Epilogo

1.8K 111 32
                                    

DEVIN's POV

Infilo le mani nelle tasche della felpa e stringo le spalle, colto da un'improvviso brivido di freddo.
La casa dove Grace ha trascorso la sua infanzia, ora dotata di un vistoso cartello con scritto Vendesi, si erge tristemente di fronte a me, aldilà del cancelletto nero che la circonda.
I rampicanti troppo cresciuti, l'erba non tagliata da mesi, le foglie secche dello scorso autunno ancora sparse per il giardino... tutto di quella villetta sembra supplicare ogni passante di proporsi come acquirente, affinché possa tornare l'ordine e la semplice bellezza che regnavano un tempo.
Sospiro, riprendendo il mio cammino.
Le indagini sulla famiglia di Grace — soprattutto sulla madre — mi hanno condotto a Bradford in tante occasioni. Così tante, che ormai non mi serve Google Maps per sapere che ci sono due fiorai nel giro di mezzo chilometro.
Mi dirigo verso Fiona's Flowers, il più lontano dei due. L'altro, proprio dietro l'angolo, è sempre chiuso il lunedì.

Fiona è una donna di mezza età dall'aria cordiale e tranquilla. È alta, cieca da un occhio, e indossa sempre vestiti alla caviglia. I capelli rossi, che nonostante l'età non hanno perso alcuna traccia del proprio colore vivace, sono sempre raccolti sulla testa grazie all'aiuto di una matita.
"Ciao Edward." Mi saluta gentilmente, non appena metto piede nel negozio.
"Ciao Fiona. Come va oggi?"

Per il bibliotecario, i fioristi e tutta la gente di Bradford sono sempre stato Edward Young, amico di Grace Night: ci è strettamente proibito rivelare il nostro vero nome al di fuori della comunità dei Guardian Angels.
Un'altra delle regole che ho deciso di non rispettare con Grace.

"Non male, grazie. Ti faccio il solito?"
"Sì, per favore." Affermo distrattamente, guardandola mentre inizia ad assemblare il mazzolino di crisantemi e petunie.
Attendo il tempo necessario perché finisca, fingendo, come al solito, di guardarmi in giro.
"Ecco fatto. Ti piace?" Mi domanda speranzosa, allungandomi il mazzolino avvolto lateralmente da una sottile carta verdastra.
Sorrido. "È ancora più bello del solito, oggi. Ecco a te." Le porgo i soldi, rifiutando il resto, e dopo un augurio di buon pomeriggio, esco a passo svelto dal negozio.

Cammino in fretta, con il viso seminascosto dal cappuccio. Mille pensieri sfrecciano nella mia mente senza che possa filtrarli o controllarli.
Se quello che credo di avere scoperto si rivelerà vero, come lo dirò a Grace?
Potrei mai ometterlo, e tenerlo per me?
Come riuscirà ad accettare un'altra novità di questo peso dopo gli ultimi avvenimenti?
Dove troverà la forza per seguire la sua strada se io non farò altro che starle lontano?
E Gabriel... per quanto tempo mi odierà per ciò che gli ho detto?
E io... per quanto tempo mi odierò per ciò che gli ho detto?
Mi blocco. L'alto cancello del cimitero di Bradford si erge davanti a me. Il mio sguardo corre, come ogni volta, alla scritta che incorona l'entrata: "Quel che sarete voi, noi siamo adesso: chi si scorda di noi scorda sé stesso."
Sospiro, stringendo i fiori nella mano.

Percorro impazientemente i sentieri stretti e tortuosi tra le tombe, superando i nomi, diventati ormai familiari, incisi su tutte quelle lapidi. Quando sono in vena di scherzare li saluto per nome, quei poveri umani. "Ehi Jocelyn, come te la passi?"
"Ciao Matthew, ti vedo in forma oggi."
"Samantha, cara, non sono ancora venuti a trovarti?"
Oggi non è uno di quei giorni. Le voci nella mia testa sono zitte, soffocate dalla consapevolezza di essere sul punto di scoprire una verità angosciante. Guardo il cielo, coperto di nuvole grigie che promettono pioggia. La giornata sta volgendo al termine, e il cimitero chiuderà tra meno di mezz'ora.
Destra, sempre dritto e poi ancora destra. Eccoci.
La lapide di Elisabeth Egerton Night si erge silenziosa davanti ai miei piedi, circondata da qualche candela consumata e un fiore appassito. Faccio un po' di ordine, concedendomi anche di strappare le erbacce. Quindi pongo il mazzo fresco di fiori nel vaso di marmo sulla sinistra.
"Scusa per quello che sto per fare." Sussurro. "Non so se è quello che avresti voluto per tua figlia." Come ogni volta, le mie parole sono seguite dal silenzio.
"Sai, Grace è forte, determinata, piena di vita. È magnifica. Ne saresti fiera." Il vento soffia più forte, portando via le mie parole. "E io... fallisco miseramente, cercando di non amarla." Sussurro, così piano che fatico a sentire la mia stessa voce. "Starle lontano non è servito a niente. Non funziona."
Espiro, scuotendo la testa.
Non è qui che devo stare, questa sera.
Lancio un'ultima occhiata ai fiori, augurandomi che resistano al freddo, quindi riprendo a camminare, questa volta con una direzione meno precisa.

Di solito c'è una zona, nei cimiteri, riservata nello specifico alle tombe dei bambini. Davvero triste sì, ma in questo caso la sua presenza potrebbe tornarmi molto utile. La sto cercando, vagando disordinatamente tra le lapidi, quando sento una voce ruvida chiamarmi da dietro.
"Ragazzo?"
Mi giro, ritrovandomi a qualche metro da quello che riconosco come uno dei custodi del cimitero.
"Tra poco chiudiamo i cancelli. Fa in fretta." Mi dice in modo burbero, invitandomi ad andarmene.
"Sì signore." Rispondo "Ero giusto sulla via di ritorno."
Affretto il passo, nascondendomi dietro ad un cipresso. Quindi, dopo una rapida occhiata finalizzata a controllare che il custode non mi stia osservando, mi rendo invisibile.
Crederà semplicemente di non avermi visto uscire.

Riprendo a girovagare, per niente impaurito dal fatto che di lì a qualche minuto sarò l'unico essere vivente presente nel cimitero. Mi fermo solo per evitare di pestare una candela rotolata in mezzo al sentiero. Mi piego per raccoglierla, poi, girandomi a sinistra per rimetterla al suo posto, il mio sguardo cade su una lapide circondata da molti fiori. Sotto al nome ci sono le date di nascita e di morte: 03/12/2011 — 05/22/2011
Espiro, percorso da un brivido.
Sono nel posto giusto.
Passo i successivi dieci minuti a leggere nomi appartenenti a creature innocenti e sfortunate, la cui vita su questa terra non è durata più di un paio di anni.
In base a che criterio fai la tua scelta, Dio? Basandoti su cosa, chiami a te creature che non hanno vissuto abbastanza da imparare cosa sia il vero male in questo mondo?
Quando finalmente trovo la lapide giusta, il mio cuore perde un battito. Guardo la pietra sporca, percorsa da rampicanti e priva di fiori. Il nome inciso è a malapena leggibile.
Abigail Night, 08/18/1999 — 08/25/1999
Deglutisco. Chissà cosa direbbe Grace, se sapesse di avere avuto una sorella solo per una settimana.
Mi piego sulle ginocchia, sfiorando con il dito la pietra fredda. È allora che noto che qualche erbaccia copre la parte più bassa della lapide, nascondendo un'altra incisione. Le sposto in fretta, rivelando così un'incisione lunga e scritta a caratteri molto piccoli. Il suo corpo è stato donato alla scienza, affinché si cercasse di capire la misteriosa causa del suo prematuro decesso ed evitare che una disgrazia tale possa colpire altre famiglie in futuro.
Mi alzo di scatto, percosso da una scarica di adrenalina. La tomba è vuota.

Allora è proprio vero. Le mie assurde teorie si sono confermate.
Abigail Night, la sorella di cui Grace non era mai venuta a conoscenza, non è davvero morta.
Anzi, da qualche parte, nel mondo, si prepara al suo compito di Angelo Custode.

Guardian Angels - La RivelazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora