Capitolo 47: don't know, in general

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Quando mi alzo la mattina seguente, e mi dirigo verso il bagno per lavarmi il viso, i ricordi dell'incubo di ieri notte e di Devin mi tornano alla mente, anche se un po' sfocati.
Ero insonnolita, ma ricordo chiaramente di essermi riaddormentata con lui al mio fianco.
La domanda è: perchè si trovava nella mia stanza? E perchè sento una piacevole pressione al petto al ricordo della sensazione di protezione che ho provato?

Il mio stomaco sembra appallottolato, tanta è l'ansia che mi pervade all'idea della giornata che sto per affrontare, per questo metto da parte l'idea di fare colazione e inizio a vestirmi.

L'ignoto mi spaventa più di ogni altra cosa: ho paura di non sapere cosa dovrò fare di preciso, cosa cambierà, quali saranno le conseguenze. Ho paura perchè non so come mi dovrò comportare una volta tornata a casa, ma ho ancor più paura di tornarci senza ricordi dell'esperienza che ho passato... e di Devin.
Non voglio sentirmi confusa e ignorante della verità come i giorni che ho passato prima di giungere all'Hous.
E poi, più di ogni altra cosa, voglio sapere perchè. Perchè sono diversa.

Sto cercando di chiudere la zip della divisa, che si rifiuta di collaborare, quando lo schermo bianco della mia parete diventa improvvisamente nero: compare la luce blu in alto e la maglietta grigia del mio Guardian Angel si proietta in primo piano.
Cerco freneticamente di serrare la cerniera, coprendo il fascio di pelle scoperta a lato del seno, ma invano.
Nel frattempo lui indietreggia verso il letto, lasciando che la telecamera lo riprenda in tutto il suo fascino.
Ho appena ammesso di trovarlo terribilmente affascinante?

Alla fine avanzo accettando la chiamata, con la mano ben serrata sulla stoffa per evitare che si apra del tutto.
"Hei." Mi saluta, grattandosi la spalla. Guarda sospettoso la posizione del braccio intricata e scomoda, ma non dice niente.
"Cosa c'è?" Chiedo.
"Non aspettavi aggiornamenti su orari e organizzazioni di oggi?"
"Giusto." Affermo.
Lo guardo mentre si sporge sul letto e afferra lo schermo di vetro appoggiato sul cuscino, quello su cui trascrive i miei progressi e che avevo comparato ad una specie di i-pad.

"Alle otto in punto dobbiamo essere all'entrata principale della Sala delle Statue." Afferma, scorrendo lentamente un dito sullo schermo.
Sala delle Statue? Mai sentita.
"Lì ci aspetterà una parte del Consiglio degli Anziani insieme a Licia, l'Anziana Supera, e qualche addetto alle tue prove." Continua, e io do un'occhiata veloce all'orologio appeso alla parete: segna le sette passate da pochi minuti.

"Tutto chiaro?"
Annuisco, grattandomi il collo. Nel farlo però perdo leggermente la presa sul tessuto. Lo stringo in fretta, sotto gli occhi vagamente divertiti del ragazzo.
Faccio una smorfia.

"Tutto il resto delle informazioni che riguardano il test non posso fornirtele... Anche perchè non le dovrei sapere..." Dice, guardandosi intorno sospettoso. Apre la bocca, come a voler aggiungere qualcosa, ma poi resta in silenzio.
"A dopo." Dice in fretta, chiudendo la chiamata.
Sospiro pesantemente, guardando lo schermo che torna nuovamente a mostrarmi la neve che cade silenziosa in un bosco.

-

L'ascensore sale veloce decine di piani, e mi accorgo che questa sarà una delle ultime volte che osserverò, protetta da un vetro, l'enorme struttura dell'Hous dalla sua cavità centrale: le persone che camminano freneticamente, si spostano da un lato all'altro del piano, chiacchierano tra loro.
Devin è in piedi di fianco a me, le gambe leggermente divaricate e lo sguardo lontano; io tengo le braccia incrociate e ogni tanto gli lancio un'occhiata: anche lui indossa la sua divisa argentata perchè, da come mi ha spiegato, è d'obbligo portarla in presenza di persone o accadimenti importanti.
Tra di noi regna uno strano silenzio, carico di significato.

Quando ci fermiamo, la voce metallica dell'ascensore annuncia il piano numero 198 e le porte si aprono velocemente.
Al contrario di Devin, il mio passo non è affatto sciolto e veloce quando esco da quella scatola di vetro e inizio a camminare per i corridoi del piano.
Dopo qualche secondo sto per chiedergli qualche ultimo consiglio, sperando anche che rallenti e mi affianchi, ma lui si gira improvvisamente, controlla che nel corridoio non ci sia nessuno e mi tira per un braccio verso una cavità nel muro.
Da subito sono sorpresa per il suo gesto, anche perchè avevo pensato di trovare la parete davanti a me, invece di una porta scorrevole.
Giungiamo in una stanza vuota e luminosa, con il solo arredo di una larga scrivania lucida a pochi passi da me.

Osservo Devin, che sembra turbato e combattuto: fa dei piccoli passi in tante direzioni, toccandosi distrattamente i capelli e rivolgendo il suo sguardo ovunque tranne che verso di me.
Alla fine guarda l'ora sull'orologio al suo polso e poi alza il viso nella mia direzione.
"Abbiamo pochi minuti." Afferma in fretta.
"Non capisco." Dico sinceramente.
Ovviamente, lui non risponde direttamente alla mia domanda.
"Ok ascolta. Potrei dirti un milione di cose, come non dovrei farlo per nessuna di esse. Non posso dirti già se passerai il test, come non posso aiutarti a farlo. Non credo dipenda neanche da quello che fai, ma da quello che sei." Dice in fretta, poi si avvicina lentamente.
Io lo ascolto sorpresa e immobile.
"Ma te l'ho detto Grace, e te lo ridico: non pensare che la tua vita una volta tornata a casa sarà uguale a quella che avevi prima che ti portassimo qui."
"Lo so." Dico piano. "Infatti non è una mia aspettativa."

"Sarà... Più difficile, ok?" Aggiunge, poi prende un respiro, credo cercando di ordinare le parole. "Per entrambi."
Involontariamente, la mia mente trova un significato diverso a quelle ultime parole.
Che stupida.

"È stupido..." Dice piano, con un sorriso che non cela nessuna felicità "Dovresti essere tu quella preoccupata. Non io."
Lo guardo negli occhi, calmando l'agitazione che si era aggrovigliata dentro di me.
"Non c'è nulla di strano." Deglutisco, cercando di risultare sicura "Ti sei impegnato per cercare di prepararmi... E non hai avuto una delle migliori come alunna." Mi lascio scappare un sorriso e così anche lui.
"Questo non è vero."
"Come vuoi." Faccio una smorfia "Ma non importa, è tutto okay. Farò di tutto per non costringerli a farmi dimenticare tutto questo. Promesso."

La sua espressione si rilassa subito, ma acquisisce una vaga ombra dubbiosa.
Ho pensato giusto, credo di aver capito ciò che lo turba.
Il suo viso si avvicina lentamente, proteso verso la mia testa. Poi le sue labbra lasciano un lungo e delicato bacio sulla mia fronte, che mi manda i brividi per tutto il corpo e una reazione immediata di rossore sulle guance.
È stato così... Intimo.
Una volta, da qualche parte, avevo letto che i baci sulla fronte non hanno età, sesso, nè sono diminutivi o insignificanti: sono i più preziosi e intimi, i più delicati e significativi.

"Andiamo. Ci staranno aspettando." Afferma poi, interrompendo i miei pensieri, con una voce che non cela alcun sentimento di quello appena dimostrato.
Lo seguo quindi fuori dalla porta, verso il destino che mi sta chiamando.

A/N
Sono passati troppi giorni dall'ultimo aggiornamento, e ricevo continue richieste di aggiornare (le apprezzo, davvero, ma non siate dittatori tipo "Aggiorna daii, sto aspettando troppo, su" che mi sento una schiava senza speranze e anche un po' infastidita. #lol ) quindi ho deciso di ricontrollare e postare il capitolo corto. Meglio di niente.
Vi saluto e vi mando un grande bacio. (Sono ancora scioccata per la 2º ex posizione in fantasia.)
-Bea

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