26. Fire meet gasoline

236 16 4
                                    

Arrivammo di nuovo da Jace e Mike che parvero essersi svegliati.
«Ce l'avete fatta. Eravamo indecisi se chiamare la polizia.» disse Jace.
«In realtà era solo Jace che faceva la mamma apprensiva.» disse Michael.
Scoppiai a ridere proprio mentre mi squillò il telefono.
«Pronto?»
«Piccola come stai?» disse la voce allegra di Will.
«Ehi! Sono felice di sentirti. Io sto bene tu?»
«Tutto bene, l'ho detto a mamma che mollo, te l'ha detto? Come l'ha presa tu che l'hai vista? Mi ero scordato di chiedertelo qualche giorno fa.»
«Eh me lo ha detto. Non l'ha presa male come credevo sinceramente, io direi che sei a posto.»
Sentii Jace fare il coglione e ripetere frasi come 'passami la canna' e 'Voglio farmi una riga anche io'.
Ridacchiai pensando a quanto fosse stupido.
«Ma dove sei ora?» mi chiese lui confuso.
«Al mare con alcuni amici.»
«E non sei andata a scuola?» mi chiese quasi incredulo.
«No.»
«Ehi, non è da te. Non mi diventare una bad girl. Deduco che tu non sia con la compagnia di Lydia.»
«No infatti, ma te li farò conoscere.»
«Comunque ti avevo chiamato per dirti che forse riesco ad anticipare di un po' il mio arrivo, poi ti faccio sapere precisamente ma magari riesco ad essere lì già un po' prima della prossima settimana.»
«Ma è fantastico! Non vedo l'ora.»
«Vabbè dai, ti lascio andare. Mi raccomando non fare cazzate. Ti voglio bene.»
«Anche io. Ciao.» dissi staccando la chiamata.
«Ma chi era? Hai un ragazzo?» chiese Jace confuso.
Sentii lo sguardo di tutti addosso.
«No rega, è solo mio fratello.»
«Fiuu, temevo che avrei dovuto uccidere qualcuno.» disse Jace con tono altezzoso.
«Perchè scusa?»
Non capii a cosa si stesse riferendo.
«Perchè sennò Kevin non avrebbe potuto conquistarti.» disse prendendomi in giro.
«Ma vaffanculo!»
Lo spinsi scherzosamente.
Passammo così il pomeriggio, tra una chiacchierata e l'altra.
Prendemmo il vario cibo confezionato per cenare.
A mamma alla fine avevo rifilato il solito fatto che avrei dormito da un'amica.
Sgranocchiai qualche patatina non avendo una gran voglia di cibo.
Verso sera cominciarono i primi giri di vodka.
«Dai accendiamo un fuoco.» disse Jace ridendo.
«Un cuoco? E dove lo trovi?» risposi io ridendo.
Ella era seduta accanto a me a sfottermi per le mie stronzate.
Aveva bevuto davvero pochissimo stando a quanto mi ricordassi in confronto a noi e lo stesso Michael.
«Ma sì, lo accendiamo con l'alcol.»
«Il cuoco?»
«No, quello cucina.» disse ovvio.
«Voi state persissimi.» disse Ella scoppiando in una risata fragorosa.
Al centro del cerchio c'era una lampada di quelle con la batterie.
Eravamo così disorganizzati da non saper accendere nemmeno un fuoco.
«Jace ma cos'è quel coso?» dissi guardando un tatuaggio strano sul suo polso.
Scoppiò a ridere guardanodolo.
«Meglio lasciar stare.»
«Nooo dai, dimmelo.»
«Una volta io e Ella eravamo andati ad una festa organizzata da alcuni miei amici tatuatori per festeggiare un anno dall'apertura del loro negozio che stava fruttando molto bene, quello dove attualmente lavoro.
Ci conoscevamo già da qualche mese.
Eravamo leggermente brilli e chiedemmo ad uno di loro di farci un tatuaggio.
Indovina cosa?»
Mi guardò non riuscendo a trattenere le risate mentre lei ridacchiava sotto I baffi.
«Ho paura.»
«Io mi feci tatuare un accendino acceso e lei una sigaretta.»
«Aiuto, non ci posso credere!»
Lei mi mostrò il suo polso dove c'era una sigaretta.
«Siete due idioti!» dissi continuando a ridere.
«Ella ma perché oggi non bevi?»
Alzò le spalle senza rispondere.
Avevamo il mare dietro che produceva un rumore rilassante e pacato e la luna quasi del tutto piena proiettava una luce pallida sulla spiaggia e sui nostri volti.
«Mi è appena venuta un idea!» dissi mentre gli occhi mi si illuminavano.
«Ho paura.» rispose Ella spronandomi a parlare.
«Facciamo il bagno?» annunciai.
«Ma sei scema Shey, è pericoloso.» disse Michael.
Mi tolsi la maglia restando in reggiseno facendo lo stesso con i pantaloncini.
Jace imitò un fischio di apprezzamento.
«Attenzione!» disse scherzosamente.
Stando con loro avevo raggiunto una consapevolezza nuova, sapevo che non mi avrebbero giudicato, perciò non mi sentivo a disagio con il mio corpo, o forse ero anche spinta un po' dall'alcol che mi circolava in corpo.
«El, dai vieni con me?» dissi facendo il labbruccio.
Alzò gli occhi al cielo probabilmente pensando che dovesse avere molta pazienza con me.
Non me ne curai molto e sorrisi ampiamente prendendola per mano.
Vidi con la coda dell'occhio Jace e Michael sdraiarsi sul telo.
Arrivammo fino ad un punto non troppo alto, anche perché non sapevo nuotare benissimo, per quanto il mare potesse essere calmo.
L'acqua era gelata perciò mi immersi del tutto per abituarmi, per poi risalire e passarmi le mani sopra la testa per sistemarmi i capelli.
Lei era ferma davanti a me con lo sguardo perso.
La schizzai per riportarla nel mondo reale.
Sorrise apertamente avvicinandosi a me con uno sguardo furbo.
Aveva la lingua tra i denti mentre rideva e vari pensieri attraversarono la mia mente in un secondo.
Senza che me ne accorgessi si appese alle mie spalle e mi buttò sott'acqua.
«Dai stronza!» dissi imitando il suo gesto e facendo lo stesso.
Mi appesi alle sue spalle ma non riuscii a sommergerla.
Mi ritrovai aggrappata con le gambe alla sua vita.
Mi sembrava di non poter più controllare i miei gesti.
Si fermo e mi guardò negli occhi.
Ebbi un déjà vu assurdo.
Mi sentivo attirata ad avvicinarmi sempre di più.

Wildfire (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora