Genn

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Ha un'altra volta addosso il pijiama. E questo è molto più buffo di quello della scorsa notte: indossa una maglietta enorme con una scritta davanti ed un paio di pantaloni rosa con gli unicorni.

La guardo un attimo ed è visibilmente a disagio: perché le ragazze vivono sempre male qualsiasi mio tentativo di far amicizia? Va bene, ultimamente l'amicizia era l'ultimo dei miei pensieri, però con alcune il sesso non era male. Ma dopo Jazmine mi sono ripromesso di non farlo più. Non il sesso, il puttaniere.

"Hai cenato?" Chiedo.
"No, stavo per andare a dormire." Dice incrociando le braccia.
"Cazzo vuol dire che non hai mangiato?" Chiedo dirigendomi verso quella che pensavo fosse la cucina: una piccola stanza con le pareti beige ed un piano cottura tutto in legno bianco.
Inizio ad aprire le antine, i cassetti ed il frigorifero: ha tutta frutta e verdura, roba di soia con il 0,01% di grassi, yogurt magri e Philadelphia light.
Ok, questa ragazza deve imparare come cazzo si mangia. Odio quelle fissate col mangiare poco e che ogni volta per portarle fuori ne fanno una tragedia.
Come con Violet. Appunto.
"Carne?" Chiedo.
"Vegetariana" risponde.
"Pasta?"
"Celiaca"
"Formaggio?"
"Intollerante al lattosio"
Non ci credo. Non è possibile concentrare tante intolleranze in una persona sola, la guardo negli occhi e vedo che distoglie lo sguardo.
La piccola vipera sta mentendo. Bene, ora le faccio capire cosa vuol dire prendere per il culo Genn Butch.

"Prendi la giacca." Dico rimettendomi la mia.
"No, te l'ho già detto, sono in pijama" dice.
"Ed io sono bello. Ora prendi quella giacca e vieni fuori." Dico afferrando il cappotto costoso dalla sedia.
Sbuffa. Una, due, tre volte. Inizia a stringere i pugni. Ed io me la rido.

Entriamo nel 7Eleven che ha dietro casa, prendo un carrellino ed inizio a metterci dentro cose. Cose che lei continua a togliere e che io rimetto.
Sogghigno e butto una confezione di hamburger di manzo nel cestino ed il suo viso sbianca. È troppo divertente.
Prendo poi una bistecca e la vedo arretrare.
"Per cena ti cucino questa" le dico alzandogliela davanti alla faccia.
"Certo, ed io uso il veleno per topi per farti il caffè." Ride.
Ed è una risata genuina, non una dettata dalla circostanza o dal sarcasmo, una risata vera. Una risata bellissima.
Continuo mettendo nel cestino anche quegli schifosi hamburger vegetariani fatti col tofu, del pane di soia e sesamo, e delle patatine alla paprika.

Lei raccatta delle mele, un paio di mandarini, dell'insalata e delle gallette di riso ricoperte di miele.
Quella ragazza se vuole essere mia amica deve imparare a mangiare.
Paghiamo alla cassa e ci riavviamo verso casa sua.
"Cosa studi?" Le chiedo.
Non volevo interrompere il silenzio che si era creato:  non era un silenzio imbarazzante, ma uno rassicurante, quel silenzio di cui siamo entrambi consapevoli e non dispiace, perché sappiamo che se dobbiamo dire qualcosa lo possiamo fare. Ed è così dannatamente strano.
"Arte.. Pittura." Si corregge subito.
"Figo. Dimmelo quando hai bisogno di un modello, posso farti fare dei nudi mica male" scherzo.
E lei ride di nuovo. Cazzo che bella risata che ha.
"Se ne avrò bisogno ti farò sapere" ridacchia ancora.
E sento di non averne abbastanza.

Entriamo in casa e mi metto ai fornelli con lei seduta sul tavolo che mi fissa: faccio un hamburger di manzo per me ed uno vegetariano per lei, prendo il pane senza glutine che ho aggiunto al carrello all'ultimo e ci metto dentro ketchup, insalata e quel coso di tofu e soia.
Porto tutto sul tavolo e dico "Buon appetito", addentando il mio panino.
Carne, quanto cazzo sei buona.
Lei guarda il piatto come se fosse una cosa che non ha mai visto.
È. UN. PANINO. CAZZO.
"Assaggialo" dico.
"Sai, io queste cose di solito non le mangio" dice sollevando il pane e rivelando l'interno dell'hamburger.
"Non ha carne, non ha glutine nè latte, quindi mangia e fammi contento." Dico aprendo una birra.
Sbuffa e poi da un morso poco convinto.
Sorride, le piace. E dentro esulto come un bambino di due anni.

Mangiamo e ridiamo, io la prendo in giro per i suoi gusti di merda in cucina e lei mi spiega che  è sempre stata abituata così.
Balle. Ma sorvolo.
È così spontanea. Non si rende conto delle facce che fa, né di quanto è carina, lo è ma non ne è consapevole.
Sparecchiamo e decidiamo di guardare un film.
Mi racconta che odia commedie e film romantici e dentro esulto: li odio anche io.
Optiamo quindi per Bastardi senza gloria.
Ci mettiamo sul divano e non appena premo play, lei lo rimette in pausa e si gira verso di me.
"Questo non è un appuntamento" dice repentina.
"Non ho mai detto che lo fosse"
"Si, lo so, ma ti metto le cose in chiaro fin da subito: non voglio una storia, non voglio un flirt, non voglio una relazione, non voglio nulla. Quindi se sei venuto qui con una di queste intenzioni, bhe, quella è la porta. Altrimenti va tutto bene, possiamo essere amici e goderci il film." Spiega.
"Non voglio una relazione. Non voglio nulla da te se non un po di tempo per farti capire cosa cazzo vuol dire vivere. Sai cosa mi hai detto quella sera quando eri ubriaca? Che la tua vita era una merda, che ti sarebbe piaciuto cancellare ogni traccia di te. Bhe, non sono cose da dire davanti a me. Ed ora io sono qui a stravolgere il tuo mondo. Ti farò pentire di aver detto tutte quelle cazzate." Dico.
Lei pare sconvolta, poi mi guarda come se avesse capito.

Quello che deve essere salvato sono io.

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HEY PEOPLE!!

Ok, sto postando tanto oggi.

Motivo? HO IL TELEFONO NUOVOOO!!
Ma ovviamente quando succede nessuno ti scrive più, e quindi scrivo io. 😂😂

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Vi affetto tutti ❤️

#IAMANURBANSTRANGER

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