Violet

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Mi sveglio con Genn seduto davanti a me che accorda la chitarra.
Mi alzo lentamente e mi stiracchio per bene. Sono ancora sporca di nero un po' ovunque.
Mi metto a sedere e lo guardo. Lui guarda me.
"Che c'è?" Gli chiedo alzando le spalle.
"Quanto sei arrabbiata da 1 a 10?" Mi domanda con lo sguardo basso e l'atteggiamento di chi ti fa una domanda tanto per fartela, non perché gli interessi veramente.
Tanto. Sono davvero arrabbiata con lui. Ma non tanto per il gesto. Ma perché non ha parlato con me. Non si è comportato da amico. Si è comportato da stronzo. Ed io di stronzi nella mia vita ne ho incontrati a sufficienza.
Doveva chiarirsi con me. E non andare a prendere a pugni un mio compagno di università senza un cazzo di motivo.
"Perché l'hai fatto?" Chiedo.
Ma lui continua a giocare con le corde della chitarra e non risponde.
"Genn... Perché l'hai fatto?" Gli ripeto.
Stavolta alza lo sguardo e mi fissa dritto negli occhi.
Ma non è uno sguardo dispiaciuto. Non è nemmeno uno sguardo risentito.
È uno sguardo di pura rabbia.
È incazzato, e non si capisce se lo è con me, con Cam, col mondo o con se stesso.
Mi getta davanti qualcosa di nero, che cade sul pavimento con un tonfo secco, aprendosi e rivelando l'immagine di Genn che si toglie la berretta.
Il mio album da disegno.
"Tu perché hai fatto questo?" Mi chiede, quasi ringhiando.
Merda. Quello non lo doveva vedere.
"Hai frugato nella mia borsa?!" Mi invento per sviare l'argomento.
"Eh no, bella, con me non attacca." Dice.
"Che. Cazzo. Significa. Quello." Dice ancora, scandendo bene le parole e indicando la sua immagine.
"Significa che mi fai incazzare. Mi fai girare le palle. Significa che non capisco come puoi comportarti in un modo tanto dolce da prepararmi la cena e poi sputare sentenze come se mi conoscessi da una vita. Significa che con te non si riesce a parlare perché hai ragione solo tu. Significa che se non impari a relazionarti rimarrai da solo. E non sono solo io quella che mente al mondo, quella che mente a se stessa. Lo fai anche tu." Urlo.
E me ne pento subito. Sono stata cattiva. Acida. Non dovevo.

Sono sul punto di scusarmi quando lui si alza. Si alza e si avvicina. Mi fissa, ma non riesco a capire quello che pensa.
"Cosa vuol dire questo, Violet?" Dice ancora.
"Niente. Non vuole dire nulla"
"Sei una bugiarda. Una bugiarda del cazzo."
Si abbassa a raccogliere il mio blocco e va verso la porta.
"Se anche non lo vuoi ammettere davanti a me, almeno ammettilo a te stessa."
Eh, no, ora basta.
Mi alzo e lo seguo.
"Senti, coso. Per prima cosa ti dai una bella calmata, va bene?!" Gli dico.
Ma lui continua a darmi le spalle.
"Parlo con te!" Gli urlo.
Poi si gira ed urla solo una cosa prima di uscire di casa sbattendo la porta: "Tu, Violet, cosa vuoi tu da me?!".
E crollo a terra.
Non lo so più nemmeno io.

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