Mi guardo attorno.
Lo studio è grande. C'è una finestra vicino alla scrivania, una libreria ordinata, un piccolo tavolino e due poltrone.
C'è una leggera musica in sottofondo, ma il volume è talmente basso che non riesco a capire di cosa si tratta. Dev'essere qualche canzone anni Sessanta, per li modo in cui la sinfonia trasmette quella sensazione di calore e di casa.Mi siedo sulla poltrona e i miei pantaloni producono un rumore fastidioso contro il tessuto marrone.
Sono agita e nervosa, ma non capisco veramente il perché. Sono stata parecchie volte da uno psicologo, dovrei essere abituata. Purtroppo però, so già che questa volta dovrò dare delle risposte a domande alquanto difficili.
La porta si apre e un uomo alto entra nella stanza.
"Ciao Shailene. Scusa per l'attesa"
Ha un tono di voce estremamente pacato e tranquillo.
"Si figuri"
Il tizio sistema qualcosa sulla scrivania, poi si siede anche lui, prendendo un quadernetto e una matita dal tavolino.
"Vuoi parlarmi di qualcosa in particolare?"
"Non so venuta qua per mia scelta" gli faccio notare con tutta la gentilezza che riesco a trasmettere.
"Lo so"
"Quindi mi faccia pure le domande che vuole e la finiamo"
"Io credo che tu invece abbia qualcosa da dirmi"
"Non... no"L'uomo, che grazie alla targhetta sul petto ho scoperto chiamarsi John Miles, mi sorride.
"Okay. Allora, partiamo dal principio. Cosa ti ha spinto a saltare dal cornicione?"
Mi fisso le mani per qualche secondo.
"Non lo so"
"Prova a pensare"
Sospiro. "Ero stanca, tutto qui"
"E di cosa?"
"Di non andare mai bene, a nessuno e in nessuna situazione"
"Perche la pensi così?"
"Sono poche le persone che mi accettano per come sono, con tutti gli altri indosso una maschera. E io... io pensavo che Harry mi avesse accettato e avesse capito come sono"
"Harry è il tuo ragazzo?"
"E', era. Non lo so"
"Io vorrei sapere qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso"Mi mordicchio l'interno della guancia.
"Il bambino"
"Sei rimasta incinta di Harry?"
"Non di lui. Noi abbiamo litigato il giorno del suo compleanno e io dove trovare qualcuno o qualcosa per non pensare a lui, così sono andata a letto con un altro ragazzo"
"Continua pure"Lo fisso qualche secondo.
Io non voglio andare avanti e dal tono in cui me l'ha detto, sembra che io non mi sia fermata di mia spontanea volontà, ma non è così.La verità e il dolore mi spaventano, e vorrei scegliere di non continuare a raccontare, ma ne sento allo stesso tempo un'estrema necessità.
"Non ce l'ho più fatta. Il fatto che mi avesse lasciata, il bambino. Stando con lui ho provato emozioni dalle quali scappavo da anni e quando finalmente avevo trovato il giusto equilibrio, lui se n'è andato, portando con sé tutte quelle nuove sensazioni e lì ho capito che, da quel momento in avanti, non avrei potuto più farne a meno"
John mi guarda. "Non ti piace affezionarti alle persone, giusto?"
Annuisco.
"E ora?" mi chiede.
"Ora cosa?"
"L'ho visto nella tua stanza, sia durante il coma che in questi giorni"
"Ci stiamo provando"
"E come sta andando?"
Alzo le spalle. "Ho paura che non si possa più tornare come prima, ma da una parte lo spero. Si è allontanato da me per indurmi a cambiare, ad amare me stessa, in modo che potessi esprimere affetto ad altri. E io ho paura di essere la stessa di prima".Faccio una lunga pausa, dove mi limito a giocare con un filo che spunta dalla cucitura della felpa di Harry.
Me l'ha data poco tempo fa, o meglio, io gliel'ho chiesta, per sentire il suo profumo su di me."Non... non so cosa voglio davvero"
"Shailene, sei giovane, hai tutta la vita davanti. Capisco che non vuoi affezionarti ad altre persone, ma devi provarci. Harry non deve diventare il tuo tutto"
"Lui è già il mio tutto, e non posso farne a meno"
Sento che sospira leggermente. "So che era lì, sul cornicione, con te"
Annuisco. "Ha provato a farmi cambiare idea" "Ma io volevo farlo soffrire e la sua presenza non ha fatto altro che ricordarmi perché ero lì. Perché sapevo che non sarei mai riuscita ad essere una persona diversa da quella che sono. Perché lui mi ha spinta fino a quel punto di non ritorno"
"Riguardo il fatto che tu fossi incinta?"
"Mi sono comportata da egoista"Annota qualcosa.
"E tu Shailene, volevi morire?"Deglutisco e mi asciugo le mani sudate sui jeans.
Questa è la domanda che mi pongo ogni minuto di ogni giorno.
Cosa volevo davvero?
Volevo davvero lasciare Emma, Jen, Charlie e Madison?
Volevo davvero che Harry soffrisse?
Volevo davvero uccidere quella piccola creatura?"Sì, sì. Ho saltato da quel cornicione con l'intenzione di morire"
John mi osserva attentamente e so che sta cercando dei movimenti, dei gesti che smentiscano ciò che ho detto.
"Direi che per oggi va bene così"
Annuisco ed esco in fretta.La strada per arrivare fino in camera è lunga e io vado con tutta calma. Non ho voglia di vedere nessuno.
"Tesoro, ti sei persa?"
"Come scusi?" rispondo riscuotendomi.
"Cerchi qualcuno? Ti sei persa?"
"No, no sono una... paziente" dico piano e alzo il braccio per mostrare il braccialetto di plastica verde all'infermiera.
"Allora vuoi che ti accompagni in camera?"
Vorrei sbuffare, ma mi trattengo.
"No, grazie"
"Beh, è meglio allora che non tardi troppo"
Annuisco e mi avvio a passi decisi verso un corridoio più piccolo.Quando capisco dove mi trovo, il cuore inizia a battere più velocemente, con eccitazione.
Non che ci sia molto da essere eccitati, ma aver la possibilità di vedere un'operazione è qualcosa di speciale.Ovviamente la porta davanti a me non si apre, così torno indietro, fino al bagno, dove prima avevo visto uno di quei carrelli per la pulizia.
Chi sta pulendo ha lasciato il badge nel proprio camice bianco, appeso al manico di una scopa. Sentendomi un po' in colpa, sfilo il tesserino dalla tasca e vado veloce verso la porta. Pregando che funzioni, passo il badge sopra uno schermo e la porta si sblocca.
E' quasi come entrare in un'altra dimensione. E' tutto molto più silenzioso, più pulito. Vicino ad ogni porta c'è una tabella che riporta il chirurgo in sala, l'anestesista, gli assistenti, gli infermieri e ovviamente nome del paziente e operazione.
Cammino piano, leggendo le tabelle a sinistra e destra del corridoio, e cerco un caso neurologico.
Mi fermo quando finalmente leggo "Aneurisma cerebrale".Apro la porta con il badge, sapendo che ci sono altre due stanze che precedono la sala operatoria.
Entro nella prima e non mi spingo oltre.C'è una vetrata, che da le spalle al chirurgo in sala. Resto immobile a guardare quei gesti così precisi e fermi.
Il paziente è seduto, ed ha un foro non molto grande nel cranio, dove il chirurgo ha posizionato minuscole sonde.
E' ipnotizzante vedere con quanta sicurezza muove le mani. Sembra un robot, costruito per aggiustare le persone.
Capisco che ha quasi finito, quando posiziona la clip e resta qualche secondo in attesa.
Tutto rimane regolare e vedo il chirurgo e il suo assistente toccarsi il gomito con entusiasmo, dato che non possono battersi il cinque.Decido di uscire dalla stanza prima che qualcuno si accorga della mia presenza.
Percorro il corridoio a ritroso, camminando spedita.
Quando passo vicino al bagno noto che il carrello delle pulizie non c'è più, così lascio il badge per terra, per indurre a credere che sia stato perduto.Arrivo in camera e mi sdraio sul letto. Ormai mancano solo più tre giorni al mio congedo e io non sono sicura di riuscire a tornare alla vita normale, di tutti i giorni.
Spazio autrice
Ciao ragazze!
È impossibile spiegare a parole quanto mi dispiace non avervi più detto e pubblicato nulla.
Oltre al tempo sempre scarsissimo, ho avuto un po' di problemi a casa e diciamo con me stessa. Per questo quindi non me la sentivo più di continuare.
Non credo che andrò avanti ancora a lungo. Pubblicherò i capitoli che ho già scritto e troverò un finale un minimo decente.All the love xxx.
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Defenceless [H.S]
Fanfiction[...] Harry non sembra stupito. Non sembra nemmeno arrabbiato. Deluso, direi. "Poi?" incalza. "Poi cosa?" "Immagino che abbiate fatto sesso" "Io credo" "Credi?" "Non mi ricordo" "Non è possibile che nel momento in cui sei entrata in quella s...