Capitolo 37

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Buio, ma era quello che mi aspettavo.

Non so quanto tempo sia passato dall'arresto cardiaco e non riesco a capirlo.

Mi accorgo d'un tratto di non avere più quella sensazione di pressione al petto. E mi accorgo anche che i miei arti sono intorpiditi, ma li sento. Sento un formicolio alle dita.

Qualcuno mi appoggia una pezza bagnata sugli occhi.
"Così, dovrebbe andare..." dice Liz.
Tiene quel pezzo di stoffa bagnato sui miei occhi per qualche minuto, mentre io mi rendo sempre più conto della solidità del mio corpo.

Un pensiero mi balena in testa. Ma è troppo azzardato, troppo incerto.

Harry mi prende una mano e l'impulso che ho sempre avuto, ma che in questi giorni non ho mai potuto controllare, di stringere anche la sua mano, si fa reale. Le mie dita si piegano leggermente.
Non può essere vero.
"Mi ha stretto la mano" sussurra Harry. Capisco dalla voce che sta sorridendo.
"Si rimetterà in poco tempo" dice Liz. "Ecco" dice lasciandomi le palpebre libere. "Shay, prova ad aprire gli occhi"

Inizialmente penso che sia una presa in giro, ma ormai l'informazione è arrivata al cervello, e i miei occhi si aprono.

Un luce improvvisa invade tutto il mio campo visivo. Sbatto un paio di volte le palpebre e finalmente le figure attorno a me si mettono a fuoco.
"Shay, riesci a vedere?"
"Sì" dico.
O almeno ci provo, ma dalla mia gola esce un rantolio.
"E' tutto okay. Sei stata troppo tempo senza parlare. Qualche giorno e tornerà normale"
Annuisco.
"Riesci a muovere le braccia?"
Con estrema lentezza tiro su quelli che mi sembrano due tubi di cemento.
"Bene, molto bene" dice, prendendo appunti su una cartella. "Prova a toccarti il naso"
Appena la punta delle dita sfiora il naso, lascio cadere le braccia.
Sono stanchissima. E incredula.
"Ora segui la penna" mi ordina.
Annuisce, dopo che io ho finito di guardare quel bastoncino blu.
Mi toglie le coperte. "I piedi?"
Muovo le dita.
"Perfetto, assolutamente perfetto" dice Liz con un sorriso. "Un po' di fisioterapia e potrai tornare come prima"
Annuisco.
E' già sulla porta, quando si gira verso di me. "Ah, e allenati un pochino con la voce. Ritorno dopo pranzo". Sventola una mano ed esce.
Il mio sguardo corre a cercare gli occhi di Harry, che per tutto il tempo è stato in silenzio.
"Ciao" dice piano. "Noi, dobbiamo parlare. Io mi devo scusare"
Scuoto la testa e gli faccio segno di avvicinarsi.
"Ti ho sentito" sussurro con la voce roca.
"Tu... tu hai sentito tutto?"
Annuisco.
"Oh Dio" sillaba, sorridendo un po'.
I miei occhi si riempiono di tutte quelle lacrime che ho accumulato.
"No, no, ti prego non piangere" mi supplica, accarezzandomi una guancia. "E' solo colpa mia, io non avrei dovu..."
"Smettila" dico piano.
Harry si ammutolisce.
Il mio sguardo corre sulla mia pancia.
"Il bambino?" chiedo in un sussurro, fissando le lenzuola.
Nel profondo so già qual è la risposta.
Harry sospira. "Non... quando sei...".
Prende un respiro. "E' morto"
"Okay" sussurro duramente, mentre appoggio la testa sul cuscino e un unica lacrima scorre sulla mia guancia.

Forse è meglio così. Avrebbe solo complicato le cose.

Sento delle voci discutere in corridoio. Harry si alza e mette la testa fuori.
"Si, si. Esco io" dice chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo pochi secondi Luke entra con agitazione nella stanza e si siede.
"Quella stupida infermiera non vuole più di una persona nella stanza" sbuffa. "Come stai?"
Alzo le sopracciglia.

Davvero mi ha chiesto come sto? Mi sono appena svegliata dal coma, dopo essermi buttata giù da un palazzo, ho appena scoperto che la cosa che stava crescendo nella mia pancia non c'è più, e mi sento tremendamente in colpa per aver fatto star male così tante persone. E soprattutto, non sono veramente sicura di voler essere ancora qui. Sto una meraviglia.

Defenceless [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora