9. Like a skyscraper

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Un raggio di sole colpí i miei occhi portandomi ad aprirli.
Cercai di abituarmi alla luce.
Mi guardai intorno.
Ero in una camera da letto molto spaziosa. Notai delle foto appese al muro.
Avevo ricordi vaghi di quello che era successo.
Mi voltai per accorgermi che di fianco a me c'era Ella addormentata in bikini.
Mi alzai notando che ero in intimo.
Ma che cazzo era successo?
Mi fermai qualche secondo per riflettere e rimettere in ordine i pensieri e qualche ricordo cominciò a ritornare a galla.
Mi ricordai che avevamo bevuto un bel po' e che avevamo ballato, poi non so come, ero finita a parlare con Ella dell'anoressia. Poi vuoto.
Merda.
«Ehi, ben svegliata.» mi disse lei fissandomi per qualche secondo.
«Cos'é successo?» chiesi spaesata indicando il mio corpo e cercando i miei vestiti in imbarazzo.
«Mmh, nulla di che. Ieri ci siamo tutti ubriacati e abbiamo fatto una mega orgia. Ci siamo davvero divertiti, dovremmo ripetere.» disse rivolgendomi un sorrisetto malizioso.
«Che cosa?!» chiesi incredula.
«Ma secondo te! Ti sto prendendo in giro. La tua verginità é sana e salva.» disse ridendo.
Tirai un sospiro di sollievo.
Trovai i miei vestiti ancora un po' umidi sul pavimento.
«Che ore sono?»
Prese il suo cellulare dal comodino.
«5.30 di mattino.»
«Merda, c'è scuola. Devo tornare a casa. Sono stanca cazzo.» dissi nervosa.
«Non andarci.»
Mi stesi di nuovo sul letto senza pensare a nulla per un attimo.
«Ho mal di testa e sono affamata.» sospirai.
«Secondo te Josh dove ha dormito?» le chiesi poi ridendo.
«Boh ma tanto ha un sacco di camere, non penso che per lui sia stato un grandissimo problema.» disse seguendomi a ruota.
Non sapevo bene come comportarmi riguardo a quello che le avevo confidato, era una cosa che non avevo mai raccontato a nessuno, lo sapeva solo la mia famiglia.
«Andiamo a cercare Josh?» le chiesi senza sapere cosa fare.
«Okay. Ma cosa dovremmo fare, girare per casa mezze nude alla ricerca del tesoro con i suoi in giro?» disse sarcastica.
«Chissene frega, sono quasi le 6 di mattina, chi é che si sveglia a quest'ora?» chiesi ovvia.
«Ma sí. Poi la conosco sua madre. Mi odia ma la conosco.»
«Perché ti odia?»
Alzò le spalle, facendomi cenno di avvicinarmi alla porta.
Percorremmo il corridoio in punta di piedi senza sapere cosa fare.
Arrivammo al salone collegato alla cucina, sentendo dei rumori.
Avevo ancora in mano i miei pantaloncini, ancora troppo fradici per poterli indossare.
Sentimmo dei passi avvicinarsi e ci bloccammo.
«Merda.» sussurrai.
Vidi una donna avvicinarsi al punto dove eravamo ferme, senza averci ancora notato.
Ci guardò per qualche secondo.
«Buongiorno signora Davis. Sono Sheila, piacere.» dissi allungando la mano verso di lei.
Non dovevo di sicuro averle fatto una bella impressione.
Ero mezza svestita con una ragazza dietro di me in bikini e avevo i miei vestiti in mano, con un trucco da fare spavento.
«Oh ciao. Ciao anche a te Ella.» disse un po' acidamente stringendomi la mano.
«Chi sei?» mi chiese poi.
«Sono un'amica di Josh, sa, una delle ragazze che é venuta ieri in piscina insieme agli altri ma poi ci siamo addormentate. Togliamo subito il disturbo, prendiamo le cose che abbiamo lasciato in giardino.» dissi cercando di farle un mezzo sorriso.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, cosa che mi mise molto a disagio.
«Okay.» disse solo continuando per la sua strada.
Uscí fuori il piú in fretta possibile, quella casa mi stava facendo diventare claustrofobica.
Mi diressi in giardino.
Presi la mia borsa, i miei occhiali e il mio cellulare, ancora posati sul tavolino.
Ella raccolse solo i suoi vestiti ancora sparsi per il giardino.
«Io non aspetto che gli altri si sveglino, adesso vado a casa.» le dissi.
«Anche io, ovvio.» mi disse lei.
Uscimmo dal cancellino di quella grande casa.
La salutai dirigendomi dalla parte opposta della sua per tornare a casa.
Quando arrivai davanti a casa ero indecisa se rischiare di ammazzarmi o rischiare che lo facesse mia madre.
Non sapevo se si fosse accorta della mia assenza, dato che ufficialmente la mia sveglia sarebbe suonata tra una decina di minuti.
Dovevo sbrigarmi.
Avevo intenzione di arrampicarmi alla grata che passava vicino al balconcino di camera mia.
L'ultima volta che l'avevo fatto avevo probabilmente dieci anni e mamma si arrabbiò moltissimo.
Mi aggrappai alla grata ricoperta di edera e salii fino ad arrivare al balconcino con un salto.
Mi fiondai sulla porta per aprirla ed entrare ma mi accorsi che era chiusa.
«Vaffanculo porca puttana!» esclamai esasperata rassegnandomi al fatto che sarei dovuta entrare dalla porta principale.
Mi preparai a fare il meno rumore possibile.
Mi tolsi le scarpe infilandole nella borsa e aprii piano.
Posai le chiavi sulla mensola di fianco alla porta.
«Porca puttana!» urlai portandomi una mano al petto alla vista di entrambi i miei genitori seduti sul divano, con uno sguardo arrabbiato.
«Sheila, hai un bel di cose da spiegarci.» disse mio padre con tono duro.
Sospirai rumorosamente.
«Non é successo niente di che, sono stata in piscina con i ragazzi della scuola, ma poi ci siamo addormentati.» dissi cercando di finire questo discorso il piú in fretta possibile.
«Niente di che? Se non ci fossi stato io, tua madre avrebbe chiamato la polizia.»
«Ma tu non dovevi tornare la settimana prossima?» chiesi alzando gli occhi al cielo.
«Sheila, questo non é il comportamento che mi aspetto da te. Non ti permetterò di buttare via la tua carriera scolastica per uscire la sera. Devi avere una media alta per l'Università e impegnarti.» disse severo, ignorando la mia domanda.
Cominciai a ridere sarcasticamente.
«Io non andrò all'Università.» dissi scandendo bene ogni parola.
«Oh sí che ci andrai.» disse lui sicuro.
Mi avvicinai a lui.
«Non provare a dirmi quello che devo fare se non sei mai qui a prenderti cura della tua famiglia.» sibilai acidamente salendo le scale.
«Sheila Marie Redds! Torna subito qui.» esclamò.
Alzai il dito medio.
Non mi ricordavo quanto fosse uno stronzo.
Si vede che l'assenza aveva modificato il ricordo che avevo di lui.
Chiusi la porta a chiave dirigendomi subito in bagno per una doccia.
Avevo i vestiti che puzzavano di cloro.

Wildfire (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora