49. DI NUOVO

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( la canzone si chiama faded - Alan Walker )

ADRIAN'S POV.
- Forza andiamo - mi indicò il capo salendo in macchina.
Saremmo partiti solamente in quattro: io, lui ed altri due uomini.
Lo scambio sarebbe avvenuto tra due giorni ma era necessario partire prima nel caso ci fossero state complicazioni con i finti passaporti.
- Con chi abbiamo a che fare? - chiesi curioso.
- Un pezzo grosso di New York, è lui che comanda il giro li - buttò il fumo fuori dalla bocca.
- E perché hai scelto me? Potevi benissimo prendere qualcun 'altro - alzai un sopracciglio.
Lui rise.
- Adrian ti conosco molto più di quanto tu creda. Mi fido di te e poi sei sempre stato il più in gamba -
Come diavolo faceva a fidarsi di me dopo quello che gli avevo fatto?

Arrivammo all'aeroporto e ci imbarcammo senza nessun problema.
Saremmo presto arrivati nella grande mela.

Ancora non riuscivo a credere al cartello nel loro giardino.
Se ne erano andati.
Ma dove?
Le mie fonti non sapevano nulla.
Partire per New York  significava rischiare di perdere ancora di più le speranze di vederla.
Significava essere dall'altra parte del mondo, così lontano.
Volevo poter rivedere il suo sorriso per un ultima volta, baciare le sue labbra e stringerla a me, ma non era più possibile.
Non riuscivo ad esprimere a parole quanto fosse importante per me, avevo fatto la più grande cazzata della mia vita.

All'aeroporto, una volta arrivati, venimmo accolti da alcuni uomini che ci accompagnarono fino all'hotel dove avremmo alloggiato.
Avrei utilizzato questi due giorni per fare un giro della città, schiarirmi le idee.
- Adrian stasera abbiamo un incontro ad un pub qui vicino cerca di essere puntuale -
- Ci proverò - lo salutai prima di uscire dalla stanza dell'hotel.
Di che incontro parlava?
Lo scambio era tra due giorni.
Sbuffai allontanandomi per le strade con il cappuccio della felpa alzato e le mani nelle tasche.
Ero a New York.
Cosa avrei potuto fare?
Beh, forse andare a fare un giro a Central Park: avevo visto quel posto così tante volte nei film.
Non era molto lontano dall'hotel così decisi di spostarmi a piedi.
Una volta arrivato non potei fare a meno di notare l'immensità di quel posto: c'era davvero un sacco di gente.
Chi correva, chi faceva sport, alcuni intenti a leggere un libro ed altri semplicemente seduti sulle panchine.
Sembrava una sorta di paradiso della tranquillità.
In più il sole splendeva alto nel cielo senza nessuna nuvola.
Iniziai a fare un giro guardandomi intorno: sarebbe stato bello vivere qui.
Fui incuriosito da alcuni schiamazzi provenire dal prato: alcuni bambini stavano giocando rincorrendosi con una palla.
Sorrisi a quella scena.
Tra un tiro e l'altro la palla finì proprio ai piedi di una ragazza che se ne stava seduta lì vicino intenta a leggere un libro.
Lei si voltò e porse la palla al bambino sorridente.
Sgranai gli occhi.

