Violet

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Sono giorni che non vedo Genn.
Giorni che mi chiama a ripetizione, mi lascia messaggi in segreteria e mi supplica di parlargli.
Giorni che mi sbraita addosso che sono una cogliona e che non crede ad una sola parola di quello che gli ho detto.
Giorni che piango fino a non avere più le forze per farlo.
Mi sono chiusa in casa, ho radunato tutte le cose che Genn aveva lasciato qui e le ho messe in una scatola in fondo all'armadio: alcune magliette, un paio di felpe e un cappello Bordeaux che gli rubavo sempre.
Non voglio vedere niente, voglio dimenticare lui, la sua esistenza, le sue parole sussurrate al mio orecchio, le sue mani attorno a me, la sua bocca sulla mia pelle.
Però spesso mi ritrovo ancora ad ascoltare quel cd che gli avevo rubato dallo stereo, le sue parole mi accarezzano e mi fanno piangere come se non ci fosse un domani.
Sam mi chiama un giorno sì ed uno no, vuole sapere come sto, come sto vivendo la cosa e se sto bene.
Fingo anche davanti a lei di stare benissimo, di esser tranquilla e di non avere problemi.
Ma in realtà sto morendo dentro.
L'aver lasciato Genn mi logora dentro, ma credo davvero di aver fatto la cosa giusta.
Si, ci credo davvero.

Alex mi chiama più di quanto sia lecito farlo: mi chiama la mattina per dirmi che Genn non è rincasato e chiedermi se magari è da me.
No.
Mi chiama il pomeriggio per dirmi che Genn ha fatto a botte con un tizio e per chiedermi se io centrassi qualcosa.
No.
Mi chiama per dirmi che la sera è sempre ubriaco marcio e che mi cerca ovunque.
Non voglio saperlo.
Mi chiama per dirmi che urla, che si incazza per niente, che ha quasi picchiato Karl per avergli detto che una delle canzoni che aveva scritto per me non lo convinceva poi tanto.
Mi chiama per dirmi che lo aveva visto così solo quando è morta Jazmine.
Mi chiama e racconta che non mangia e non dorme.
Mi chiama e dice che passa le giornate a bere, a fumare e a scrivere.
E a piangere.
Mi chiama per dirmi che partiranno alle 15 del giorno successivo.
Riattacco senza dire una parola.

Passo la sera a mangiare 4 barattoli di gelato chiusa nel buio della mia camera, con le canzoni di Genn e Alex sparate a tutto volume nelle orecchie.
Il cellulare continua a suonare ed ad illuminarsi: ho 5 chiamate di Sam, 2 di mia madre e 8 di Alex.
E 32 chiamate perse da Genn.
Guardo lo schermo fino a quando non mi bruciano gli occhi, poi lo getto di lato: questo rimbalza sul letto e cade a terra.
Quell'iPhone me l'ha regalato Genn.
Mi maledico mentalmente e prendo un altro cucchiaio di gelato.
All'inizio sono tonfi lontani, poi i colpi diventano più forti e mi rendo conto che stanno bussando alla porta.
Mi alzo lenta, scostando le coperte pesanti ed il barattolo alla crema che avevo fra le mani.
Mi sarebbe venuto un gran mal di pancia dato che il supermercato non aveva il gelato senza lattosio: in quel momento però il bisogno di zuccheri era troppo forte.
Raggiungo a tentoni la porta, in mezzo al buio del mio piccolo appartamento.
Appoggio piano i palmi contro il legno chiaro e guardo chi bussa attraverso il piccolo spioncino: vedo un gran poco, solo un cappuccio nero e la manica di una giacca di pelle logora.
Bussano ancora, facendomi sobbalzare.
"Violet, ti prego, apri."
Genn.
Mi accascio contro la porta e mi tappo le orecchie: deve andarsene subito.
(Se riuscite, ascoltate la canzone sopra mentre leggete questo, fidatevi di me)
"Violet, so che ci sei, me lo ha detto Sam."
Dice.
Ha bevuto e si capisce benissimo da come biascica.
"Violet, ti supplico. Non ne posso più di stare così. Sto di merda. Violet, ti prego." Dice ancora.
Lacrime calde iniziano a scorrermi sulle guance e mi sento male, mi viene da vomitare.
E posso assicurare che non è per il gelato.
Piango piano, in silenzio, mentre Genn continua a parlare.
"Sai una cosa? Tu puoi non parlare con me, ma io lo posso fare con te. Puoi anche non ascoltare, ma io devo dirtelo.
Sei una fottutissima stronza.
Si, ti odio e penso non ci sia nessuno al mondo che ti odi quanto io odio te ora.
Chi cazzo ti ha permesso di farmi questo? Che diritto hai di farmi sentire una merda? Spiegamelo, Violet, perché io davvero non capisco!
Dovevo immaginarlo, quando ti ho visto nell'ascensore, che avresti portato solo guai! Dovevo capirlo subito, cazzo!
Ma tu eri lì, così bella, di corsa, coi capelli un poco in disordine e quel pigiama strampalato. Quando ti ho visto ho pensato subito che saresti stata mia. E lo sei, non puoi negarlo.
Il tuo stare sulle tue, il tuo voler nascondere tutto a tutti, il tuo sorriso, la tua risata, le tue guance che si tingono spesso di rosso quando sono nei paraggi.
Mi manca tutto, mi manchi tu.
E ti odio, perché sono fottutamente ed irremovibilmente innamorato di te.
Ho fatto tante cazzate nella mia vita, ma tu sei l'unica cosa giusta! L'unica!
È come se ti avessero creata sapendo che presto sarei arrivato io, come se ti avessero fatta sapendo perfettamente come incastrare il tuo cuore col mio.
E Violet, guardami ora.
Sono qui, alle 2 di notte a supplicarti di riprendermi, a supplicarti di tornare da me.
A supplicarti di impedirmi di prendere quell'aereo domani.
Apri questa porta, Violet.
Perché se non apri subito, sappi che questa sarà l'ultima volta che sentirai la mia voce.
E l'ultima in cui pronuncerò il tuo nome."
Resto ferma, incapace di muovermi e di provare qualcosa.
Resto ferma e piango e sento che questa ferita non riuscirò mai a rimarginarla.
Resto ferma e sento Genn che si allontana con passo lento.

Ora è finita davvero.

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