Violet

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Vedere Genn in questo stato mi fa scompisciare dalle risate.
Si appoggia al mio grembo e chiude gli occhi.
Il suo respiro si fa regolare: si dev'essere addormentato.
Lentamente cerco di sgattaiolare via, ma Genn si gira e apre gli occhi. Mi fissa il tempo necessario per riuscire a decifrare il suo viso: ha gli occhi rossi e lucidi, profonde occhiaie ed uno sguardo un po' perso.
Dev'essere ancora sotto l'effetto dei sedativi. Sul prospetto del medico c'è scritto che gliene hanno dati davvero tanti perché era nervoso, irascibile e l'operazione era dolorosa.
Non era messo così male quando è uscito, ma ora, guardando la sua mano, penso che non sia stata completamente colpa della caduta in bagno.
"Hai i capelli ricci." Dice mettendo un dito attorno ad un mio boccolo.
"Si, Genn, e gli uccellini volano." Dico sarcastica.
Almeno ha ripreso a parlare senza biascicare, seppur abbia sempre un' aria trasognata.
Mi alzo piano e lui mi afferra un polso, trascinandomi sul divano.
"Sai vero che con la mano in questo stato dovrai occuparti tu di me?" Dice facendo dei piccoli cerchi sulla mia spalla.
"Si, certo, come no." Lo prendo in giro.
"Sono io il ferito, e la colpa è solo tua." Dice.
"Che diamine significa che la colpa è mia?"
"Che sei troppo rumorosa. Qui qualcuno è sotto sedativi." Dice indicandosi e ridendo.
Sembra fatto. Non che l'abbia mai visto in quello stato.
"Dai Genn, vai a dormire, ne parliamo più tardi." Dico prendendolo per la mano sana e cercando di sollevarlo anche solo un pochino.
Lui ride e mi trascina ancora sul divano.
Ok, il Genn fatto è più irritante di quello normale.
"Mi cucini qualcosa?" Dice ridendo.
Ci mancava solo la fame chimica.
Fantastico.
Mi alzo e vado verso il frigorifero.
Lo apro e guardo se c'è qualcosa che potrei cucinare senza renderlo immangiabile.
Faccio abbastanza schifo in cucina.
Ma d'altronde se fossi stata brava non farei l'accademia.
Prendo una mozzarella e due pomodori.
Penso di essere in grado di preparare una caprese senza uccidermi la mano.
Uno dei due deve riuscire a tenerle intatte entrambe, e dato che Genn è già fuori gioco, quella devo essere io.
Prendo un tagliere ed un coltello, mentre Genn si alza dal divano e mi fissa mentre taglio a fette abbastanza spesse quello che ho preso dal frigorifero. Metto la mozzarella sul piatto e sopra ogni pezzo ci metto una fetta di pomodoro, che poi condisco con olio, sale ed origano.
Porgo il piatto a Genn ma lui sorride e fa no con la testa.
"Che c'è?" Gli chiedo alzando le spalle.
"Imboccami." Mi dice con un sorrisetto furbo.
"Col cazzo, hai ancora una mano funzionante." Dico mettendo nella lavastoviglie il tagliere sporco.
"Viv, daaaai." Dice supplichevole.
Io questo Genn non lo reggo. È davvero peggio dell'altro.

Genn si addormenta mezz'ora dopo sul divano.
Se fila tutto liscio al suo risveglio dovrebbero essere passato gli effetti dei tranquillanti.
O in caso lo prenderò a sberle fino a quando avrà smaltito tutti i farmaci.
Carico la lavastoviglie e vado a prendere il mio nuovo blocco da disegno.
Sam me l'ha regalato la scorsa settimana, l'ha visto in un negozietto e ne ha presi due: uno rosso per lei ed uno verde per me.
Amo questo colore.
È un verde che ricorda vagamente il colore dell'acqua quando è limpida, quando sembra incontaminata.
Mi ricorda la me senza problemi, quella pulita, quella libera.
Devo riuscire a parlare a Genn di quella Violet che mi tormenta.
Devo riuscire a fargli capire che se davvero vuole stare con me deve accettare anche lei.
Ma soprattutto io devo accettarla.
Perché ancora la odio.
Ma non sono pronta a lasciarla andare.

Ero a casa dei miei quando è iniziato tutto.
Mia madre troppo presa con il lavoro e le pratiche del divorzio.
Mia sorella troppo presa dalla sua vita sociale.
Mia cugina Julie sempre troppo distante seppur la volessi vicina.
Sarah se n'era andata. Non mi voleva più.
Ed io mi sentivo così sola, così vuota.
Mi sembrava di essere sott'acqua, quando tutto va a rallentatore e senti tutto attutito.
Ma quando poi riaffiori ti accorgi di avere l'acqua nelle orecchie a darti il tormento.
Fingevo di sentire.
Ma in realtà non sentivo più nulla.
Passavo le giornate inventandomi scuse per non andare a scuola, per non mangiare, per non vedere nessuno.
L'unica valvola di sfogo erano i libri che custodivo tanto gelosamente ed il mio album da disegno.
Volevo il buio, tanto che non aprivo mai le persiane.
Mi stavo autodistruggendo.
Ma mi andava bene così.
Finché mia madre non mi ha trovata ed ha capito che la figlia tanto perfetta che voleva non era poi così perfetta.
E a ricordarmelo sono le cicatrici che porto sempre con me.

Ma a volte quella Violet mi manca.

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Non odiatemi per questo capitolo.

Penso sia uno dei capitoli a cui tengo di più.
Racchiude una parte di me.

Quindi vi chiedo di capirmi.

❤️

Vi voglio bene Babbanelle mie.

Vi ciao tutte 😊

P.s
Il capitolo è per messwhitbutch .
Mi ispiri.
Perdonami se puoi. ❤️

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