36. DAHLIA

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La mattina seguente mi svegliai di buon umore: era una cosa che non mi capitava da tempo. Mi stiracchiai andando in bagno a farmi una doccia veloce per poi scendere di sotto dove Adrian e mio padre erano già seduti a fare colazione.
- Buongiorno - salutai sorridente.
Mio padre corrugò la fronte:
- Come mai così felice di prima mattina? - mi chiese sorseggiando il suo caffè.
- Sinceramente non lo so nemmeno io - risi.
- Vuoi che ti prepari qualcosa? - Adrian si rivolse a me.
- No tranquillo ci penso io - mi alzai andando a preparare un tazza di latte caldo con dei biscotti.
- Io devo andare adesso, ho un importante incontro, ci vediamo più tardi ragazzi - mio padre si alzò dalla sedia prendendo la sua valigetta per poi uscire dalla porta.

- Ti va se usciamo stamattina? Devo farti vedere una cosa.. - mi disse Adrian con lo sguardo fisso nel vuoto.
Era strano, sembrava triste.
- Si certo va bene - annuii convinta.

Mangiai tutto quello che avevo preparato e poi corsi di sopra a prepararmi lasciando Adrian sul divano a vedere la TV.
- Clary? - mi chiamò.
- Si? -
- Non metterti vestiti troppo colorati...cioè non dobbiamo andare chissà dove...bastano dei jeans ed una maglietta...nera ecco - affermò poco convinto.
Perché me lo stava dicendo?
Cosa gli prendeva?
- Adrian dove dobbiamo andare? - chiesi preoccupata.
Lui non rispose.
Sospirai rassegnata.
Chi riusciva a capirlo era un vero e proprio genio.
Optai per dei jeans stretti neri ed un maglione grigio chiaro: ecco così sarebbe stato perfetto, nessun colore, anche se ancora non avevo capito dove volesse portarmi.

- È un po' lontano da qui - disse mettendo gli occhiali da sole ed accendendo la macchina.
- Okay...- feci io poco convinta.
Non volevo fargli altre domande.
Sembrava a disagio.
Mi allacciai la cintura e partimmo.
Il viaggio durò un oretta ma mi sembrò un eternità: Adrian non aveva detto parola e la cosa iniziava a preoccuparmi.
- Siamo arrivati - accostò la macchina e scendemmo.

Un cimitero.

Ecco il motivo del suo silenzio. Ma cosa ci facevamo qui? E poi era fuori città, nessuna delle persone che conoscevo era stata sepolta qui. Si avvicinò prendendomi per mano dolcemente e rivolgendomi un debole sorriso.
Non mi piacevano i cimiteri, troppe vite erano state strappate e sepolte qui. Troppo dolore.
Camminammo tra le lapidi del cimitero in silenzio fino a quando arrivammo davanti ad una tomba bianca.
Sopra c'era un iscrizione: Dahlia Blacke.
Mi portai una mano alla bocca sconvolta. Blacke era il suo stesso cognome.
Guardai la foto più attentamente e notai quanto la ragazza raffigurata assomigliasse ad Adrian.
- È mia sorella - disse piano prima che io potessi collegare le cose.
Sua sorella era morta? Non riuscivo a crederci.
Non avrei mai pensato una cosa del genere.
Lui si inginocchiò ai piedi della tomba toccandola.
- Me l'hanno portata via due anni fa -
Lo vidi stringere i pugni.
- Aveva solo dodici anni -
Portai una mano sulla sua schiena  accarezzandolo piano per tranquillizzarlo.
- Chi è stato? - chiesi piano.
Non volevo essere troppo scortese o ficcanaso.
- Il capo, la stessa operosa per cui lavora Bruce -
Cosa?
Ora sì che tutto tornava!
Questo significava che le cose erano collegate!
- Mi dispiace...io non sapevo...non devi sentirti obbligato a raccontarmi tutto se non te la senti- cercai di rassicurarlo.
L'ultima cosa che avrei voluto fare era ferirlo, contava troppo per me e sapere che mi stava confidando una cosa del genere mi faceva capire quanto si fidasse di me.
- Hai tutto il diritto di sapere. Prima di diventare guardia del corpo lavoravo per un associazione criminale, lo facevo perché avevo bisogno di soldi. Nostra madre era morta dando alla luce mia sorella e nostro padre non è mai stato presente. Dovevo occuparmi di lei. Poi un giorno il capo mi affidò un compito: dovevo cercare quattro bambini e portarli al laboratorio, questo significava portarli dritti alla morte. Progetto Monarch ricordi?
Così mi rifiutai e decisi di lasciare il giro, ma le conseguenze furono troppo dure -
Ero rimasta ad ascoltare tutto il tempo.
Non avevo la minima idea di quello che era successo, dell'inferno che aveva dovuto passare.
Poi lo vidi iniziare a ridere: era una risata amara, spenta.
- Così la mattina dopo decisi di portare Dahlia al parco giochi: sarei stato un bravo fratello, mi sarei occupato di lei adesso che ero finalmente uscito dal giro. Prima però tornai dal capo per restituirgli la sua fottuta auto, non volevo nulla che gli appartenesse. Quando ritornai a casa lei non c'era più. La avevano presa -
Sentivo le lacrime agli occhi.
Come avevano potuto fare una cosa così crudele?
- Non sono stato abbastanza bravo. Non sono stato in grado di salvarla, lei era l'unica cosa che contava per me -
Non sapevo cosa dire, ma ora più che mai sapevo che lui aveva bisogno di me. Così mi sedetti vicino a lui e lo abbracciai.
Volevo fargli sapere che poteva contare su di me, che poteva fidarsi.
- Quando mi hai chiamato dal laboratorio ho subito capito la situazione, non potevo permettere che ti facessero del male, avevo già perso mia sorella, non potevano portarti via da me, non lo avrei permesso -

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Ecco un nuovo capitolo, forse un po' più triste del solito ma almeno adesso è svelato il mistero di Adrian❤️ spero con tutto il cuore che vi piaccia:)⭐️ se riesco entro stasera pubblico un nuovo capitolo, altrimenti domani❤️❤️ un bacio😘 Ciauuu

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