26. CERCANDO UNA SOLUZIONE

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ADRIAN'S POV.

Sfrecciai sull'asfalto facendo stridere le ruote contro il terreno.
Mi diressi verso la base.
Dove altro sarei potuto andare?
Stavolta era davvero finita.
Nella mia testa continuavo a ripetermi che dovevo fare qualcosa.
Ma cosa?
Non potevo più tornare.
Se lo avessi fatto sicuramene sarebbe stata Clary a pagarne le conseguenze.
Ero arrabbiato e sapevo che non avrei concluso nulla così.
Sbattei i pugni sul voltante schiacciando involontariamente il clacson.
- Merda -
In men che non si dica arrivai e parcheggiai l'auto, poi presi le borse e puntai dritto alla reception ignorando tutti.
Sbattei la valigia sul bancone.
- Faccia portare queste cose nella mia camera - dissi alla signora.
- Ma come si permette? Oh...agente Blacke non la avevo vista...mi perdoni signore la prego...sarà fatto - la donna sbiancò letteralmente appena mi vide.

Mi incamminai verso l'ala ovest dell'edificio.
Li avrei trovato il direttore.
Volevo assolutamente delle spiegazioni.
Bussai ad una porta.
- Avanti - sentii una voce dall'altro lato.
- Agente Blacke che piacere rivederla - un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta mi stava sorridendo.
Era Gordon Hill il fondatore della Secure Society.
- Non sono sicuro di poter dire la stessa cosa di lei - sforzai un finto sorriso.
- Come scusi? - corrugò la fronte confuso.
- Voglio sapere perché a Kian è stato assegnato l'incarico - sbattei i pugni sulla scrivania.
- Si calmi e abbassi il tono - disse indicandomi la sedia dietro di me.
Non me lo feci ripetere due volte, forse mi avrebbe detto davvero la verità.
- L'agente Kian Dust è stato scelto accuratamente in quanto il più adatto alla situazione -
- La ragazza non è al sicuro con lui - digrignai i denti.
Lui rise.
- Non dire sciocchezze Adrian -
Non stavo affatto scherzando.
- Ora devo andare, ho un importante riunione, spero che questo periodo di pausa ti serva per riflettere su quello che hai fatto -
Poi se ne andò accompagnando da due uomini.
Perfetto. La notizia si era sparsa.

Non riuscivo a stare un attimo fermo, continuavo a pensare a Kian ed a quello che avrebbe potuto fare a Clary.
Dovevo trovare il modo di parlarle, di avvisarla.
Salii fino al mio appartamento cercando Pamela: quando avevo bisogno di lei non c'era mai per il resto era sempre in mezzo ai piedi.
Finalmente la vidi.
- Ho bisogno che faccia una cosa per me -
- Buonasera anche a te Adrian eh -
Acida come al solito.
- Non scherzare - la ammonì.

( fine )

CLARY'S POV.

Una pugnalata allo stomaco.
Ecco cosa avevo provato.
Se ne era andato.
Poco dopo era entrato dalla porta lo stesso ragazzo che avevamo incontrato oggi.
Kian doveva chiamarsi.
- Clary vai in camera tua subito - il tono di mio padre non era cambiato.
Gli occhi iniziarono a diventare lucidi.
Andai nella mia stanza chiudendomi a chiave, poi mi buttai sul letto coprendomi il viso con un cuscino per nascondere i singhiozzi.
Ma perché tutto andava storto?
Cosa era successo?
Poi sentì bussare alla porta.

- Clary ti prego - era mio padre.
- Vattene via! Ti odio! - urlai.
- Fammi spiegare -
Non risposi.
Non volevo sentire un altra delle sue bugie o mezze verità.
Volevo solo dormire e dimenticare tutto.
Poco dopo iniziai a sentire gli occhi gonfi dal pianto diventare pensanti per poi chiuderli e subito addormentarmi.

Mi svegliai sentendo delle voci ed uno strano rumore. Ero in una macchina, mio padre seduto accanto a me insieme a Kian.
- Come ti senti? - mi chiese il ragazzo sorridendomi.
- Dove sono? Dove stiamo andando? - non riuscivo a capire.
Mi alzai di scatto.
- Al laboratorio - rispose mio padre.
- Perché? -
- Lo vedrai - rispose fissando un punto nel vuoto.
Non mi aveva nemmeno guardato in faccia, probabilmente per la scenata di ieri sera.
Mio padre odiava fare brutte figure, bisognava essere sempre perfetti ed impeccabili, nascondere i problemi piuttosto che farsi aiutare dagli altri.
Probabilmente se avesse potuto in questo momento mi avrebbe gettato in un fosso, odiava quando gli tenevo testa.

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