Sorrido al viso di Ethan, appena comparso sullo schermo del computer.
"Bel pigiama." È la prima cosa che dice, ridacchiando alla vista dei disegni di pecorelle azzurre sulla mia maglietta. Alzo gli occhi al cielo, ignorandolo e sistemandomi a gambe incrociate sul letto.
"Finalmente hai risposto!" Esclamo "È la terza volta che provo a chiamarti."
"Scusa, stavo studiando." Afferma convinto, con uno strano sorrisetto. "Sai, gli esami, letteratura, chimica..."
Passano un paio di secondi di silenzio, poi scoppiamo entrambi a ridere. Mi si stringe il cuore alla vista del modo in cui i suoi occhi si assottigliano e un'espressione buffa che amo gli si dipinge sul volto quando ride.
"Andiamo Ethan..." Alzo gli occhi cielo "Quale videogioco ti ha rubato il cuore questa volta?"
La mia mente non riesce a collegare Ethan con dei libri ed una scrivania, a meno che non siano libri sulle auto. Ha una perspicacia e un'intelligenza che a scuola lo aiutano, ma ha rischiato spesso di non essere promosso nelle materie più difficili a causa del poco impegno nello studio.
"League of Legends!" Mi confida, grattandosi distrattamente il collo. "Dopo questa scoperta sono cambiato, esco raramente. Non vado a scuola, mando mio padre a fare la spesa. Non faccio la doccia da giorni e..." abbassa il tono di voce, avvicinandosi alla telecamera "non mi stacco neanche per andare in bagno. Infatti ho una specie di sacchetto che--"
"Smettila!" Rido, bloccando i suoi discorsi decisamente inventati. "Smettila e raccontami invece qualcosa di Manchester."
Lui annuisce, appoggiandosi allo schienale del divano marrone su cui è seduto, e inizia a raccontarmi dei nuovi amici che ha trovato, di un corso particolarmente divertente di biologia e del fatto che sta cercando un altro lavoro da fare nel tempo libero.
Lo ascolto tutto il tempo, ridacchiando alle sue solite battute e facendogli nuove domande. Rimango particolarmente stupita quando mi accenna ad una ragazza, Marlene, che, da come intuisco da quel poco che scopro, gli ha rubato il cuore. Vorrei insistere e sapere tutto su di lei, ma voglio lasciargli il tempo di raccontarmelo per sua scelta, perciò lo lascio andare avanti, regalandogli solo un sorrisetto indagatore.
Poi arriva il mio turno di parlargli della Francia e per tutto il tempo lui non fa altro che interrompermi ogni due secondi simulando un accento alla francese.
"Quel giorno abbiamo visitato Notre Dame..."
"Uh, madame, la chiesà più famosà di Parrì. Pardon il mio frransuà..."
Gli racconto anche del pomeriggio appena passato con i ragazzi, senza fare a meno di notare la sua espressione malinconica.
Non ridevo tanto da troppi giorni e solo al momento di salutarlo mi accorgo che sono passate da tempo le undici di sera. Mi ero promessa di andare a dormire presto, ma il tempo con Ethan è decisamente volato.Domani è la Vigilia di Natale, e passerò gran parte della giornata al maneggio di Giusy per aiutare a coordinare lo spettacolo che hanno organizzato.
Non so ancora con chi trascorrerò la giornata di Natale, se ci sarà un grande pranzo Natalizio o delle semplici lasagne per me e mio padre. Non voglio pensare a niente che comprenda il futuro, ora come ora. Mi sono fatta talmente tanti problemi su ciò che accadrà o su ciò che dovrebbe accadere, come dovrebbero funzionare le cose e perché, che mi sono imposta di non pensare ad altro che al presente.
Qui e ora.Prima di infilarmi sotto le coperte lascio un messaggio a mia madre, che non risponde alle mie chiamate da tutto il giorno.
Mi manca. Mi manca davvero tanto.
Eppure mi sono accorta che non è più lei la persona a cui penso prima di chiudere gli occhi e addormentarmi alla sera.
Al posto del suo viso amorevole e sorridente, ce n'è un altro: più freddo, affascinante, intrigante. E riconoscerlo mi terrorizza.-
"Fermi così! Uno, due, tre, cheese!" Urlo, scattando almeno una decina di foto al gruppo davanti a me. I bambini travestiti da elfi sfoderano il loro adorabile sorriso, a fianco dei loro pony camuffati in renne.
Giusy batte le mani, dà qualche direttiva ai ragazzini e li incita a riscaldarsi, per poi venire a guardare come sono venute le foto sulla macchinetta.
"Meravigliosi!" Esclama sorridendo "Questa la appendiamo sulla bacheca."
Le restituisco la telecamera, rabbrividendo per il freddo e chiudendo la cerniera della giacca fino al mento.
"C'è altro che posso fare ora?" Le chiedo gentilmente.
"Lo spettacolo inizierà tra più di mezz'ora. Io e Bryan ci occuperemo delle ultime cose ma è quasi tutto pronto." Mi spiega, sfregando le mani l'una contro l'altra per scaldarsi. "Và pure a bere qualcosa di caldo, sei fuori da ore. Ti aspetto all'apertura dello show."
Annuisco ringraziandola e mi dirigo all'House Room, trovando con mio grande piacere il camino con il fuoco acceso.
Nell'aria aleggia una leggera musica natalizia e finalmente sento quella magnifica serenità del Natale che mi scalda il cuore.
Preparo una cioccolata calda, ricoprendo la tazza con qualche marshmallows, poi mi siedo su una poltrona a sorseggiarla, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni per controllare i messaggi. Ed è proprio facendo questo gesto che le mie dita incontrano un pezzo di carta spiegazzato e bagnato, miracolosamente sopravvissuto alla lavatrice. Lo riconosco subito come il foglietto dove avevo appuntato il numero di telefono di Will, quella sera che mi ci ero imbattuta in città e che gli avevo promesso gli avrei telefonato.
Osservo pensierosa le cifre sbiadite ma ancora leggibili, poi prendo un respiro e compongo il numero, facendo partire la chiamata.
"Pronto?" La sua voce risponde al terzo squillo.
"Ciao Will! Sono Grace." Dico incerta.
Passano un paio di secondi di silenzio.
"Grace! Non mi aspettavo mi chiamassi oggi. Come stai?"
"Bene grazie, tu?"
"A meraviglia. A proposito, buona Vigilia di Natale!"
"Grazie." Sorrido "Anche a te."
"Cosa farai domani? Voglio dire, hai in programma riunioni di famiglia e cibo fino alla nausea?"
"No, affatto." Ridacchio "Non so ancora come passerò il Natale, per ora siamo solo io e mio padre." Gli spiego. "Niente mangiate colossali." Concludo con un sorriso.
"Davvero? Beh allora non posso non chiederti se ti va di aggiungerti al nostro pranzo." Dice entusiasta "Mia Zia Katherine invita ogni anno tutti i suoi parenti e qualche amico a casa sua, è una cuoca eccezionale. Due persone in più non faranno la differenza, e almeno avrò tempo di parlare con te!"
"Beh, Will non so cosa dire. Non vorrei disturbare, insomma. E non so se mio pa--"
"Disturbare? Ti prego!" Mi interrompe "Mi salveresti da qualche discorso imbarazzante sul college o da momenti di noia mortale. Vieni, ti prego."
Sospiro. "Beh, se la metti così vengo volentieri. Ne parlerò con mio padre, ma sono quasi certa che ci sarò. Grazie Will."
"Grazie a te. Scrivimi poi, così ti mando l'indirizzo. La sua villa è un po' fuori Londra."
"Va bene. Grazie ancora!" Esclamo, per poi salutare e riattaccare con un sorriso stampato in viso.Tre ore più tardi lo spettacolo si è concluso, il piccolo rinfresco per le famiglie è stato fatto e ho finito di sistemare il campo usato per lo show. Bryan ha sistemato i cavalli e spazzato il cortile, mentre Giusy si è scambiata gli auguri con i genitori e ha seguito qualche iscrizione per i mesi successivi.
Mi dirigo verso il box di Stardust, e resto ferma ad accarezzare il collo del bel cavallo per qualche minuto, grattando leggermente nei punti più sensibili.
"Mi sei mancato anche tu." Sorrido, mentre lui scuote la testa, un secondo prima di nitrire.
Mi giro verso la direzione del suo sguardo e noto Bryan avvicinarsi tranquillamente verso di noi.
"Ehi." Lo saluto, quando ormai è a portata di orecchio. "C'è da fare altro?"
"Non credo." Sospira, infilando le mani in tasca e fermandosi al mio fianco. "Sai Grace..." dice, dopo qualche secondo di silenzio "Una ragazza lo ha comprato. Ho trovato il potenziale in lui che noi abbiamo sempre visto e lo ha acquistato ad un buon prezzo. Giusy non poteva rifiutare."
"Che cosa?" Chiedo debolmente "Stardust?" Spalanco gli occhi, mentre il ragazzo annuisce. "Non... non potrò più montarlo immagino."
"Ovviamente no. Ha lasciato solo qualche indicazione per fargli fare movimento quando lei non può allenarlo. Potrai farlo tu se vuoi."
Sorrido debolmente. "Certo." Mi schiarisco la voce "È giusto così alla fine. Lei ti porterà con i campioni, dove devi stare." Dico rivolta al cavallo, senza imbarazzo.
Passa qualche secondo di silenzio.
"Il contratto sarà valido da domani." Afferma poi Bryan, e quando mi giro a guardarlo noto che mi sta rivolgendo uno strano sorrisetto.
"Questo vuol dire che--"
"Sì." Mi interrompe.
"Ma sei sicu--"
"Sicurissimo."
"Quindi..."
"Sì, Grace, vai. Dirò a Giusy che stai sistemando la selleria o qualcosa del genere."
"Io non... grazie!" Esclamo, regalandogli un veloce abbraccio. La sua giacca odora di fieno, mischiato ad un anonimo buon profumo, tipico di Bryan.
Apro di fretta il box del cavallo e lo porto fuori, ridacchiando quando lo vedo muoversi impaziente. Quindi gli sistemo le briglie e mi faccio aiutare dal ragazzo a salire sulla sua alta schiena; mi sistemo un po' sotto al garrese e sorrido.
"Un'ora." Mi dice serio Bryan.
"Un'ora." Ripeto, guardandolo dall'alto. Gli faccio un cenno di saluto, ricevendo un occhiolino come risposta, e sprono il cavallo a partire.
In poco più di un minuto sono già immersa nella natura dell'enorme zona verde che circonda il maneggio. Chiudo gli occhi, ispirando a pieni polmoni tutta la libertà che si sprigiona da questo momento perfetto. Passo una mano sul collo del cavallo, accarezzando quel pelo tiepido e setoso, e mi appoggio con il busto su di esso, lasciando le braccia a penzoloni sui lati.Qualche minuto più tardi, tornata in posizione eretta, stringo le cosce per rimanere in equilibrio e lascio momentaneamente le redini per raccogliere i capelli in una coda.
Non lo avessi mai fatto.
Qualcosa alla nostra destra produce un fruscio tra le fronde, facendo sobbalzare lo stallone e obbligandomi a riprendere immediatamente le redini.
All'improvviso un coniglio appare sul sentiero, solo un paio di metri davanti a noi. Stardust si ferma completamente, sbuffando e muovendo uno zoccolo a terra.
"Calma." Dico, io stessa allarmata. "È solo un innocuo coniglie--"
Come non detto.
Il cavallo si lancia ben presto in un galoppo sfrenato, prendendomi alla sprovvista. Faccio fatica a rimanere in sella mentre facciamo zig zag tra alberi e siepi, e sono sicura che il coniglio è rimasto già da tempo dietro di noi.
Non so neanche più che direzione abbiamo preso, ma non mi importa. Ora non mi importa più nulla. Non c'è niente che possa rompere la sensazione di gioia e di libertà dalle preoccupazioni che sto provando ora.Sfrecciamo di fianco ad una fattoria, iniziando a galoppare sulla pianura libera da alberi e ostacoli. Il vento sferza il mio viso, scompigliandomi i capelli e spingendomi indietro, ma io resto saldamente protesa in avanti, gli occhi socchiusi e lo sguardo fisso sull'orizzonte.
Ed è in questo momento che mi torna alla mente mia nonna Jocelyn, la madre di mio padre, quando mi ripeteva sempre: "Fà ciò che ami, piccola mia, perché ti renderà felice."
Ed essere felice è il nostro scopo sulla terra. Non importa cosa dicono gli altri, cosa ci impone la società, cosa pensano sia meglio per noi... Abbiamo tutti le stesse ore ogni giorno, tutti lo stesso tempo. E dobbiamo sfruttarlo, perché se non puoi cercare la felicità, se non puoi cercare il significato della tua gioia, non ha senso vivere.A/N
Ehi! Ho concluso il capitolo con questa piccola bella riflessione, per renderlo un po' speciale dato che potrebbe avervi un po' più annoiato degli altri. Comunque sia, non ho molto da dire ora come ora, valgono le stesse cose dell'altra volta. Scusate solo per eventuali errori, non l'ho controllato bene e sono sicura non sia scritto perfettamente, ma ho pensato fosse meglio non farvi aspettare ancora. Un bacio a tutti, ci vediamo al prossimo capitolo! -Bea
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Guardian Angels - La Rivelazione
FantasyGrace Night, diciassettenne con un'infanzia segnata dall'abbandono del padre, è costretta a trasferirsi proprio da quest'ultimo a Londra, per alleviare i problemi economici della madre. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, però, tutto cambia:...