Inclinò il viso avvicinandosi lentamente al mio orecchio, cosa che mi fece impazzire.
«È tardi, meglio se andiamo a cambiarci.» disse alzandosi, lasciandomi lì con l'amaro in bocca.
La vidi piegarsi a raccogliere i suoi vestiti.
Buttai fuori tutta l'aria che stavo trattenendo e mi alzai.
Prese un asciugamano avvolgendoselo intorno al corpo e ne porse uno anche a me.
La seguii fino ad arrivare in camera sua.
«Ti do qualcosa per cambiarti.»
Ero ancora un po' scioccata ma annuii.
«Va bene?» disse mostrandomi un perizoma abbinato ad un reggiseno di pizzo.
La guardai per capire se fosse seria ma dopo alcuni istanti mi scoppiò a ridere in faccia.
«Dai che scherzo, dovresti vedere la tua faccia. Rilassati Shey.» disse prendendo uno slip semplice grigio con un reggiseno del medesimo colore.
'Facile a dirsi' pensai.
«Il bagno sai dov'è.» disse chinata per prendere anche i suoi vestiti.
Annuii uscendo dalla stanza.
Sembrava lo facesse apposta per mettermi in soggezione.
Era una ragazza tremendamente complicata.
Il secondo prima rideva e scherzava ma quello dopo se facevi una sola domanda o affermazione sbagliata sembrava trasformarsi in un'altra persona.
Arrivai al bagno e mi cambiai abbastanza velocemente per poi tornare nella sua camera.
Lei era stesa sul letto con il cellulare in mano.
«Scendiamo?» mi disse quando mi vide entrare.
Annuii seguendola e arrivando nella sala dove Jace era seduto sul divano guardando una partita di basket.
«Ehi Shey, resti a cena?» disse non distogliendo però lo sguardo dallo schermo.
«No ragazzi meglio che vada. Domani c'è scuola e se resto rischio di non tornare neanche a casa.»
Risero entrambi.
Mi avvicinai a Jace e che mi abbracciò lasciandomi un bacio sulla guancia e lo stesso fece Ella.
«Ci vediamo dopodomani, domani non so se ho voglia di entrare.» aggiunse poi.
«Non ci sono dopodomani, ho una visita, poi ti spiegherò meglio.»
«Resta fuori con me allora domani.»
«Non so...» dissi un po' titubante.
«Daiiii, ci divertiremo.»
«Okay okay, poi stasera ci mettiamo d'accordo meglio. Vado.» dissi uscendo e ripercorrendo la strada fatta nel pomeriggio.
Arrivai a casa dopo una decina di minuti, circa per l'orario di cena.
«Ehi mamma. Sono tornata.» dissi entrando.
«Ehi tesoro.»
La notai con gli occhiali indosso china su dei fogli.
«Che stai facendo?»
«Ci ha pensato lui.» disse sventolandomi i fogli davanti alla faccia.
Li presi in mano e li sfogliai.
Documenti per il divorzio.
«È stato veloce.» dissi sovrappensiero.
«Sarà un casino, per l'amor di Dio, può permettersi avvocati di altissimo calibro, avrà tutto ciò che vuole. Io non posso permettermi un avvocato medio, figuriamoci.» disse con voce rotta mettendosi le mani tra i capelli.
«E se si battesse per l'affidamento? Will è maggiorenne ma tu no. Dovresti aspettare minimo Marzo che compi i diciotto anni ma noi non abbiamo così tanto tempo, sarà un processo veloce, due mesi massimo.
Lo sai com'è tuo padre. Ho tanta paura Sheila. Non posso lasciarti nelle sue mani neanche per qualche mese. Devo andare in tribunale la prossima settimana.»
«Mamma, andrà tutto bene.» dissi non essendo convinta neppure io delle mie stesse parole.
Restammo sedute ancora un po' a leggere quei fogli.
Cenammo un po' più rilassate e dopo aver finito salii in camera.
Mi buttai sul letto sbloccando il telefono.
Chiamai Ella.
«Ehi Shey.» mi rispose dopo qualche squillo.
«Ciao El, dove ci troviamo domani?» le chiesi impostando il vivavoce per mettermi il pigiama.
«Non so, magari passiamo davanti a casa tua poi facciamo la strada insieme o comunque decidiamo dove andare?»
Sentii dei passi e qualche busso leggero alla mia porta.
«Mmh okay. El aspetta un attimo in linea che forse mamma ha bisogno.»
Mi alzai aprendola, ritrovandomi abbastanza sorpresa.
«Tyler?» dissi confusa.
«Ehi.» disse lui freddo guardandosi le scarpe.
«Non ti aspettavo, entra. Che succede?» dissi facendomi di lato per lasciarlo passare.
«Succede che sei una stronza.» disse sedendosi sul letto.
«Come prego?» chiesi incredula.
Se il mio sopracciglio avesse avuto le ali sarebbe già volato via, infastidito dalla sua affermazione.
«Sí Sheila, sei proprio una stronza. Noi ti abbiamo accolto nel nostro gruppo come se fossi stata nostra amica da sempre e tu ti permetti di ignorarci e trattare Lydia in quel modo, che oltretutto ha pure ragione e lo fa per te.»
«Oh scusami se mi sono permessa di recare danno a sua maestà Lydia e ai suoi sudditi. Non pensavo di essere così privilegiata a stare con voi, la prossima volta mi informerò meglio.»
Mi sentii davvero offesa dal tono che stava usando nei miei confronti.
«Ti converrebbe sai. Dovresti solo ringraziarla Lydia.»
«Ma di cosa? Ma chi ve credete?»
«Pft. Voglio proprio vedere con chi starai ora dato che non farai più da cane per noi, o dovrei dire cagna. Ah già, è vero che ora sei diventata una lesbichetta ripugnante come la tua fidanzatina.
Tornate a leccarvi la fica a vicenda.»
La mia mano scattò prima che potessi ragionare razionalmente e andò a colpire forte la sua guancia.
«Fuori da casa mia tossico figlio di puttana.» sibilai tra i denti.
Si alzò di scatto spingendomi contro la parete.
«Senti stronza, posso distruggerti alzando solo un dito, quindi vedi di volare basso se non vuoi che ti scopi io invece della fichetta svedese.»
Sorrise in modo davvero inquietante e uscii sbattendo la porta.
Restai lì scioccata da ciò che era appena accaduto.
Ma che cazzo di problemi aveva?
Capii che in quel gruppo c'erano tante cose che non sapevo probabilmente.
Sentii il telefono squillare e mi ricordai della telefonata con Ella.
Presi il telefono premendo il tasto verde.
«Porca puttana, gliela faremo pagare, te lo giuro. Fosse l'ultima cosa che faccio.» disse terribilmente seria.
STAI LEGGENDO
Wildfire (#Wattys2016)
RomancePer Sheila sta per iniziare una nuova vita, lontano dalla sua vecchia scuola, dalle sue vecchie conoscenze e lontano dal dolore. Una ragazza piena di ferite che nasconde con un sorriso. *** «Devi permettermi di aiutarti!» «Tu non puoi aiutarmi, non...