CLARY'S POV.
Quella mattina avevo deciso di svegliarmi presto per andare a fare un giro in città, memorizzare qualche posto e visitare Central Park.
Ero rimasta affascinata da una piccola libreria proprio all'angolo della strada ed avevo deciso di entrare per dare un occhiata.
L'anziana signora era stata davvero gentile.
Alla fine ne ero uscita con due libri: avevo perso la passione per la lettura con l'età e forse avrei potuto ricominciare.
Non avevo ancora voglia di ritornare a casa così deviai per Central Park.
Trovai un posticino tranquillo sotto ad un albero e mi misi seduta a gambe incrociate a leggere il mio nuovo acquisto.
Era rilassante stare qui.
Erano passate ormai due ore, ed io ancora non volevo andarmene.
Stavo per voltare la pagina del capitolo quindici quando una palla rotolò fino ai miei piedi.
Un bambino venne verso di me imbarazzato.
- Quella è la mia palla - fece indicandola e arrossendo.
Era adorabile.
- È molto bella! - esclamai guadagnandomi un suo sorriso - ecco prendi - gliela porsi.
Lui corse via tornando a giocare.
- Grazie -
Guardai l'ora sul cellulare: era quasi ora di pranzo e sarei dovuta andare fuori con mio padre.
Uffa.
Raccolsi in fretta le mie cose alzandomi e senza che me ne accorgessi andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
- Ahia - feci massaggiandomi la fronte.
Quando alzai lo sguardo lasciai cadere per terra tutto quello che avevo alle mani portandomi una mano alla bocca.
Adrian.
Rimasi fissa imbambolata per qualche minuto.
Adesso avevo anche le allucinazioni?
Feci qualche passo indietro confusa.
Non sapevo cosa fare, come reagire.
Non poteva essere qui!
- Clary? - chiese lui squadrandomi dalla testa ai piedi.
- Tu - lo indicai accigliandomi.
Passò qualche minuto di silenzio, poi fu lui a parlare.
- Che ci fai tu qui? - mi chiese.
- Io? Cosa ci fai casomai tu qui? - ignorai la sua domanda.
Io ci vivevo ormai.
Era lui quello fuori posto.
Lui rise.
Quanto mi era mancata quella risata.
No, non dovevo abbassare la guardia, dopotutto si era comportato da stronzo.
- Sono qui per lavoro - rispose indifferente.
Lavoro? Ah ecco. Ora era tutto più chiaro.
- Beh si dà il caso che io ci abito - lui spalancò gli occhi sorpreso.
- Sei diversa - disse guardandomi i capelli ed i vestiti.
Già, ero diversa.
- Si beh ora devo andare - raccolsi le mie cose e gli passai davanti senza dargli il tempo di rispondere.
Lui mi afferrò per un braccio.
- Non farlo mai più - lo ammonì staccandomi dalla sua presa ed iniziando a camminare a passo spedito.
In poco tempo sentì i suoi passi dietro di me:
- Puoi aspettare un attimo? - mi chiese raggiungendomi.
- No -
Dovevo solo arrivare a casa e sarei stata salva.
Ma possibile che proprio qui ci dovevamo incontrare?
- Clary aspetta - questa volta mi prese più forte per il braccio facendomi voltare verso di lui a pochi centimetri dal suo viso.
Il mio battito era aumentato.
- Dobbiamo parlare - mi fissò dritta negli occhi.
Io distolsi lo sguardo per non cascarci di nuovo.
- Devi sapere come stanno le cose ed ho bisogno di parlarti adesso. Se non vorrai più avere a che fare con me lo capirò ma almeno dammi la possibilità di spiegare. Se devi odiarmi per qualcosa fallo: ma deve essere per la ragione giusta. Hai perfettamente ragione, ti ho trattato male e ti ho allontanato. Sono stato uno stronzo. Forse non sono la persona giusta per te. Fai bene ad odiarmi per questo, ma non devi azzardarti a pensare nemmeno per scherzo che non ti abbia mai amata -
A quelle parole mi bloccai.

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Ehilà:) buon sabato! ❤️
Ecco il nuovo capitolo dopo taaaaanta fatica....mi spiace davvero tanto ma ho avuto troppo da fare in questo periodo :(
Spero mi perdoniate....
Davvero mi dispiace farvi aspettare così tanto per ogni capitolo ma non riesco a fare altrimenti, anche perché per scrivere solo una parte ci metto un sacco di tempo, sia perché la rileggo tipo cinquanta volte e poi perché cerco di non fare gli errori...
Spero vi piaccia come al solito (scusate) ❤️❤️

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