38. Trouble

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Mi ero appena coricata a letto sperando che il sonno arrivasse in fretta, quando sentii delle voci che si facevano sempre più vicine.
Non riuscii a captare le parole perciò curiosa mi alzai avvicinandomi alla porta.
Riuscii a riconoscere la voce di Ella.
«Non puoi dirmi quello che devo o non devo fare.» disse lei con tono esasperato.
«Posso benissimo! Io lo dico per te, e anche per lei! Non pensare che non mi interessi, sennò non sarei nemmeno qui a questa stupida festa.» riconobbi finalmente a chi appartenesse la voce.
«Lydia, non te n'è mai fregato un cazzo di me!» rispose lei alzando la voce.
Aprii la porta lasciandola socchiusa e sbirciai fuori.
Erano in piedi nel corridoio, qualche metro distante dalla mia camera.
«Da quando sono arrivata non hai fatto altro che mettermi i fottuti bastoni tra le ruote, oltre al fatto che arrivavo già da una situazione abbastanza disastrata. Ma no, complichiamole ancora di più la vita che tanto non ha altro di meglio da fare!»
«Sai benissimo che non è così, io mi preoccupavo semplicemente per te.
E ce l'hai ancora con me per quel fatto delle voci. Non è colpa mia se mi hanno sentito dirlo. Sai benissimo che lo avevo raccontato solo agli amici piú stretti.» disse quasi sussurrando.
«Peccato che i tuoi amici stretti sono quasi dieci! Dai, siamo sole. Non c'è bisogno che fingi come fai sempre. Ammettilo.
Per una fottuta volta che mi accade qualcosa di bello tu vuoi rovinare tutto, come al solito. Ma perché devi fare così? Non puoi limitarti a non parlarmi come qualsiasi persona normale farebbe, se ti do tanto fastidio?»
«Ora dici così ma sai anche tu che le farai del male. Non ti piace impegnarti, lo sappiamo bene.»
«Lo sappiamo bene? Ma cosa ne vuoi sapere tu delle mie relazioni?»
«Perché per quanto tu lo voglia negare mi sono sempre interessata a te e alla tua vita, perché sei mia cugina e per quanto non condivida ciò che fai... Ti voglio bene.» disse quasi sussurrando.
Ci fu qualche istante di silenzio.
«Mi hai fatto passare l'inferno... È possibile che lo abbia notato solo io?»
«Era il mio modo di essere Ella, il mio carattere, ed ero anche più piccola, ora sono cresciuta! E poi c'era una grande mancanza di comunicazione. Fin da piccole abbiamo avuto un rapporto un po' conflittuale, quindi non venire a dare la colpa a me adesso. Vorrei solo ricomiciare in modo diverso. Non voglio, più avanti, dovermi pentire di non aver mai cercato di migliorare il rapporto con mia cugina.»
Vidi Ella mettersi le mani tra i capelli frustrata.
Decisi di uscire proprio mentre pronunciava la frase che chiudeva la discussione.
«Senti Lydia, ne riparleremo quando sarò più sobria, cosciente e meno stanca.»
Mi avvicinai a lei, posandole una mano sulla spalla per farle capire che c'ero.
Ovviamente non le avrei detto che avevo sentito tutto dato che non sapeva nemmeno ciò che mi aveva raccontato Madison.
«C'è qualche problema Lydia?»
Mi guardò con un'espressione leggermente sorpresa, come se l'avessi colta con le mani nel sacco.
Mi squadrò da capo a piedi per poi parlare.
«No, nessuno. Come stai Sheila?»
«Bene direi.» dissi con distacco.
Non volevo essere cattiva ma loro lo erano stati fin troppo.
Ci furono altri istanti di silenzio.
«Beh, vorrei poter dire che me ne vado ma sono venuta con Tyler che probabilmente si addormenterà qui ubriaco, quindi tornerò semplicemente di sotto.» disse con espressione rassegnata, girando i tacchi.
Mi sentii quasi dispiaciuta per lei.
Dopo qualche secondo mi decisi.
«Lydia... Aspetta.»
Alla fine era pur sempre stata mia amica.
Ella mi guardò confusa mentre Lydia si girava.
«Se vuoi puoi restare a dormire nella stanza degli ospiti.»
«Ma no, non importa.» disse facendomi segno di lasciar perdere con la mano.
«Puoi anche abbassare la guardia per una volta, voglio solo essere gentile, accetta.» dissi rientrando in camera prendendo le chiavi.
«Ecco.» disse aprendole la porta.
«Grazie Sheila.» disse sorridendo sincera.
«Di nulla. Buonanotte.»
Rientrai in camera seguita da Ella.
«Tu mi sorprendi sempre di più.» disse sorridendo e lasciandomi un bacio sulle labbra.
«Riesci ad essere gentile persino con chi non se lo merita.»
«Che ci posso fare se sono perfetta?» dissi scherzando.
«Che ora è?» le chiesi.
«Tardi, dovremmo andare a dormire.
Tanto ormai la festa sarà già morta e saranno collassati tutti da qualche parte.»
«Hai ragione.» dissi sbadigliando.
«Comunque scusa se ti abbiamo svegliato.»
«Non fa niente, non ero ancora andata a dormire.» mi lasciai scappare.
Mi guardò interrogativa.
«Intendo che ero in dormiveglia.»
«Oh Okay.» disse solo sembrando crederci.
Spensi la luce e ci sdraiammo.
«Buonanotte.» disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Notte.» sissurrai chiudendo gli occhi.
Caddi in un sonno profondo senza che i miei pensieri avessero il tempo di torturarmi.

Wildfire (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora