Capitolo 17

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Apro gli occhi.
Mi giro verso il comodino.
Sette e trentacinque.
Volto poi la testa dall'altra parte. Harry dorme ancora, ha un'espressione così innocente e pacifica. Fisso il soffitto. Ma cos'ho fatto? Non lo voglio ammettere nemmeno a me stessa. Ho forse imparato ad amare?
No, non sento questo tipo di sentimento verso Harry. 'Forse perché non sei mai stata vittima dell'amore, e non sai cosa si prova' dice una stupida voce nella mia testa.
Ieri notte è stato bello, ma nulla più. Harry è un amico. Se si tratta solo di sesso, per me va bene. Nessuno ha mai sciolto la mia freddezza e quella persona non può essere lui. Mi conosce da troppo poco e io non sono abituata a fidarmi immediatamente delle persone. E non credo nemmeno nell'amore a prima vista.
Sono fatta male, lo so.
Come una moneta non perfettamente bordata. Ma le monete mal fatte sono anche rare. Io sono rara, o almeno spero di esserlo, dato che finora la mia convinzione è stata questa. Non voglio diventare una moneta perfettamente coniata e lucida. Perché sono sicura che se troverò qualcuno che mi apprezza così come sono, e non come gli altri vorrebbero che fossi, quella persona non potrà lasciarmi, perché non mi potrà sostituire con nessun altro. Merito qualcuno che mi ami, ma il problema è che io non voglio amare.
Ho sofferto abbastanza.
Sposto le coperte da un lato e osservo le mie gambe nude. A circa metà coscia ci sono dei piccoli lividi e solo dopo pochi secondi realizzo che quelli sono i segni delle mani di Harry. Mi giro di nuovo verso di lui.
E' così bello, non mi stancherò mai di dirlo. Dio mio, sembra che siamo fidanzati.
Mi alzo definitivamente e vado in bagno. Quando esco dalla doccia, Harry dorme ancora. Ha intenzione di alzarsi? Lo scuoto per una spalla.
"Harry, sono quasi le otto" dico in modo sbrigativo.
Il riccio si mette una mano sulla faccia e si ficca la testa sotto il cuscino.
"Harry! Dobbiamo andare a scuola!"
Alla parola 'scuola' alza il cuscino, mi guarda e inizia a sfregarsi l'occhio con la mano chiusa a pugno, sbadigliando. Sembra un bambino di tre anni.
"Non ne ho voglia. Sono distrutto"
Dio, dio, dio.
La sua fottutissima voce.
Porca puttana, è droga pura.
"Fai cosa vuoi. Io vado ad asciugarmi i capelli". Cerco di non mostrarmi troppo impressionata.
Dopo poco ritorno in camera, mi metto una felpa e vado in cucina. Mentre scendo le scale vedo Harry. Non mi ero nemmeno accorta che non era più in camera.
"Buongiorno" dico un po' troppo acida.
Sventola la mano mentre cerca qualcosa nella credenza. Appena chiude l'anta e mi vede bene, resta bloccato a fissarmi con la scatola dei cereali in mano.
"Cosa c'è?"
Indica le mie gambe. "Ti fanno male?" chiede già con tono di scusa.
"No" rispondo seccamente, ma non perché sto mentendo, semplicemente tratto duramente le persone.
Mi guarda come se non mi credesse.
"Harry, non mi fanno male"
"Scusa, io non... è solo che ieri era tutto così... dio mio... vaffanculo!" dice sbattendo i cereali.
Lo guardo senza dire niente.
Lui si passa una mano nei capelli, disperato, appoggiando poi i gomiti al bancone. "Puoi alzarti la felpa?" chiede in sussurro, con la voce che trema. Non capisco perché questa reazione esagerata.
Alzo la felpa, oltre il reggiseno. Gli occhi di Harry corrono furiosi sul mio busto. Tiro giù la maglia.
"Hai intenzione di dirmi cosa succede?"
"Mi ero promesso che non avrei più fatto cose del genere" dice furente.
"Santo Cristo, Harry! Non mi fanno male!" dico sbattendo le mani sulle cosce, per dimostrarglielo.
Sospira. "Ma fanno male a me".
Mi appoggio allo sgabello "Mi è piaciuto ieri sera, non vedo perché tu ti debba arrabbiare"
"Shay, è come un marchio quello. Non mi piace. E' come se ti facessi un tatuaggio con il mio nome. Non sei di mia proprietà" sospira.
Lo guardo bene negli occhi.
"Cosa è successo?"
"Cosa?" dice fingendosi confuso.
"Dev'essere successo qualcosa, che ti porta a pensare a questo"
"Non è vero"
"Harry"
Mi guarda quasi con timore e un po' di gratitudine. Una lacrima scende dal suo viso. "Diciamo che mio padre non è stato una grande perdita" dice con una voce troppo arrabbiata e triste per essere la sua.
"Mi dispiace tanto Harry"
Annuisce e si passa veloce una mano sul volto, per cancellare quelle lacrime indelebili.
"Vado a cambiarmi" dice con un filo di voce.
Io mi alzo e poso i cereali che nessuno è riuscito a mangiare.
Dopo qualche secondo suona il campanello. Mi chiedo chi possa essere alle otto di mattina. Apro la porta senza pensare che sono in mutande.
"Ciao Shailen... Ma cosa?!"
Luke mi guarda interrogativo, mentre lo faccio entrare e le mie orecchie diventano rosse per l'imbarazzo. E come se non bastasse, in quel momento vedo Harry scendere dalle scale, abbottonandosi i pantaloni.
Gli occhi di Luke passano prima da me poi da Harry e viceversa.
"Qualcuno mi spiega cosa succede?" dice mio fratello, facendo cadere lo sguardo sulle mie gambe.
"E tu chi saresti?" chiede Harry con un tocco di gelosia. "E lui chi sarebbe?" chiede a me, dato che mio fratello resta interdetto.
Guardo i due ragazzi e mi passo un ciocca di capelli dietro le orecchie ormai bollenti.
Dio, che imbarazzo.
"Harry, lui è Luke. Mio... fratello. E Luke..." dico girandomi verso il moro "Lui è Harry"
"Il tuo...?" chiede mio fratello malizioso.
"Niente" rispondo secca.
"Il tuo niente, eh?! Amico, ragazzo, fidanzato, scopamico?"
"Luke..." lo ammonisco spalancando gli occhi.
Harry è viola dall'imbarazzo, ma tende una mano a Luke. Mio fratello la guarda un po' schifato e si mette le sue in tasca.
"Non voglio nemmeno sapere cos'hanno toccato quelle mani" dice rivolto ad Harry, che se potesse scomparire, non ci penserebbe due volte.
"Okay, bene.. ehm... credo di... aver capito. Io, insomma... è meglio che ... vada a scuola"
"Già. Ciao Harry, ci vediamo dopo" aggiungo, esortandolo ad uscire.
"In classe spero!" urla mio fratello, mentre il riccio esce fuori.
Vedo la testa di Harry annuire in modo distratto.
Appena la porta si chiude, cala il silenzio.
"Io devo andare a scuola" dico veloce a Luke.
Lui mi guarda perplesso mentre corro su per le scale.

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