Capitolo 33

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Il sangue le cola copioso sul collo, mentre lei cerca di fermare il flusso con una canotta.

"Chi è stato?" sussurro, facendola sedere sulla staccionata.
"Io... io non lo so" dice piangendo.

Harry mi guarda accigliato.

Deglutisco. "Lei è Amelia"
La ragazza gli rivolge uno sguardo dolce, come quando si vuole salutare qualcuno, ma non si ha la possibilità di farlo con le parole. Harry non ricambia.
"Sei Harry?" chiede piano lei.
Lui annuisce velocemente.
"Va bene se ti porto in ospedale? Io qua non posso fare niente. Bisogna medicarlo e servono sicuramente dei punti" dico osservando meglio il taglio.
"No, no ti prego. Sai come ci trattano. Io non ho soldi per pagare e ... e ho bisogno di vestiti... diversi" dice.
Si guarda disperata le gambe, coperte da una gonna esageratamente corta.

Osservo Harry. È il suo compleanno, gliel'ho promesso.

"Amelia, non posso. Ho un impegno stasera" dico con tono deciso.

Lei mi guarda con i suoi grandi occhi e li fa scorrere tra me ed Harry.

"Oh, capisco. Allora, posso aspettare domani"
"No, hai bisogno di disinfettarlo subito"
"Per favore..." mi supplica.
Mi mordo il labbro nervosa. "Okay, facciamo così. Ti porto in ospedale e ti raccomando ad una brava persona, poi però vado". Non ho il coraggio di girarmi verso il riccio. So che non potrei sostenere il suo sguardo.
Lei annuisce con poca convinzione. La faccio salire in macchina, mentre Harry mi scruta arrabbiato.

Scendo dall'auto e accompagno Amelia dentro l'ospedale. Alcune infermiere la guardano di storto.
Dio mio, quanti pregiudizi.
"Sto cercando Anne Styles" dico alla receptionist.
La donna alza gli occhi dalla computer, con pigrizia e dopo avermi guardato, consulta il monitor "Sta operando, passa più tardi"

Il suo tono mi fa capire che non dovrei continuare a discutere.

Sbuffo. "Cosa sta facendo?"
"Un'operazione" sillaba.
"Ho capito. Che tipo?"
"Non possiamo divulgare informazioni personali sul paziente"
"Non le ho chiesto chi sta operando, ma che tipo di operazione sta facendo" dico esasperata.
La donna sospira "Appendicite. Ne avrà per molto"
Rido, un po' per il nervoso e un po' perché la situazione è orribilmente divertente. "Un'appendicite non può durare più di mezz'ora a meno che non ci siano complicazioni. Quindi, se può gentilmente dirmi quando ha iniziato, sarò io a valutare se aspettare o no"
"Nome e cognome, prego" dice con rassegnazione.
"Shailene Watson"

La bionda mi guarda con gli occhi sgranati. È incredula.

"Oh, Shailene, scusa, non ti ho riconosciuta. Sei cresciuta così tanto!"
"Non c'è problema" dico piatta.
"Puoi andarla ad avvisare tu, se vuoi" dice, dopo aver scarabocchiato su un pezzo di carta il piano e il numero della sala.
Annuisco e mi dirigo verso l'ascensore.
È incredibile quanto il mio cognome dentro un ospedale faccia così effetto.

Aspetto Anne fuori dalla sala operatoria. Quando esce mi avvicino.
"Ciao. Puoi guardarla tu? Vado di fretta"
"Oh, ciao. Sì, certo. Harry è con te?"
"In macchina. Grazie mille, ciao"
Mi fiondo verso l'uscita e raggiungo l'auto.

Harry mi aspetta seduto, con la mascella contratta e lo sguardo torvo.
"Scusami, ma..."
"Quindi ti prostituisci?"
Mi giro di scatto verso di lui "Eh? Ma cosa dici?"
"È una puttana quella, no?"
"Non chiamarla così"
"Escort? Prostituta? Il lavoro che fa è sempre lo stesso"

Sospiro.
Stava andando tutto così bene.

"La conosco, tutto qua" dico tranquilla.
"Mm, e perché?"
"La conosco, punto" dico gelida.
Harry fa scattare la mascella "Portami a casa" sussurra.
Mi giro di nuovo. Non ci voglio credere.
"Harry, ti prego..."
"Ho detto, portami a casa" dice con freddezza.
Non rispondo. Sembra mancarmi l'ossigeno e faccio fatica anche solo a respirare.

Defenceless [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora