Capitolo 18: can't understand

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"Non ti darò una chiave, Grace. Fine della discussione." Mi dice deciso, ma percepisco l'ironia dietro il suo finto tono imperativo.
Cammino al suo fianco, seguendolo nel percorso verso la mia camera.
Mi sento la pancia appesantita: le polpette della cena erano troppo buone, ma ne ho decisamente mangiate troppe.
"Non potete entrare quando vi pare." Sbuffo "Ho bisogno dei miei spazi."
Devin sorride "Busserò prima di entrare, va bene?"
"E aspetterai la mia risposta." Aggiungo.
"Va bene." Ammette. "Ma è ridicolo."
"Bene." Concludo, ignorando ciò che ha detto.
"Non cambierò le mie abitudini per te." Aveva detto e il fatto che si sia già contraddetto mi fa sorridere.
Arriviamo davanti alla nostra porta e io la spalanco, entrando a passo spedito, mentre lui se ne sta appoggiato allo stipite della porta ad osservarmi.
Afferro la sua maglietta verde, che si vuole gelosamente tenere, e gliela porgo.
"Uhm..." Dico indecisa "C'è altro modo di svegliarmi alla mattina oltre che spaventarmi silenziosamente?"
"Non mi pare." Dice ironico, con un sorriso.
Faccio una smorfia rassegnata.
Devin si porta la maglietta verde al viso e la annusa velocemente.
"Puzza!" Dice ironicamente, con una finta faccia disgustata.
"Scherzi?" Alzo le sopracciglia "Sei tu il primo che ha specificato e ammesso che amo fare la doccia."
"Mi dovrò ricredere." Alza le spalle e appallottola la maglietta, mentre io gli do una leggera pacca sulla spalla.
Lo osservo per pochi secondi.
"Cos'altro sai su di me?" Gli chiedo seria e il suo sguardo si tramuta in sorpresa.
Devin mi squadra pensieroso, valutando cosa dire; poi mi prende la mano e me la stringe leggermente, mentre io alzo lo sguardo su di lui.
È una cosa che fa sempre quando cerca di trasmettermi qualcosa: è strano, ma dannatamente emozionante e qualcosa di particolarmente intimo e diverso dal suo vero significato.
"In questo momento non sai cosa credere di me: in qualche modo senti il legame che possediamo, ma non lo riconosci come faccio io." dice concentrato "Non sai di cosa si tratta e cerchi di definirmi... stai cercando di non riconoscermi come un estraneo che ha qualcosa di familiare."
Guardo la mano che stringe e poi lui, poi di nuovo le nostre mani: devo avere una faccia sbalordita.
"È..." Dico indecisa.
Non so se ammettere che ha completamente ragione: affermando il contrario, lui saprebbe che starei mentendo, ma affermando che è esatto...
"È esattamente ciò che provo." Rilasso le spalle. "Il non sapere cosa pensare."
Lui alza un angolo della bocca.
"Lo so." Mormora.
Il suo respiro è regolare e osservo soprappensiero il suo petto alzarsi e abbassarsi.
Lui alza una mano e la appoggia delicatamente sotto il mio mento: sento le sue dita fresche, leggere sulla pelle e i brividi mi percorrono da capo a piedi.
Ricordi della prima volta che l'ho visto si mischiano ad una strana sensazione nel petto.
Mi alza delicatamente il viso verso l'alto e io sposto lo sguardo su per il suo collo e infine lo aggancio ai suoi occhi.
Osservo a rallentatore le sue labbra schiudersi e lui che le inumidisce leggermente, e senza accorgermene gli sono tanto vicina da sentire il suo respiro sulla pelle.
Non riesco a pensare a niente.
I nostri nasi stanno per sfiorarsi... quando lui si ritira bruscamente, rilasciando l'aria e facendo un improvviso passo indietro.
Mi guarda con un'espressione completamente diversa da quella che aveva dipinta pochi secondi fa: è fredda, sembra abbia raccolto tutto dentro per chiuderlo a chiave.
"Buona notte." Dice senza entusiasmo e si gira per andarsene a passo lungo, lasciandomi immobile ad osservare il muro bianco del corridoio.

Che dannazione mi è saltato in mente? Sul serio Grace, a cosa stavi pensando?
Come ho potuto lasciarmi andare in questo modo per un pura sensazione del momento?
Troppi pensieri continuano a perseguitarmi mentre chiudo lentamente la porta della stanza e mi siedo sul letto.
Non so per quanto tempo me ne sto immobile a guardare il vuoto, riflettendo su quello che è appena accaduto e logorandomi di domande su cosa penserà lui, ma so che quando mi alzo per prepararmi è perchè sono distrutta e assonnata.
Mi trascino lentamente verso il bagno e mi lavo la faccia e i denti, guardandomi allo specchio e riflettendo su con che coraggio mi presenterò domani a colazione e resterò sola con Devin tutta la giornata.
Ma d'altronde è così che devo fare.
Punterò sul fatto di far finta di niente: anche perchè è così che è successo. Non è successo proprio niente.

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