Capitolo 39

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#spazioautrice
Scusate ho fatto un leggero casino,leggete prima il 38 poi questo.

Il giorno dopo.

"Arrivati." Disse sfinita Diane gettando le sue valigie per terra.
Mi avvicinai al camino e lo accesi.
"Questa era la Camera di Fuller."
Dissi guardandomi intorno.
"Oh... " anche a lei mancava,lo amava ancora.
"Ti lascio sola." Dissi e uscii dalla camera. Vidi Harry indicare la Camera a Serena,avrebbe alloggiato nella numero 90.
Io e Harry dovevamo ancora decidere.
Lui si avvicinò a me quando mi vide.
"Dove andiamo?" Chiese un pò teso.
"Dormiamo in camera di mio padre?"
Ci pensò su e poi parlò.
"Dove è? Non l'ho mai capito."
Senza rispondere andai alla fine del corridoio,diedi una spinta al muro e la porta "invisibile" si aprì. Harry rimase a bocca aperta.
"Wow." Risi ed entrai seguita da Harry che iniziò a guardarsi intorno. Mi avvicinai alla mia spada quella che avevo usato quando ho combattuto con Harry. Era così lucida che ci si poteva specchiare.
Mi sentii toccare i fianchi da dietro,poi ad un tratto Harry mi prese in braccio.
"Mettimi giù!" Risi.
Mi posò sul letto e iniziò a baciarmi sul collo.
"Harry...no."
Lui mi guardò confuso.
"Che succede?" Chiese irritato.
"Non mi va." Dissi guardando le lenzuola per sfuggire al suo sguardo.
"É per Serena?" Questa volta lo guardai.
"No."
Sospirò.
"Dovresti smetterla di fare la bambina."
Non ero io,non ero io,lui aveva vinto su di me e io non riuscivo a pronunciare una parola.
Mi alzai di scatto e sussurai: "Devo andare." Uscii da quella camera e mi diressi verso l'esterno.
Non mi importava del freddo che avvolgeva la mia pelle,in quel momento volevo scappare e lontano.
Sapevo anch'io sarei tornata ma nel frattempo potevano tutti dimenticarsi di me. Percorsi le piccole strade di Røros e mi inoltrai dentro il bosco.
I rami mi avvolgevano,graffiavano le mie braccia ma le ferite più grandi stavano nel cuore.
Forse aveva ragione,ero una bambina ancora.
Arrivai alla mia meta,la casa.
Quella casa dove andavo quando volevo stare sola,quando volevo sfogarmi. Entrai e lo vidi. Sempre allo stesso posto come l'avevo lasciato. Il piano.
Mi sedetti sullo sgabello e iniziai a piangere sui tasti. Piansi pensando a quelle volte che avrei voluto far sentire le parole che uscivano cantando accompagnate dal suo suono.
Quelle volte che avrei dovuto dare di più ma non l'ho fatto.
La luce del sole si spense e diventò notte.
Iniziai a suonare,facevo uscire sentimenti che non sarebbero mai usciti a parole,mi sentivo così sbagliata,ero così sbagliata nel posto giusto.
E anche se la mia voce era bassa e rauca per via delle lacrime iniziai a cantare.

"Release your curse
'Cause I know my worth
Those wounds you made
Are gone you ain't seen nothing yet
Your love worth it
And I never win
You want the best
So sorry that's clearly not me
...
This is all I can be...

Harry's POV
Aprii gli occhi e realizzai che era buio e Kansas non era ancora tornata.
Fuori c'era freddo e chissà come stava...
Mi sentii incredibilmente in colpa per averla aggredita,si vedeva che stava male,non ha avuto neanche la forza di rispondere.
Avevo paura stesse a piangere sola in un angolo a soffrire il freddo.
Ma sentii qualcosa. Qualcosa di insolito in questo posto silenzioso,ed era un piano,un pianoforte,suonava,era così triste che metteva i brividi.
Mi vestii e uscii. Quel suono era ancora più forte una volta fuori.
Ma sapevo che non era vicino,cercai di affidarmi al mio udito,arrivai ad un bosco,i rami erano spezzati come se qualcuno ci fosse passato all'interno.
Seguii quelle poche tracce che riuscivo a capire,seguii i rami e l'erba calpestata. Intanto la melodia diventò ancora più alta,ero vicino.
Arrivai alla fine del bosco,sentivo l'acqua di un ruscello mischiarsi con le note più belle che avessi mai sentito alzai lo sguardo e vidi una casa,era tutto nuovo,meravigliosamente inquietante,mi chiedevo come poteva essere qualcosa di incredibilmente inquieto,bellissimo.
La casa non era vecchia,anzi era una bella casetta nel bosco. Era diversa dalle altre,qua erano tutte di legno ma questa no,assomigliava a quelle di Oslo solo che era molto più piccola.
Sentii una voce,si abinava perfettamente con la musica. Quella voce era la sua,così sensibile e bella.
Mi avvicinai alla porta socchiusa e la vidi,con i capelli all'indietro e il viso ricoperto di lacrime premeva i tasti con sicurezza.
Quell'oggetto così insignificante per me un tempo era diventato bellissimo visto insieme a lei.
Ascoltai le parole che aveva da dire,che voleva dire ma non riusciva a buttare fuori.
Erano così tristi che ad ascoltarle veniva da piangere.
Così sincere...
Queste lacrime le avevo create io e non mi ero accorto di niente.
Se l'avessi capito prima lei non starebbe così,c'era qualcosa che non andava e ha cercato di farmelo capire in mille modi ma io ho fatto finta di non vedere,volevo fosse tutto perfetto ma non ci sono riuscito.
Possediamo l'amore più difficile di tutti,scappiamo via e poi torniamo,abbiamo i peggior difetti e abbiamo commesso i peggiori sbagli ma chi più di noi due insieme può affrontare tutto questo?

"And I,I can't come alive
I want the room to take me under
Cause I can't help but wonder
What if I had one more night for goodbye?
But you're not here to turn off the light,I can't sleep
These four walls and me."

Mi feci coraggio ed entrai,lei smise di suonare e io mi avvicinai a lei,mi sedetti vicino a lei sullo stesso sgabello e la guardai negli occhi.

"Ti prego continua,sono le parole più belle e tristi che abbia mai sentito." Iniziò a piangere e appoggiò la testa sul mio petto,gli accarezzai i capelli,giuro che avrei fatto di tutto per farla stare bene.
"Va tutto bene piccola,sono qui.
Scusa per non essermi accorto di nulla,sono uno stupido ma voglio rimediare a tutto."
Lei continuò a piangere e le presi il viso tra le mie mani e la guarda negli occhi,la baciai.
"Basta piangere,se no lo faccio anch'io." La baciai ancora e ancora.
Aveva smesso di piangere e si era di nuovo appoggiata sul mio petto,sentivo il suo respiro tranquillizzarsi. La guardai e mi accorsi che si era addormentata.
La presi in braccio e la misi sulla mia schiena,non pesava tanto.
Uscii da quella casa ed entrai di nuovo nel bosco. Tornai a casa,ma non la camera di Robert,tornai nella casa in cui avevo vissuto per anni. Quella dove io e Kansas ci eravamo lasciati e poi rivisti dopo quasi un anno. L'ho sempre chiamata la mia prigione ma ora la chiamo casa.

Different Twins 2 ×h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora