Capitolo 5

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La mattina mi sveglio presto, mi faccio una doccia e preparo colazione. Harry arriva subito dopo. Il resto della giornata passa in fretta. Il dolore della perdita, che era stato risvegliato solo la sera prima, arrivava ad ondate e mi stringe il cuore in una presa mortale. Sono le quattro e mezza e ho vomitato già cinque volte. Stavo decidendo cosa mettermi per il funerale, quando un  fitta dolorosa s' impossessa per l'ennesima volta del mio stomaco. Corro in bagno e stringo con tutte le mie forze la tavoletta del water, le fitte continuano, ma nulla usciva dalla mia bocca. Esausta, mi accascio contro il muro. Nella mia testa sento la voce profonda di mio padre che mi insegnava come fare il massaggio cardiaco e quella di mia madre, la sera della prima lezione di anatomia, che mi diceva che era perfettamente normale che mi fossi spaventata. Sentivo la risata leggera e squillante di Jennifer e il tocco insicuro della mano di Charlie sulla mia guancia. I ricordi mi invasero e mi sentì sopraffatta del dolore, schiacciata da tonnellate e tonnellate di ricordi.
Sento la porta aprirsi e dei passi silenziosi venire verso di me. La forti braccia di Harry mi prendono e mi portano in camera.
"Shai, cosa c'è che non va?"
"Influenza " mormoro così piano tanto che mi stupisco quando mi ripose.
"No, non è influenza " dice sicuro.
Lo guardo, è seduto a gambe incrociate sulla poltroncina e il suo sguardo corre sopra il mio corpo disteso. In questo momento mi accorgo di indossare solo maglia e mutande, allora prendo la coperta e la tiro sulle mie gambe nude. Harry torna a guardarmi negli occhi poi sospira rassegnato.
" Non importa se non vieni, dirò a mia madre che stavi male "
" No, vengo ". E' un mio dovere andare, devo ringraziare quella donna che mi ha salvato, che mi fu accanto per tutto quel tempo.
"Stai troppo male, non..."
"Zitto". "In cucina nel terzo cassetto ci sono le medicine. Prendi la scatola arancione "
Il ragazzo mi lancia un occhiataccia.
Scendo dal letto e mi avvio verso la cabina armadio. Mi metto dei collant neri e un abito semplice semplice dello stesso colore. Guardo le mie quasi quaranta paia di dr. Martens, pensando se sono adatte per un funerale. No, sicuramente no, ma non avevo altro da mettermi. Aspetto Harry per farmi dare un consiglio. Torna poco dopo con un bicchiere d'acqua e la scatolina arancio.
"Vado bene vestita così? " dico in modo sbrigativo. Non sono la persona che fa questo genere di domande, ma ultimamente non so cosa mi stia succedendo.
Mi guarda con una faccia che non so definire.
" Va bene o no? ". È già difficile, se si sbriga mi fa un favore.
" Sei bellissima "
" E' solamente un vestito nero! " sussurro scocciata. Non sono abituata ai complimenti.
Annuisce distratto. Sembra imbalsamato.
" Volevo chiederti.." gli dico , facendo segno di seguirmi "... se le mie dr. Martens vanno bene " dico facendo una smorfia. Ecco un altra frase che non direi mai.
Si guarda intorno disorientato e ne indica un paio " Quelle nere, basse. Mi piacciono"
" Okay "
Harry se ne va e io finisco di prepararmi. Alle cinque e mezza scendo in salotto e lo vedo seduto sul divano, con addosso una vestito semplice, senza cravatta e con un paio di scarpe da ginnastica. Sta davvero bene.
" Ci sono " dico, distraendolo.
Alza la testa e mi guarda " Stai davvero bene ".
Sorrido, prendo la borsa e il cappotto. Ho deciso di non mettermi le lenti a contatto e ho optato per gli occhiali. Durante il tragitto il macchina studio il suo profilo perfetto. Arriviamo troppo presto al parcheggio della chiesa. Non ho il tempo di pensare come comportarmi, che le mie gambe scendono dalla macchina e si avviano all' entrata. Sembrano godere di una propria autonomia, come d'altronde tutto ciò che mi circonda. Il mondo corre e io resto indietro. Siamo solo io, la mia testa e qualche frammento di cuore, sigillati dentro un muro di cemento, impossibile da scalfire. Tutto mi gira attorno e io come un mulo non posso fare altro che essere trascinata da una parte e dall'altra, cercando di raggiungere uno scopo che nemmeno io so quale sia. Perché è tutto così difficile? Perché non possiamo essere felici e basta? Siamo quasi giunti davanti al grosso portone in legno che mi accorgo di non aver preso la borsa.
" Harry, vado un attimo in macchina a prendere la borsa "
" Va bene. Incomincio ad andare dentro "
Annuisco e prendo velocemente la borsa. Quando entro in chiesa, come sempre, mi sento sopraffatta dall' aria pesante che è solita regnare in questo genere di posti. Non sono credente, o almeno, credo in un qualcosa di superiore a noi, ma che non riesco a definire "dio". In chiesa non c'è assolutamente nessuno e mi chiedo come sia possibile. Vedo solamente il prete che sistema qualcosa sull'altare.
Mi avvicino e quasi sussurrando chiedo "Mi scusi, ma il funerale?"
L'uomo mi guarda stranito e mi dice che è tra un'ora.
" Sono la fidanzata del figlio " spiego con un po' di riluttanza.
" Oh, mi perdoni. La signora Styles e Harry sono li dentro" mi indica una stanza "Ha avuto un momento di crollo"
"Grazie"
Mentre mi avvicino alla porta penso all'importanza che questa donna ha avuto nella mia vita. Probabilmente se non fossi stata in quell' ambulanza, avrei incontrato un altro medico freddo e poco gentile, che pensa solo al suo lavoro. Ma grazie al cielo ho trovato lei. Mi ricordo il tocco della sua mano sui miei capelli appiccicosi dal sangue. Mi ricordo come mi aveva stretta forte quando mi aveva detto che mia sorella era viva. E come mi aveva asciugato le lacrime quando qualche giorno dopo quando mamma e papà erano morti. Il rimorso mi mangiava anima a corpo e lei mi ha aiutato a superarlo, anche se ogni tanto mi arrivano ricordi così vivi, che mi sembra di nuovo di cadere il quel vortice senza fine.
Prendo un bel respiro e appoggio la mano sulla maniglia. Devo ricordarmi di fingere che solo la ragazza di Harry. Okay Shailene. Giro la maniglia. Sento la voce profonda di Harry consolare Anne. Dio, ma cosa sto facendo.

Defenceless [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora