Capitolo 25: double game

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Sono già le quattro di pomeriggio quando me ne esco a passi svelti e accompagnata da Gabriel, dalla Planning Room, il reparto dove mi ha portata il ragazzo e mi ha dato le informazioni necessarie per il mio allenamento.
Niente di emozionante, per ora... Possibili uscite, inizio alle otto, la suddivisione dell'allenamento in tre fasi, turni da rispettare, pause di riposo abbastanza corte, la domenica libera, la tuta che mi sarà fornita...
"A proposito!" Esclamo, forse un po' troppo forte.
Gabriel gira il viso verso di me, il viso in allerta.
"Mi avevi detto di ricordarti di passare alla Size Room." In realtà non so cosa sia esattamente, ma il nome dice molto.
"Ah! Giusto, grazie per avermelo ricordato." Si sistema i capelli sulla fronte con un gesto tranquillo e osservo i bei lineamenti del suo viso.
Non sono come quelli di Devin, sono più dolci, come fosse una specie di dipinto imperfetto, a causa della probabile asimmetria del suo viso. La noto solo ora, ma gli dona un'aurea interessante.
Ha un modo di fare gentile ed educato dopotutto, e possiede anche un carattere abbastanza incisivo.
Svoltiamo bruscamente a destra, diretti agli ascensori centrali.
Quindi, dopo pochi minuti di spostamenti, giungiamo nel reparto che cercavamo, destinati ad uscirci con due divise da allenamento per me, nuove e su esatta misura.

-

Stringo l'asciugamano, cercando di farlo aderire bene sotto le ascelle perchè non cada, e mi dirigo ad aprire l'armadio, pieno delle mie cose solo da poco tempo.
Afferro una salopette nera, da mettere sopra un morbido maglione leggero bianco, la biancheria e i calzini.
Mi vesto velocemente, con la continua sensazione che qualcuno potrebbe entrare di nuovo senza bussare.
Raccolgo i capelli spettinati in uno chignon sulla testa e guardo verso la parete spenta, rimpiangendo le finestre di casa che amo terribilmente aprire per fare entrare l'aria fredda, soprattutto di sera, prima di dormire.
Ho sempre amato inspirare a grandi polmoni la vita notturna di Londra prima di addormentarmi: è un po' una fissazione particolare, lo so, ma in qualche modo mi rilassa e mi fa sentire parte di qualcosa di molto grande.
E quando respiro quell'aria, so che inspiro sorrisi, urla, tassisti e smog, aria fredda e fumo di sigarette, lacrime e gelati, ambizioni e respiri delle persone di tutto il mondo.
Faccio scorrere le dita sulla parete per accenderla e scelgo un panorama montano in estate, con una lieve brezza che scuote l'erba più vicina.
Mi sono appena allontanata per osservare il panorama che sento bussare alla porta.
È una cosa inaspettata.
Per un secondo, mentre mi dirigo ad aprire, spero e allo stesso tempo temo fortemente che possa essere Devin, ma appena spalanco la porta mi accorgo che è semplicemente Gabriel, con le mani infilate in tasca.
"Ehi." Mi saluta tranquillamente e gli sorrido.
"Vuoi entrare?" Gli chiedo nello stesso momento che mi dice "Sei carina."
Sorrido di nuovo per il complimento inaspettato.
"Davvero? Grazie, sei gentile."
"Beh..." Toglie le mani dalle tasche "Volevo accompagnarti a cena dato che Devin mi ha detto sarebbe stato impegnato..."
Di nuovo.
"...e so che muoversi da sola è un po' difficile per te."
"Ah, è già ora di cena? Beh, allora grazie, arrivo subito."
Non ho affatto fame.
Mi affretto a chiudere l'anta della camera e a sistemare le poche cose, poi lo raggiungo fuori.
"Comunque..." Gli dico ridacchiando, mentre ci incamminiamo "Sei la prima persona in assoluto che bussa prima di entrare."

"Ci metterò un minuto." Si giustifica, mentre ci dirigiamo verso la camera di Devin "Me la sono completamente dimenticata là sta mattina, mi dispiace."
"Non c'è problema Gabriel." Gli dico per la centesima volta "Veramente. Ti aspetto lì fuori, tu fai con calma."
"Devin non si arrabbierà neanche che io sia entrato senza permesso, perchè ovviamente non mi vedrà."
Dopo un suo ennesimo sorriso colpevole e un paio di corridoi di cammino, giungiamo alla 29B e mi appoggio al muro di fronte del corridoio, sorridendogli prima che apra la porta con naturalezza.
Nessuna chiave, nessuna privacy. Gabriel può entrare tranquillamente come niente fosse.
Riesco ad intravedere la penombra della stanza, ma appena Gabriel accende la luce sento una voce femminile borbottare qualcosa indispettita.
Non ci metto molto ad accorgermi di cosa sta succedendo, dato che sono esattamente di fronte all'entrata: Devin è sdraiato sul letto, appoggiato su un fianco, senza maglietta, con una ciotola di fragole accanto, mentre alle sue spalle vedo Alexa, seduta a gambe incrociate con una maglietta di almeno due taglie superiori alla sua.
Lei sta aggrottando le sopracciglia per l'improvvisa luce, mentre lui sta armeggiando con il telecomando della tv, dopo averlo trovato tra le lenzuola disordinate.
È come se mi avessero buttato addosso un secchio enorme di acqua gelata.
"Devin?" Gabriel sembra divertito e sorpreso.
"Sì? Hai bisogno? O avevi solo intenzione di interrompermi una piacevole serata con la tua comparsa?"
"Sei un deficiente." Dice scuotendo la testa, sparendo dalla mia vista, frugando qualcosa da qualche parte. "So che eri impegnato, ma non pensavo in questo tipo di impegno."
Il suo tono sembra divertito e questo mi da fastidio.
"Qualcosa in contrario?" La voce acida di Alexa giunge dal letto e osservo la sua mano scivolare sulla spalla di Devin.
E in quel momento il suo sguardo scivola verso la porta, aperta abbastanza perchè io possa vederlo, e dal momento che incontro il suo sguardo posarsi sul mio, capisco che mi ha notata e che non ne è piacevolmente sorpreso.
La sua espressione diventa di pietra e lo osservo scacciare la mano di Alexa dalla sua spalla nuda.
Vorrei andarmene a grande passi, darmi qualche schiaffo e smettere di pensare alle sue labbra sulle mie, ma non riesco a fare nulla e alla fine è la cosa giusta, perchè l'indifferenza che cerco di manifestare è di gran lunga più efficace.
"Mi ero dimenticato la chiavetta da te..." Gabriel torna dopo pochi secondi, salvandomi dalla situazione "Porto Grace a cena, buona serata." Dice, facendo loro l'occhiolino, e fa per chiudere la porta, ma vede Devin alzarsi di scatto a sedere sul letto e si trattiene dal farlo del tutto.
"La porti tu a cena?" Sembra leggermente deluso, seduto a metà via tra l'alzarsi di scatto per venire con me e tornare a fare quello che faceva prima. Ne sono sorpresa.
"Sì..." Decido di intervenire, avvicinandomi alla porta "Qualcosa in contrario?" Riprendo appositamente le parole precedenti di Alexa e sorrido fintamente, afferrando il braccio di Gabriel e chiudendo definitivamente la porta.

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