Ovviamente ho raccontato tutto a Madison durante la pausa a teatro, dato che non aspettavo altro.
Pensavo che mi criticasse invece ha detto solo "Era ora Shailene", le ho chiesto spiegazioni e mi ha detto che è arrivato il momento di condividere i miei pensieri e le mie emozioni con qualcun altro oltre lei. Gli attori sono poi rientrati sul palco e non ne ho più avuto occasione di parlarne.E' passata una settimana e tra me e Harry regna il silenzio. Passo il week-end a casa, a guardareGrey's Anatomy.
Domenica sera inizia a nevicare. Accidenti a metà Ottobre tutto questo freddo è assurdo. Perfino i meteorologi sono scioccati.Lunedì prendo la macchina per andare a scuola in modo da non dovermi amputare i piedi per assideramento . Quando entro in classe vedo Harry con una faccia depressa. I suoi bei capelli sembrano essere stati leccati da una mucca. Decido di salutarlo, ma lui non mi risponde.
'Okay, è il tuo quaderno ma ora puoi anche passarci sopra, no? Dopo una settimana di silenzi dovrebbe aver capito' mi dico mentalmente.
Non insisto, non mi sembra il caso, è messo davvero male.Lunedì passa monotono, così anche martedì, mercoledì. Continuo a salutarlo e lui continua a non rispondermi.
Giovedì mattina, appena suona l'intervallo, lo trascino fino al bagno degli insegnanti.
"Cos' hai che non va?" chiedo precipitosamente.
"Niente, niente"
"Non ci credo"
"Non ho voglia di parlarne"
"Va bene, però vedi di rimetterti in sesto sennò ti obbligo a parlare con la forza" dico sorridendo leggermente. Potrei anche sembrare gentile."Mio padre è morto"
Le parole gli escono così veloci che quasi faccio fatica a capirlo.Ammutolisco.
Come?
Lo guardo. Harry, che per tutto questo tempo ha fissato il pavimento, alza lo sguardo su di me. Piange, sta pingendo. Non sono mai stata brava in situazioni del genere, perché mai nessuno è stato bravo con me. Dopo la morte di mamma e papà tanti, troppi cercavano di consolarmi, mi dicevano che pian piano tutto sarebbe tornato a posto, ma io ero consapevole del fatto che fosse impossibile. Mi mandarono addirittura dallo psichiatra, dati i miei tic nervosi e il mio comportamento acido. Nessuno riuscì a capirmi. Nessuno riuscì a capire che l'unica cosa di cui avevo bisogno era essere amata.
Mi avvicino lentamente a lui. Sono più bassa. Il mio naso è all' altezza del Pomo d'Adamo. Mi avvicino ancora e lo abbraccio. Siamo entrambi impacciati, ma non mi importa affatto. Lui mi stringe con forza, fino a farmi male alle costole, ma non mi lamento. È una sensazione così strana, abbracciare qualcuno. Non mi ricordo nemmeno l'ultimo volta che qualcuno mi ha stretto tra le proprie braccia.
Mentre siamo abbracciati comincio a sussurrare.
"Non ti dico che va tutto bene perché non è così. Non ti dico che tutto si sistemerà, perché non puoi farlo tornare indietro. Ma ti dico che prima o poi non sentirai più dolore. E il peso che hai sullo stomaco, che ti schiaccia cuore e polmoni, svanirà. Ci vorrà del tempo ma svanirà."
"Grazie" sussurra.
Sorrido, non essendo sicura che mi veda.
Sento che fa fatica respirare e allora mi stacco da lui. Lo guardo, piangeva in silenzio.Vado dal preside e sfruttando la mia instabilità emotiva, mi faccio fare un permesso per uscire prima. Lo fa anche a Harry perché 'lo vede un po' pallidino'
Lo porto a casa e lo convinco a piangere con rabbia, con disperazione. Lo lascio solo in camera mia. Preparo del thè caldo per due, ma quando Harry arriva sotto in cucina, capisco che ci vuole qualcosa di più forte.
Prendo della tequila. Lui la beve direttamente dalla bottiglia, ma mi devo avvicinare per togliergli la bottiglia dalle labbra con il risultato di una maglia tutta sporca.Ad un tratto mi prende per la vita e con infinita delicatezza mi tira su, alla sua altezza. Sento il suo cuore battere all' impazzata.
Si avvicina.
I nostri nasi si sfiorano.Che cosa sta facendo?
Mi stringe troppo forte e non ho la forza di liberarmi. Però cavolo quant'è bello. Gli occhi smeraldo, le labbra rosse, i capelli ricci e leggermente lunghi, i tatuaggi che gli spuntano da sotto la camicia.
Metto un braccio dietro la mia schiena e lentamente allento la presa della sua mano. I piedi tornano a poggiarsi sul pavimento ad è come essere catapultati di nuovo nella realtà.
Harry mi guarda leggermente confuso.
"Non provarci mai più" sussurro acida.
Non risponde.
Gli porgo il tè e incomincia a sorseggiarlo.
"Vado a casa" sussurra dopo poco.
"No. Chiamo tua mamma e le dico che resti qui a dormire."
Mi guata senza dire nulla, e io lo prendo per un sì.Telefono a casa e sua mamma mi risponde. Le dico che sono un'amica di Harry. Mi chiede se sono Shailene. Probabilmente il ragazzo le ha parlato di me. Le spiego cos'è successo e lei mi dice che va bene.
Più tardi preparo cena. Mentre mangiamo regna il silenzio più assoluto. Forse, prima di dirgli di rimanere, avrei dovuto pensare che siamo praticamente due perfetti estranei. Ma forse è meglio così, se non si conosce la persona con cui si parla, si è più sinceri, ci si sente più liberi.
Ad un tratto Harry rompe il silenzio.
"Dove hai imparato a cucinare così bene?" dice, ficcandosi in bocca un'altra forchettata di spaghetti.
"Mio papà era italiano"
"Quindi parli italiano!" esclama sorpreso.
"Si"
"Mi sto rendendo conto che non so nulla di te"
"Nemmeno io" dico con finto entusiasmo. Non ho assolutamente voglia di fare conversazione, ma non posso non rispondere.
"Okay, quindi.. parlami di te"Merda, lo sapevo.
Sospiro."Mio papà era italiano e mia mamma inglese. Sono nata a Madrid, a giugno, perché i miei si trovavano là per lavoro. Quando avevo sette anni ci siamo trasferiti in Germania, dai miei nonni paterni. Dopo sei anni però siamo dovuti andare via perché mia mamma aveva ottenuto il posto come primario di chirurgia, qui, a Londra." Parlo velocemente e con monotonia. Ho raccontato questa storia centinaia di volte. "E io avevo ottenuto la borsa di studio,per questa scuola, per studiare Medicina"
Harry mi guarda esterrefatto. "Quindi, ricapitolando, sai parlare italiano, inglese, spagnolo, tedesco e a 13 anni hai ottenuto la borsa di studio per l'unica scuola che inizia a insegnare medicina già dalla prima liceo?"Annuisco senza guardarlo negli occhi.
Vado estremamente fiera di me stessa, almeno da questo punto di vista."E oltretutto ha iniziato questa scuola due anni prima!"
"No" "Ho preso delle lezioni private perché dovevo studiare in un anno, il programma di due anni"
"Sei eccezionale"
Non rispondo.
"Però ... come facevano i tuoi nonni paterni a vivere in Germania, se mi hai detto che tuo papà era italiano?"
"Mio padre è nato ed ha vissuto in Trentino"
Harry non deve essere molto bravo in geografia, perché arriccia il naso, come se non avesse capito.
"E' una regione confinante con la Germania, e li quasi tutte le persone sono bilingue. Poi i miei nonni avevano sempre desiderato vivere in Germania, allora quando mio papà è diventato maggiorenne ed è diventato un interno in un ospedale, sono andati a Berlino"
"Capito"Mentre sparecchio penso ad un programma per domani. Non possiamo mica stare tutto il giorno il casa. Vado nella camera degli ospiti per prendere il pigiama per Harry. Lui è in salotto che guarda un po' di televisione. Scendo e gli porgo il pigiama.
"No, no. Solo i pantaloni" mi dice.
"Come vuoi"
"Grazie. Allora, dove dormo?"
"Vieni"
Lo accompagno in una stanzetta piccolina.
"Puoi dormire qui"
E' agitatissimo.
"C'è qualcosa che non va?" dico.
"Assolutamente no"
Lo guardo bene. Gli occhi corrono da un parte all'altra della stanza, in cerca di qualcosa. Inizio anch'io a cercare qualcosa che può mancare o qualcosa di troppo, anche se solitamente lascerei perdere. Il letto, il comodino, l'armadio, la libreria, la sedia, la scrivania. Harry guarda per mezzo secondo il lampadario. D'un tratto capisco.
"Ti vengo a portare una lampada"
Fa un sorriso tirato "Ma no, ma figurati, non c'è bisogno!"
"Ti porto una lampada" "E se vuoi farti una doccia lì c'è il bagno"
Sospira rasserenato.Vado nella stanza in cui sono solita dipingere e stacco la lampada dalla presa. Con passo deciso mi avvio nella stanza degli ospiti, apro la porta senza pensarci due volte, vado verso il comodino, attacco la spina e mi volto. L'avessi mai fatto. Harry è lì, con un asciugamano troppo piccolo in vita, completamente bagnato che mi fissa imbarazzato.
Ma ha ben poco da essere imbarazzo.
Ha un fisico celestiale.
A scuola avevo già notato le sue braccia e le sue spalle muscolose al punto giusto, ma mai mi sarei immaginata cosa si nascondeva sotto la maglietta. Pettorali e addominali che se avessero fatto un po' più di allenamento avrebbero fatto invidia ad un modello di Abercrombie, gambe perfette, un bel fondoschiena e quei tatuaggi che mi mandano in fibrillazione. Quando mi accorgo che il tempo massimo per guardarlo è scaduto da un pezzo, mi fiondo verso la porta e mi chiudo in camera mia, ancora sotto shock.
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Defenceless [H.S]
Fanfiction[...] Harry non sembra stupito. Non sembra nemmeno arrabbiato. Deluso, direi. "Poi?" incalza. "Poi cosa?" "Immagino che abbiate fatto sesso" "Io credo" "Credi?" "Non mi ricordo" "Non è possibile che nel momento in cui sei entrata in quella s...