Capitolo 29: psycho

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Oltrepassato l'arco, mi trovo di fronte ad uno spettacolo inaspettato: un grande spiazzo d'erba dove sono disseminati parecchi tavolini, ognuno con una candela spenta sopra. Un bancone interamente di legno è posto esattamente di fronte a me e una fila di tronchi tagliati fungono da sgabelli dinnanzi ad esso. Dietro al bancone si trova una grande mensola piena di tazze, bottiglie e bicchieri di ogni tipo, sovrastata da una scritta di neon blu che dice "Darkwood".

I pochi alberi che limitano il luogo, invece, sono collegati ed adornati da lanterne, ora spente, che rendono tutta l'atmosfera estremamente piacevole.

Ciò che più di tutto mi sorprende, però, è la totale assenza di anima vivente.

Mi giro verso Devin, che mi sta osservando. Non mi aspetterei mai un "Bello, eh?" da lui, ma sono sicura che qualcosa mi saprà raccontare a riguardo.

"Dove sono tutti?" decido di chiedergli.

"Sono le otto e un quarto di mattina, Grace. Cosa vuoi che faccia la gente alle otto e un quarto di mattina?" mi chiede, con tono ovvio.

Faccio per controbattere, ma lui mi interrompe.

"Qualsiasi cosa tu stia pensando, non la voglio sapere. Ma sappiamo sicuramente che "tutti" non sono qui a preoccuparsi di un locale in cui nessuno viene alle otto e un quarto di mattina." marca bene le ultime parole.

Alzo gli occhi al cielo, esasperata.

"Intendi dire che è autogestito?" gli domando, seguendolo, mentre lui si avvicina al bancone, facendo zig zag tra i tavoli.

"Più o meno. In pratica ognuno fa quello che vuole." mi risponde "D'altronde possono entrare solo le persone che sanno la formula che ho recitato prima. Qualcosa da bere?Acqua? Limonata?" domanda, afferrando un bicchiere pulito e scorrendo con lo sguardo sulle bottiglie, scegliendo di versarsene una arancione con un'etichetta che non avevo mai visto.

Sicuramente non sono alcolici normali.

"No, non voglio niente." dico tranquillamente, guardandomi intorno.

In fondo, sono contenta che mi abbia portata qui e anche leggermente soddisfatta: non mi aveva mai mostrato qualcosa legato al suo passato, neanche qualcosa di così banale e dal significato apparentemente più superficiale.

Mi siedo al tavolino dove Devin ha appoggiato il suo bicchiere pieno del liquido frizzante e aspetto che torni da me. Lo fa pochi secondi dopo, con un kit di pronto soccorso in mano.

Mi disinfetta e asciuga il taglio sulla fronte, completamente in silenzio, fermandosi solo per assaporare un sorso dal suo bicchiere.

"Ora possiamo iniziare." dice semplicemente, una volta aver risistemato il kit ed essersi seduto di fronte a me. "Ti chiederai perchè ti ho portata qui. Per ora ti basta sapere che questo posto nuovo avrà un'influenza utile sui tuoi pensieri..."

Lo ascolto attentamente.

"... E poi avevo sinceramente bisogno di cambiare aria." si guarda velocemente intorno. "Oggi affronterai alcuni test. Ti accorgerai della loro banalità, soprattuto quelli di questa mattina, ma non li devi sottovalutare, Grace, va bene?"

"Sì." annuisco e sostengo il suo sguardo.

Mi osserva per pochi secondi, poi fa un leggero ghigno e si alza dalla sedia, con il mano il bicchiere e muovendolo con fare teatrale.

"Primo test..." esclama "testerà la tua capacità di mentire e l'osservazione della tua esteriorità nel farlo."

Spalanco gli occhi, sorpresa e sollevata allo stesso tempo: immaginavo qualcosa di diverso, decisamente. Ma d'altronde, questi sono solo test.

Guardian Angels - La RivelazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora