Capitolo 22: doubts

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"Pronto?" Domanda la sua voce familiare.
"Ethan!" Urlo letteralmente al telefono e Devin alza le sopracciglia, allontanandosi.
Dio quanto mi manca quel ragazzo.
"Finalmente, madame, si è degnata di farsi sentire!" Ridacchia e mi stringe il cuore al pensiero di lui che ride.
"Sì, ecco, sono in Francia e ho dimenticato il telefono a casa." Mi giustifico "Mi spiace."
"Chiami da uno pubblico?" Mi chiede curioso
"Da uno usa e getta." Gli spiego velocemente
"Com'è lì?" Chiediamo contemporaneamente e poi ridiamo.
"Prima tu." Diciamo di nuovo insieme e ridiamo ancora di più.
"Okay spiegami tu." Mi incita Ethan e mi si rizzano i nervi.
"Tutto bene, mi piace questa pausa dalla scuola normale." Dico, cercando di essere convincente.
"Dove sei ora?"
Mi giro verso Devin per cercare aiuto, ma il ragazzo è sparito.
Dannazione.
"Ehm... Parigi, sì." Dico incerta.
"Parigi?" Domanda curioso "Tuo padre mi ha detto che saresti andata a Bordeaux."
"Si infatti..." Dico freneticamente "Siamo qui solo in giornata. In gita." Correggo, mentre il cuore batte più velocemente.
Odio mentirgli così spudoratamente.
"E come va?" Mi chiede gentile.
"Ci sono dei ragazzi simpatici..." Mi invento su due piedi "Oltre a quelli di scuola ovviamente..." Mi correggo, nervosa.
"Ti sento strana."
Ovviamente: lui mi conosce troppo bene.
"No niente! Eh solo che vorrei parlare di te e di come va lì, davvero tanto, ma tra pochissimo devo andare!" Cerco di sembrare triste, anche se in realtà lo sono veramente.
"Tranquilla baby, ci risentiamo quando puoi."
"Mi manchi." Dico, trattenendo il groppo in gola.
"Oh, Grace... Anche--"
Sento il telefono muoversi, come fosse stato strappato di mano, e una voce femminile ed acuta, praticamente urlare al cellulare.
"Ciaaaoo!" Dice e faccio una smorfia.
"Ethan?" Domando.
"Ethan è..." La sento ridere, poi il telefono torna al suo proprietario, con proteste della ragazza.
"Scusa..." dice seccato "era--"
"Fa niente." Lo interrompo "È chiaro che nessuno dei due ha molto tempo. Ciao Ethan." Dico, prima di riattaccare, con le lacrime agli occhi minacciose di scendere.
Prendo un bel respiro e guardo l'orologio: ho parlato meno di quello che avrei potuto con lui, questo significa che ho più tempo per mia madre. È da tantissimo che non la sento.
Compongo il suo numero e aspetto molto squilli prima che mi risponda.
"Mamma?" Domando con un sorriso leggero "Mamma sono io."
"Grace? La mia ragazza?" Domanda "Aspetta aspetta aspetta, tesoro mio. Devo prendere..." La sua voce sembra nervosa "Devo prendere... Devo prendere una... Cosa." La sento frugare di qua e di là, poi finalmente si ferma.
"Eccoci qui." Afferma alla fine. "Come... Come va a Bordeux?" Mi domanda, con poca espressività "Ti diverti?"
"Sì, sì certo mamma. Tu come stai? Con il nuovo lavoro?"
"Il lavoro? Il lavoro... Sì tutto bene direi, tutto molto bene." Dice.
"Guadagni abbastanza?" Le chiedo gentilmente "Ora va tutto bene?"
Dopotutto è questo il motivo per cui mi ha mandata a Londra.
"Oh tesoro mio, non ho problemi di questo tipo per fortuna."
Resto in silenzio, confusa.
"Ah no?" Domando.
"No-non.. Non più."
