Capitolo 24: stitches

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Quello che più mi preoccupa è stata l'insistenza con cui si è staccato, con cui mi ha spinta via da lui: spero di aver frainteso qualcosa.
Devin si gira di schiena e rilassa le spalle, mettendo una mano in tasca, nascondendomi la sua espressione per pochi secondi.
Quando ruota di nuovo su se stesso, incrocio il suo sguardo, ma vedo solo un'enorme e improvvisa freddezza.
Mi muovo confusa lateralmente al muro, cercando disperatamente il calore e la vulnerabilità di prima nei suoi occhi.
Niente.
"Vattene." Dice deciso, e con tono autoritario.
Lo guardo spalancando gli occhi e apro e richiudo la bocca, senza parole per lo shock.
Un secondo fa mi baciava come se non desiderasse altro... Ora mi guarda come se
l'unico suo desiderio sia che io sparisca.
"Forza, cerca di non metterci due ore." Mi rimprovera e incrocia le braccia, scrutandomi con aria guardinga.
"Cosa...? Io..." Balbetto, cercando la forza nelle parole "Sono confusa." Ammetto alla fine: è l'unica cosa che riesco a dire.
Intravedo per mezzo secondo un'ombra di indecisione, malinconia, passare negli occhi del ragazzo. Sparisce talmente velocemente, rimpiazzata dall'impassibilità, che credo di essermela immaginata.
"Non capisco: sei tu che mi hai portata qui." Dico, un po' più decisa, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. "E poi perchè dovrei andarmene?"
"Grace non... Non sopporto la tua presenza in questo momento." Si passa una mano tra i capelli e i suoi occhi evitano i miei "Vai via, ti prego." Sussurra e lo guardo completamente scossa.
C'è qualcosa che ancora mi trattiene.
"Vattene, o me ne andrò io... " dice scocciato "E non te lo consiglio perchè--"
Lo interrompo con una spallata volontaria, indirizzata al fine allontanarmi da lui.
Cammino fuori dalla stanza mentre gli occhi mi pizzicano; la luce improvvisa e così differente dal semi buio a cui mi ero appena abituata non aiuta affatto.
Cammino ciecamente per un paio di corridoi, e senza neanche accorgermene, giungo allo scheletro centrale dell'Hous, dove sono stata molteplici volte.
Il battito del mio cuore inizia a tornare normale, mentre la confusione, la rabbia, l'umiliazione e la delusione crescono dentro di me.
Entro nel primo ascensore libero che trovo e - questa volta sicura - schiaccio l'indice sulla lastra di metallo, affermando il numero del piano della mia stanza.
"Scannerizzazione non riconosciuta, spiacente." Afferma una voce registrata
Che cosa?
Non ho mai preso un ascensore da sola, ma se so il piano non capisco perchè mi impedisca di salire.
Provo di nuovo, ma la risposta è la stessa.
E ora cosa faccio?
Punto inutilmente il dito più e più volte, anche se non so a cosa possa servire, poi mi convinco ad uscire a cercare qualcuno che mi possa accompagnare.
Appena metto piede fuori dalla scatola di vetro, il viso di Gabriel fa capolino da un angolo, l'espressione corrucciata e il passo veloce.
Appena mi vede accenna ad un saluto e si avvicina.
"Stavo provando a prendere l'ascensore ma--" provo a dire, ma mi interrompe.
"Rispondono solo alle impronte digitali dei Guardian Angels registrati." Mi spiega ed entriamo insieme.
Devin non me lo aveva mai detto.
"Se qualcuno di nuovo si aggiunge, viene registrato all'entrata e il gioco è fatto." Conclude "Niente di complicato." Alza le spalle.
"La tua stanza?" Domanda gentilmente e annuisco.
"Dov'è Devin?" Chiede poi, mentre l'ascensore parte. "Eravate insieme prima." Lo dice alzando gli occhi verso l'alto.
Ovviamente.
"Ehm lui..." Respiro "Non lo so. L'ho lasciato da qualche parte... Giù..."
"Avete litigato?" Domanda sfacciatamente e roteo gli occhi.
"Beh sì, direi di sì." Ammetto: mentire non mi servirebbe a niente. "Ma come fai--?"
"Si vede dall'espressione..." Mi interrompe spiegandomi con un leggero sorriso "Tutte quelle che litigano con lui hanno questa specie di espressione confusa e arrabbiata."
"Tutte quelle?" Domando, marcando bene le parole, mentre l'ascensore continua a salire.
"Sì, beh..." Mi spiega "Devin litiga spesso con tante persone... Soprattutto ragazze..." Alza le spalle "È un ragazzo attraente, perciò non ha difficoltà a trovarne di nuove. Gli piace illuderle, cercare in loro una scintilla, ma poi lasciarle andare, senza essere riuscito ad accendere il suo fuoco."
Aggrotto le sopracciglia.
"Non lo fa con cattiveria..." Continua Gabriel "È solo che non crede al vero amore."
Deve conoscerlo molto bene.
Il discorso ha preso una piega inaspettata.
Me ne sto zitta e pensierosa per il resto della salita, rimuginando amaramente sul bacio e sulle parole di Gabriel.
Se Devin pensa che io sia una delle sue tante scintille destinate a spegnersi, si sbaglia di grosso: la mia fiammella non proverà neanche a nascere.
O meglio, a rinascere.

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