12 Aprile 2008
Ieri sera James è tornato a casa distrutto. Era talmente chiaro che avesse il morale a terra, che anche Grace se n'è accorta. La mia bambina è abituata ad abbracci festosi, alle sue domande insistenti e teatrali su cosa ci fosse a cena, alle melodie di canzoni improvvisate che suo padre si divertiva a fischiettare. Ma ieri sera niente. Solo il rumore della porta di casa che si apre e si chiude, qualche gesto scocciato per riporre il cappotto, poi i suoi passi lenti e strascicati.
Abbiamo cenato senza tante chiacchiere. C'era il suo piatto preferito, ma si è limitato a mangiarne meno di metà. Disse a Grace che si era ammalato, rivolgendole un piccolo sorriso che l'aveva rassicurata un po'.
Lei ha sempre avuto un grande affetto nei confronti di suo padre.
Quando ci ritrovammo da soli in salotto, poche ore più tardi, lui sembrava non vedere l'ora di liberarsi da ciò che lo tormentava. Mi disse che quel giorno il capo lo aveva chiamato nel suo ufficio per parlare. Sperava di essere sul punto di ricevere una promozione. Poi scoprì che gli affari in azienda non stanno andando bene. Gli operai sono strettamente necessari per la manodopera, quindi la Bouncefield Company non può permettersi di perderne; la possibilità di un licenziamento è nei piani più alti, quelli di cui fa parte lui, tra i collaboratori e i manager.
Era stato congedato con il compito di tornare a casa dalla sua famiglia, di non preoccuparsi troppo, ma di iniziare a cercare un altro lavoro. Sembrava non vederci più dallo sconforto. Non l'avevo mai visto così impotente. Si lamentava che il rischio dovesse essere proprio suo, dopo tutti gli anni in cui aveva dimostrato la sua dedizione ed affidabilità a quell'azienda. Alla fine gli ho preparato una tisana, l'ho abbracciato a lungo e siamo andati a dormire.
Ma c'era qualcosa nel suo sguardo che mi ha angosciata. Come se fosse senza speranze.
Non c'è ancora niente di deciso. Nel frattempo chiederò ad Edward se posso aumentare le ore settimanali.Alzo lo sguardo dalle pagine, espirando pesantemente mentre torno al presente.
Ricordo Edward. Era il preside della scuola dove mia madre insegnava, ed era grasso, stempiato, con il colletto della camicia sempre chiuso fino all'ultimo bottone che dava l'impressione di poter scoppiare da un momento all'altro. Ma era simpatico, estremamente gentile ed amichevole. Ogni volta che mi vedeva, mi chiamava per salutarmi e mi regalava delle caramelle all'anice. Non le mangiavo mai, perché l'anice mi faceva schifo. Ma questo lui non lo sapeva e non glielo dissi mai per non ferirlo.
Giro la pagina del diario, trovandomi di fronte ad un nuovo brano, questa volta scritto con una penna diversa. Lo leggo tutto d'un fiato, senza trovare niente che non sapessi già. Qui mia madre parla di una bellissima gita di famiglia che facemmo un weekend di maggio. Mi descrive come la bambina più spensierata che abbia mai visto, mentre mio padre è semplicemente "rilassato ma pensieroso".
A questo punto decido di alzarmi: il sedere inizia a farmi male a contatto con il pavimento duro. Indosso un paio di morbidi calzini, poi mi siedo sul letto a gambe incrociate, con il diario tra le mani.
L'orologio al muro segna mezzogiorno passato, ma l'idea di andare in cucina per preparare il pranzo non sfiora nemmeno l'anticamera del mio cervello. Invece, nei successivi minuti, leggo del matrimonio della zia Agnese, in cui scopro con divertimento che la mamma si era quasi ubriacata, e altri appunti su una nuova conferenza, che questa volta si chiama La bellezza di essere genitori.
Trovo una pagina su cui è attaccato un fiore secco ed una in cui al centro c'è lo schizzo di una casa, fino a raggiungere un'altro brano del diario. Prendo un respiro, sfiorando con un dito le parole scritte frettolosamente, poi inizio a leggere.5 settembre 2008
Due giorni fa James è tornato a casa ubriaco. Non appena l'ho visto, mi sono dovuta trattenere dallo scoppiare a piangere. La sua bella camicia elegante era aperta sul petto e sporca di marrone, la cravatta era allentata e storta, gli occhi lucidi e persi, i capelli scompigliati.
All'inizio borbottava qualcosa di incomprensibile, facendomi innervosire. Non riusciva a spiegarmi come mai si fosse ridotto così, quindi gli ho portato un bicchiere di acqua e sale e ho lasciato che lo bevesse. Lo ha fatto, ha continuato a borbottare ancora per un po', poi è corso in bagno a vomitare, maledicendomi per avergli rifilato quel miscuglio efficiente.
Una volta tornato da me sembrava più sfinito che infastidito. Si è inginocchiato ai miei piedi e, piangendo, mi ha rivelato che lo avevano licenziato.
Dopo quattro mesi senza alcuna notizia, quel pericolo era diventato poco significativo. Eppure, tutto d'un tratto, la paura di James si è realizzata, lasciandomi scioccata.
Lo hanno licenziato, e ora lui non ha idea di come trovarsi un nuovo lavoro.
L'ho rassicurato, dicendogli che avrei aumentato le mie ore settimanali, fermandomi anche allo studio guidato del pomeriggio, e che fino a quando non avesse trovato un nuovo lavoro avremmo semplicemente cercato di contenere le spese. Lui aveva pianto e si era scusato, poi aveva acconsentito a farsi una doccia.
Gli feci promettere di non tornare mai più a casa ubriaco e lui promise con la mano sul cuore.
Quella notte ha dormito abbracciato al mio ventre, mentre io non ho affatto chiuso occhio.
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Guardian Angels - La Rivelazione
FantasyGrace Night, diciassettenne con un'infanzia segnata dall'abbandono del padre, è costretta a trasferirsi proprio da quest'ultimo a Londra, per alleviare i problemi economici della madre. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, però, tutto cambia:...