa si tenesse dentro di così grande.
Sembrava così forte ma allo stesso tempo così fragile, volevo aiutarla ma lei non me lo permetteva.
Mi buttai sul divano chiudendo gli occhi.
Da domani le cose sarebbero cambiate.
Decisi di andare a bussare alla porta della sua camera:
- Clary? -
Nessuna risposta.
- Ho bisogno di parlarti ti prego - cercai di convincerla.
Niente.
- Come vuoi. Se sei vicino alla porta spostati perché sto per buttarla giù! - la avvertii un ultima volta.
Dopodiché con un calcio la sfondai.
Per un attimo mi venne un colpo.
Era vuota.
Come diavolo era potuto accadere?
Subito vidi la finestra aperta.
- Merda merda merda - imprecai.
- Clary!! - iniziai ad urlare cercandola per tutta la casa.
Presi subito il cellulare ed avvisai il padre, dopodiché mandai tre squadre in borghese a cercarla.
Provai anche a chiamarla sul cellulare ma non rispondeva, così uscii di casa e iniziai a cercarla per le strade chiedendo ai passanti.
Se l'avessero trovata le avrebbero sicuramente fatto del male.
Dovevo trovarla.

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