Mi sveglio di soprassalto.
Sono al buio nel mio salotto.
Mi gira la testa e mi sento come quando alle superiori mi sono fatto la mia prima canna.
I ricordi sono poco chiari: le voci erano più squillanti, le immagini più lente e le luci accecanti.
Mi guardo in giro ma non vedo Violet.
Prendo il telefono con l'intenzione di chiamarla ma poi mi ricordo che lei non ne ha uno.
Ha fatto la fine che Viv gli augurava da tempo.
Mi alzo stiracchiandomi: mi sento come se avessi tutti gli arti addormentati.
Che situazione orribile.
Apro il cellulare e trovo diverse notifiche di Snapchat da parte di Alex.
Quello stronzo mi ha ripreso mentre ero sotto sedativi: continuo a ridere e a biascicare.
Lo ammazzerò più tardi.
Metto le scarpe e prendo le sigarette: sono quasi sicuro che ne avessi ancora una decina, ma qui c'è ne sono poco più di cinque.
Violet.Arrivo sul tetto e appena apro la porta me la trovo seduta sul mio vaso rovesciato che si lascia accarezzare dalla pioggia che cade.
"Ti sei accorta che sta piovendo, vero?" Gli chiedo.
"Lo so." Dice senza batter ciglio.
Mi siedo accanto a lei e lascio che la pioggia accarezzi anche me.
"Che hai, Violet?" Le chiedo notando l'espressione triste sul suo viso.
"Nulla."
"Violet, io con te mi sono aperto, quando farai lo stesso con me?" Chiedo scocciato.
Ma lei non risponde.
Si limita a sorridermi con una luce triste negli occhi.
Poi si avvicina, mi prende il viso tra le mani e mi bacia.
Ma non è uno dei nostri soliti baci: non è un bacio arrabbiato, non è un bacio passionale nè uno disperato.
È un bacio triste.
"Sai, ho sempre amato la pioggia." Dice dopo essersi staccata da me.
"Piace anche a me. Ma quando sono al chiuso" dico scherzando.
Lei abbozza un sorriso e solleva ancora il viso.
"Quando ero bambina, mia madre mi diceva sempre che una brava signorina doveva avere un ombrello con sè per ogni evenienza.
Io quindi avevo sempre con me un piccolo ombrellino blu: mi piaceva immaginare di avere un piccolo angolo di cielo tutto per me. Solo poi mi sono resa conto che non era per il mio angolino azzurro: era per mia madre che lo facevo, perché fosse contenta di me.
Io odiavo dover portare con me quella cosa bagnaticcia.
Io volevo sentire le gocce sul viso.
Ogni volta che facevo qualcosa pensavo a come farla al meglio.
Non per me, per gli altri.
Di me non m'interessava.
Io volevo solo che gli altri mi apprezzassero.
Sai, mio padre se n'è andato di casa quando avevo 10 anni.
Ho sempre pensato di essere io la causa di tutto: non ero una brava bambina, facevo troppo rumore, non ero abbastanza brava a scuola.
Ora, se ci ripenso, mi sento stupida.
Ero una bambina, non un cucciolo.Compiuti 17 anni qualcosa dentro di me si è rotto.
Sarah diceva che ero vuota.
Bhe, non aveva tutti i torti, io mi sentivo vuota.
Ho smesso di mangiare.
Mia madre non se n'è mai accorta.
Era troppo impegnata col lavoro.
Ho iniziato a sparire lentamente.
E più sparivo più mi sentivo viva.
Ma non mi bastava.
Avevo bisogno di più.
Ero in cucina quando mi ha trovata: c'erano vetri ovunque. Io ero raggomitolata in un angolo a piangere.
Macchie cremisi tempestavano il pavimento, come piccoli rubini.
Il giorno dopo ero in un istituto per la cura dei disturbi del comportamento alimentare.
Io stavo male.
Ma stavo bene così.
Ci ho passato 5 mesi. 5 mesi d'inferno.
Ma ormai ero rotta.
E quando sei rotta puoi provare ad aggiustarti quanto vuoi. Ma le crepe rimangono.
Le cicatrici rimangono.
Tutto rimane, nulla passa mai."
Sta piangendo.
Lacrime che si confondono con la pioggia.
Lei che si confonde col mondo.
Ed io che mi sento rotto dentro.La stringo fra le braccia.
Lei non è stronza come pensavo.
Non è acida, non è nervosa.
Non è snob, non è introversa.
Lei è semplicemente Violet.
Lei non è solo caduta.
È caduta, è stata calpestata, è stata trascinata e, seppur non avesse la forza per fare un altro passo, è stata in grado di rialzarsi e l'ha fatto.
Questa ragazza è una forza della natura.
È la forza fatta a persona.
E seppur sia ancora fragile, non le permetterò di spezzarsi.
Non le permetterò di piegarsi.
Le farò capire io cosa vuol dire avere un motivo per vivere.
In modo da stare accanto a lei.
Che è il mio.
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- I'll find u -
Teen Fiction-IN REVISIONE- Mi guarda. Ha cambiato espressione, non è più arrabbiato. Sembra quasi soddisfatto. "Io ti piaccio." Afferma. "Ma grazie al cazzo!" Urlo "Chissà perché non ci ho pensato prima!" Rispondo sarcastica. "Ed allora mi vuoi dire quale è il...