"Sono contenta." Sorrido, poco convinta. "Senti... Mamma, hai pensato a quella cosa che ti avevo chiesto... per Natale?" Domando, completamente fiduciosa che entro un mese sarei tornata a casa, tranquilla da quel mondo estraneo e, magari, avrei potuto passare un Natale tranquillo, per una volta tutti insieme.
Sarebbe così strano, che mi sembra irreale pensarlo.
"Natale tesoro? Non mi hai mai detto nulla."
"Ma sì mamma! Non ricordi? Hai detto che... Ci avresti pensato." Ne approfitto e cambio un po' le carte in tavola.
"Oh sì!" Esclama "Te lo avevo detto, ma alla fine ho deciso di no. Mi manchi tanto piccola mia, però... Non mi sento pronta a riallacciare i rapporti con tuo padre."
"Papà è cambiato." Cerco di convincerla
"Da... Da quando lo chiami 'papà'?" La sento prudente.
"Mamma, negli ultimi tempi ti parlo spesso di lui così." Aggrotto le sopracciglia "Non abbiamo ancora affrontato il discorso di quando se n'è andato..." Indugio "Ma il nostro rapporto è migliorato molto ed ho intenzione di farlo."
Silenzio.
"Bene." Dice tranquillamente "Ora devo andare, il caffè è pronto. Divertiti a Bordeux!" Mi dice, prima di mandarmi un bacio e attaccare.
"Ciao mamma." Dico piano, anche se la linea è già staccata, mentre un pensiero fisso mi balena in testa, creando sospetti: lei odia il caffè.
"Guarda un po' chi ho trovato." Devin interrompe i miei pensieri, camminando verso di me.
Mi giro verso di lui, probabilmente con gli occhi lucidi, ma prima che possa chiedere qualsiasi cosa, un'ombra beige sfreccia nel salotto, uscendo dal corridoio.
"Hero!" Esclamo, mentre i miei occhi si illuminano.
Il cucciolo fa un curva ad una velocità impressionante, poi si scontra con il tavolino, ma ignorandolo si lancia letteralmente sul divano, nelle mie braccia, iniziando a leccarmi ovunque. "Oh mio Dio... patato!" Dico ridendo ed accarezzandolo, lasciando che mi mordicchi le dita e il lobo dell'orecchio.
Devin nel frattempo si lascia cadere sul divano, accanto a me, e mi osserva curioso mentre mi accascio sullo schienale, portando la palla di pelo con me.
"Che c'è?" Dico sorridendo, rivolgendomi a Devin "Mi guardi come se stessi facendo chissà cosa."
Il ragazzo appoggia i gomiti alle ginocchia, guarda in basso e poi alza lo sguardo su di me.
"Siete dolci." Dice, con uno sguardo sincero.
Il mio cuore perde un battito al suono di quella frase così insolita per lui.
Gli sorrido "Vuoi tenerlo un po'?" Domando "Ti piacciono i cani, vero? Hai la faccia di uno a cui piacciono i cani." Sorrido senza un motivo preciso, forse perchè il mio discorso è ridicolo.
Devin sorride leggermente, quel poco che basta per accennare un sorriso e prende Hero tra le braccia, mettendolo a pancia in su sulle sue gambe e iniziando a coccolargli la pancia.
Il cucciolo sembra una balena spiaggiata, con la lingua fuori e gli occhi socchiusi.
"Avevo tre cani quando ero bambino." Mi dice e la sua frase suona come l'inizio di qualcosa di serio.
Aggrotto le sopracciglia "I cani sono ammessi all'interno dell'Hous?" Domando.
"No." Fa una pausa, accarezzando distrattamente il cane "Infatti non sono nato in quel posto io."
Resto attenta ad ascoltarlo.
"Per i Guardian Angels maggiorenni è possibile vivere fuori dall'Hous. Scelgono la loro casa e vivono grazie ai soldi dati loro dal sistema governativo dell'Hous: dopotutto, è più o meno la stessa cosa che offrire loro stanze, servizi e cibo. C'è più privacy e una vita più... Umana. Ma se escono dai budgets offerti, sono costretti a svolgere ulteriori servizi lavorativi, in quel momento o nel futuro. Tuttavia, ciò non succede quasi mai..."
Fa una pausa.
"Mio padre, appena diventato maggiorenne, ha subito deciso di uscire dall'Hous. Appena gli è stato assegnato il suo primo incarico di protezione, ha affittato una villetta in campagna e lì viveva, come da lì si assentava ogni volta che servisse la sua protezione. Dopotutto, basta il teletrasporto. Non è niente di molto diverso, lui amava la solitudine."
Annuisco, incitandolo.
Nel frattempo il cucciolo si è rannicchiato da un lato, addormentato pacifico tra le carezze del ragazzo.
"L'unica sua compagnia, prima che conoscesse mia madre, erano tre cani, nominati con i tre nomi dei moschettieri: Athos, Porthos e Aramis."
Sorride leggermente.
"E D'Artagnan?" Domando con un sorriso.
"Oh, quello era il nome del suo cavallo."
"Un cavallo!" Esclamo
"E che cavallo!" Devin sorride, uno di quei veri sorrisi che solo i bei ricordi ti regalano.
"Amava correre con lui e tornare a casa tutto infangato e graffiato per essersi infilato nei boschi più fitti."
Mi si stringe il cuore.
"Mia madre era esasperata..." Fa una pausa. "Ma dopotutto lei amava la città e il frastuono della gente impegnata."
Osservo come d'improvviso si è racchiuso in se stesso, spegnendo il luccichio degli occhi e smettendo di sorridere, ed evito di fargli altre domande anche se... capisco che c'è molto di più.
Vorrei tanto sapere qualcosa sul suo passato e su suoi genitori. Chiedo troppo? Lui sa ogni dannata cosa su di me.
Il punto è che devo lasciare sia lui ad aprirsi e quello di oggi è già stato un inizio.
Passa qualche secondo di silenzio.
"Beh." Dico alla fine, alzandomi dal divano.
Hero si sveglia di scatto e salta giù dalle ginocchia di Devin.
"Non ho voglia di chiamare mio padre..." Ammetto "Perciò vado di là e prendo ciò per cui siamo venuti."
Il ragazzo annuisce "Ti aspetto qui."
Mi incammino verso la mia camera, poi mi giro di scatto "Vuoi qualcosa da bere?" Gli domando gentilmente.
Devin ride leggermente, guardandomi con una specie di ovvia superiorità.
"Grace, non potresti mai essere un agente segreto, sai?" Mi dice e lo guardo un po' confusa "Mettiamo che io mi prenda un bel bicchiere della birra di tuo padre, okay?" Sembra una specie di lezioncina "Dovrei usare lo stappa bottiglie e poi non riuscirei a metterlo nella stessa posizione in cui l'ho trovato... Questo potrebbe insospettirlo. In più, banalmente si vedrebbe che qualcuno ha aperto la bottiglia, o che ha usato un bicchiere che prima era pulito... E se proprio tuo padre non si accorgesse di tutto ciò, neanche della bottiglia spostata o di eventuali macchie... I vestiti mancanti o il disordine che potresti lasciare in camera farebbero scattare un collegamento e potrebbero fargli credere di essere un po' pazzo, o con un deficit dell'attenzione . Non vuoi questo, vero?"
Lo guardo sbalordita.
"Sei fuori di testa." Rido alla fine "Un maniaco." Alzo le spalle, continuando a ridere, e mi allontano.
Camera mia è come l'avevo lasciata, forse più ordinata, ma per il resto identica e familiare.
Non è una familiarità remota, ma è familiare quanto basta, dopo essere stata catapultata in una stanza e in un luogo completamente estraneo.
Prendo un borsone dall'armadio e inizio a cacciarci dentro biancheria, pantaloni, magliette e maglioni, un pigiama e un libro che mi avevano dato da leggere per scuola: se posso fare qualcosa, anche una minima cosa, per non rimanere troppo indietro con lo studio, devo farla.
Il mio sguardo si ferma sulla vecchia foto appoggiata alla scrivania, di me e mia madre ad uno dei miei compleanni da bambina: la afferro e la infilo gentilmente nel borsone.
Poi un flashback mi occupa la mente: la mia mano che appoggia quella foto per la prima volta sulla scrivania, al tempo spoglia, e che da sola dava un po' di vita e un po' di familiarità alla stanza. Il mio arrivo a Londra.
Perchè la mia vita è un susseguirsi di eventi senza fine? Senza tranquillità che duri più di qualche mese?
Finisco di infilare qualsiasi cosa mi possa essere utile, chiudo il borsone e torno in salotto, notando che Devin è nella stessa identica posizione in cui l'ho lasciato.
"Senti..." Gli dico, camminando verso di lui "È da quattro giorni che sono rinchiusa là dentro. Usciamo di qui e andiamo a fare un giro? Ho voglia di aria fresca." Ammetto
Devin si alza e sorride furbamente.
"Andiamo" Dice "Possiamo fare un giro, così avrò l'occasione di mostrarti i privilegi che si racchiudono in questa persona mozzafiato."
Sorrido e faccio finta di guardarmi intorno confusa.
"Dove la vedi questa persona mozzafiato?" Rido.
Devin mezzo secondo dopo è a pochi centimetri dalla mia faccia, tenendomi ferma la testa con entrambe le mani.
Risucchio un respiro.
"Ce l'hai esattamente davanti agli occhi Grace Night." Mi dice, poi mi fa l'occhiolino e in un'unica mossa sbatte la sua fronte contro la mia, per poi scoppiare a ridere.
"Usa la testa!" Esclama.
Mi massaggio la testa sorridendo, per poi lanciargli il borsone.
"Conosci le buone maniere." Gli dico, uscendo dalla porta "Fai il gentiluomo e portalo tu."
"Privilegio numero uno." Lo sento dire e mi giro ad osservarlo.
Un secondo dopo è letteralmente sparito, insieme al borsone.
"Devin?" Domando al vuoto
Silenzio.
"Dove sei?"
Silenzio.
"Dai Devin, posso portarla anche io la borsa!" Dico esasperata e proprio mentre lascio cadere le braccia lungo i fianchi, lo vedo riapparire nello stesso punto di prima, solo che senza borsone.
"Per rispondere alla tua poca elasticità di cervello..." Dice, aprendomi la porta di casa e lasciandomi uscire "Ho lasciato la borsa all'Hous, in camera mia."
In soli dieci secondi andata e ritorno?
"Giusto." Dico sorpresa e lo aspetto sull'uscio.
Sia lodato il teletrasporto.
"Andiamo." Afferma, una volta uscito  "Ho voglia anche io di un po' di aria."

"È strano prendere il caffè con te." Ammetto, mescolando il cappuccino e osservando la gente entrare nel locale, rabbrividendo.
Devin alza le sopracciglia, prendendo un sorso del suo caffè freddo.
"Sono quasi una persona normale." Si giustifica "Perchè dovrebbe esserlo?"
"Non lo so..." Ammetto "Forse perchè lo facevo talmente spesso con Ethan, che mi è strano farlo con qualsiasi altra persona. O forse perchè è una cosa troppo normale da fare con te."
"Capisco." Dice, prendendo l'ultimo sorso.
Una giovane cameriera ci passa accanto, prendendo la tazza vuota del ragazzo e rivolgendogli un sorriso; quando si piega per prendere anche la mia tazza, la scollatura della maglietta si fa più profonda e Devin cerca di nascondere un ghigno.
Roteo gli occhi.
"Vi porto il conto?" Domanda, rivolta solo a lui, con un sorriso.
Devin mi guarda, poi rialza il mento verso la ragazza. "Si, grazie." Sorride brevemente e rivolge di nuovo a me l'attenzione.
"Dannazione, non abbiamo soldi!" Sussurro, nello stesso momento il cui lui dice "Ora lascia fare a me."
Mi legge nel pensiero?
"Come faccio ad essere così stupida?" Dico, maledicendomi per non averci pensato prima.
Non ho neanche messo soldi nel borsone.
Mi guardo le unghie, aspettando in ansia qualsiasi cosa il ragazzo avesse intenzione di fare.

Qualche minuto dopo, ci stiamo smaterializzando in quello che sembra un parco, continuando a ridere come deficienti.
Mi aggrappo al braccio di Devin per non cadere, mentre mi accorgo di come la smaterializzazione mi sembri molto meno brutta: forse è perchè mi sto abituando, forse è perchè la mia e la sua risata insieme rendono tutto più sopportabile.
In ogni caso, con mio disappunto, Devin è talmente preso dal guardarmi ridendo, che non ce la fa a sorreggermi e in qualche modo finiamo entrambi buttati a terra ingarbugliati e la mia risata cresce ancora.
Devin rotola via gentilmente, si alza con eleganza e mi porge una mano per alzarmi.
"La faccia del tipo..." Dico, afferrandola ed alzandomi, mentre la risata si affievolisce "È stata qualcosa di epico." Continuo "Tipo: Ragazzo, levati dalle palle e non dire cazzate." Imito il tono di voce del cassiere "E tu: Mi ascolti: potrei sparire dalla vergogna... Ho dimenticato a casa il portafoglio." Continuo a ridere e Devin mi guarda sorridendo "Quando sei sparito veramente ci è rimasto di merda, era sbalordito." Prendo un respiro "Ha guardato me come a dire 'chi siete voi e perchè avete questi poteri a me ignari?"
"Grace." Mi chiama
"E poi siamo andati in bagno per teletrasportarci e ho visto la faccia di quella nonnina che ti ha visto entrare nel bagno delle donne..." Continuo, ricordando
"Grace..."
"E tu che--"
"Grace." Mi interrompe una volta per tutte "Fermati."
Mi fermo di botto, accorgendomi che mi sto muovendo di qua e di la', gesticolando visibilmente.
"Scusa." Sorrido leggermente e lui annuisce, infilando le mani in tasca.
"Ho violato almeno 14 regole della nostra legge." Sembrava un po' turbato, ma di umore leggero. "È strano..." Continua "Non credo lo avrei mai fatto senza di te."
"Oh ora è colpa mia?" Ridacchio "Non conosco neanche le tue leggi."
Lui sembra serio, incuriosito da qualcosa che solo lui può sapere.
"Sei tu che volevi mostrarmi i privilegi che ha la tua stirpe, o no?" Domando curiosa, giustificandomi.
Alla fine alza lo sguardo, inclinando la testa.
"Hai gli occhi lucidi." Mi dice curioso
"Stavo praticamente piangendo dal ridere." Infilo le mani nelle tasche della felpa - la sua felpa - e guardo come il vento leggero fa svolazzare le maniche corte della sua maglietta.
Devin si guarda intorno nel parco per pochi secondi e seguo il suo sguardo per i prati scoloriti dal freddo e le piccole stradine piene di foglie ormai completamente secche.
"Camminiamo un po'." Dice serio "Ti devo parlare di una cosa."

Author's note
Tan tan taan. Non è proprio sto super granchè, ma sto organizzando le idee perchè il movimento continuerà.
Avete sospetti? Su cosa?
Amori, odi, problemi? Segreti?
Questo capitolo è pieno zeppo di segreti non raccontati, ma non devo dire nulla... Bocca cucita.
Spero vi sia piaciuto, ricordatevi di votare e grazie infinite per le 3 mila visualizzazioni. Sul serie ve se ama.
[foto fatta da me, apprezzate dai]
Bacioni -Bea

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