«Allora la festa la facciamo Venerdì sera?»
Eravamo sul letto sdraiate una accanto all'altra.
Ella mi accarezzava i capelli.
Avevo notato che ormai era sua abitudine farlo quando era rilassata.
«Ancora che ci pensi!» dissi ridendo.
«Sí dai, sarà assurda, passerà alla storia, fidati di me! Inviteremo un botto di gente e poi potremmo già cominciare a spargere voce domani.»
«Lascio a te le redini.» dissi alzando le spalle.
«Ah sì?»
«Sì.» dissi mordendomi il labbro.
Si alzò avvicinandosi.
La guardai negli occhi.
Notai che cambiavano quasi colore a seconda della luce.
A volte erano grigio chiaro mentre altre scuri.
Scossai la testa tornando alla realtà.
«A cosa pensi?» chiese guardandomi curiosa.
«A nulla.» dissi facendomi più vicina a lei mentre spegnevo la luce.
«Sarà una festa stupenda e ti farò divertire un sacco, ti do la mia parola.»
Alzai gli occhi al cielo dandole un bacio a stampo e augurandole la buonanotte.Un rumore assordante si propagó per tutta la stanza.
Alzai la testa confusa e spaesata, accompagnando tutto con un semplice 'Ma che cazz...' giusto per iniziare nel modo giusto la mattinata.
Sentii il braccio che mi circondava le spalle spostarsi.
Ella era messa nella mia stessa situazione.
Notai che la fonte del rumore era il suo cellulare perciò glielo passai.
«Dimmi.» pronunciò con voce assonnata.
«Merda. Okay. Ciao.»
«Che succede?» le chiesi alzandomi di poco e strofinandomi gli occhi.
«Non vorrei rovinare quel faccino assonnato e carino che hai ma devo informarti che sono le otto e tredici minuti.»
«COSA?» dissi allarmata alzandomi di scatto dal letto.
Perché la sveglia non aveva suonato?
O molto più probabile, perché non l'avevamo sentita?
«Dai non farti prendere dal panico, vuol dire che era destino che oggi dovevamo saltare scuola.»
Alzai gli occhi al cielo cominciando a spogliarmi.
«E allora chi era al telefono?»
«Rayla, mi chiedeva perché non c'ero.»
«Ah.» dissi solo fissando l'armadio sperando che si materializzasse qualcosa da mettere.
Presi un jeans a vita alta abbinandolo ad un top nero semplice che lasciava scoperto un filo di pancia.
«Dai su, preparati anche tu!» dissi sedendomi per terra cominciando ad allacciarmi le Dr. Marteens.
Si alzò dal letto sbuffando.
«Ma... Rayla è tipo la tua migliore amica o qualcosa del genere?» dissi cercando di nascondere quanto più possibile la mia curiosità.
Restò in silenzio qualche istante.
«Credo di sì.»
Annuii più a me stessa che a lei.
Non sapevo perché ma avevo immaginato che fosse la sua ex.
Scacciai quel pensiero dalla testa.
Perché avrebbe dovuto mentirmi?
Feci una passata di mascara e fondotinta per sembrare quantomeno presentabile.
«Pronta?» le chiesi prendendo il cellulare.
«Yes.» disse seguendomi giù per le scale.
In cinque minuti o giù di lì arrivammo a scuola.
«Chi hai alla prima?» mi chiese fermandosi davanti all'entrata.
«Credo la Harris, matematica.»
Scoppiò a ridere.
«Scommetto che non ti farà entrare. Ormai è troppo tardi.»
«Magari sì dai. Sono solo le otto e trentacinque.» dissi anche se neppure io ci credevo molto.
Avevo già constatato che era abbastanza stronza.
«Vabbè prova, io mi fumo una paglia intanto che torni.» disse sorridendo sicura.
Mi girai andando verso l'entrata.
Sapevo che aveva quasi sicuramente ragione ma tentar non nuoceva.
Arrivai davanti alla porta e bussai pregando che mi accettasse in classe mettendomi solo un ritardo breve.
«Avanti.» sentii pronunciare dall'altro lato della porta.
«Buongiorno. Posso entrare?» dissi restando qualche istante sulla porta per capire se mi avrebbe preso in classe.
«Uh, la signorina Redds si è degnata di farsi vedere, con ben ventisei minuti di ritardo.» mi sorrise con aria di sfida di chi ha sempre il coltello dalla parte del manico.
«La sveglia non ha suonato.»
«Classico. Che dite ragazzi, merita di entrare o la prossima volta imparerà ad organizzarsi meglio?»
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo dato che non avrebbe aiutato la mia situazione.
Il silenzio regnò. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di rispondere.
O almeno così credevo.
«Io dico che sicuramente la prossima volta arriverà in orario, non può entrare quando le pare professoressa. Non è corretto nei nostri confronti, dato che noi dobbiamo arrivare in orario. »
Mi girai per capire a quale stronzo problematico appartenesse quella voce.
Tyler mi squadrò con un sorrisetto strafottente, aggiungendo tanto di occhiolino.
Lydia che aveva tenuto la testa bassa per tutto il tempo mi guardò impassibile.
Odiavo il fatto che per un maledetto ritardo la prof dovesse dare spettacolo.
Ormai stavo aspettando sulla porta da almeno cinque minuti.
Quanto la stavo odiando.
«Sono d'accordo Evans. Mi dispiace signorina Redds ma la invito ad aspettare fuori la fine dell'ora. Ah e chiuda la porta quando esce.»
Indignata uscii lasciando di proposito la porta aperta.
Tanto già mi odiava e il sentimento era ricambiato, cambiava ben poco.
Percorsi il corridoio fino a tornare in giardino.
«Dovevamo scommettere dei soldi.» disse Ella vedendomi tornare.
«È una gran puttana.» dissi incrociando le braccia.
«Lo so. Perciò te l'ho detto.»
«Addirittura ha cominciato a fare scena e Tyler le dava ragione.» le dissi scocciata.
«Che facciamo ora?»
«Beh direi che cazzeggiamo per un po' finché non è ora di entrare.»
«Vuoi andare al bar qua a fianco? Dato che non abbiamo neanche fatto colazione.»
«Va bene.» accettai seguendola.
Entrammo insieme avvicinandoci successivamente al bancone.
«Due croissant, uno al cioccolato e l'altro alla crema e due caffè.» disse alla ragazza.
«Come mai non hai chiesto il tuo succo all'arancia rossa?» chiesi divertita.
«Perchè in questo bar non ce l'hanno.» disse alzando intenzionalmente la voce per farsi sentire dalla barista voltata di spalle, intenta a preparare i due caffè.
«Eddai povera.» sussurrai dandole una gomitata.
Alzò gli occhi al cielo sorridendo.
«Ci sono abituata tranquilla. Ella fa la principessa.» disse rivolta a me con un sorriso finto e tirato.
Mi chiesi che cosa significasse quella frase.
«Ah sì?» dissi solo guardandola.
«Preferisco regina.» proferì con un sorriso bastardo mentre lasciava i soldi.
La trascinai via sedendomi in un tavolo qualunque.
«Che cazzo voleva quella da te?» sputai un po' acida.
«Non ti preoccupare. È solo una stronza.» disse cominciando a mangiare.
«Uff. Lo sai vero che prima o poi qualcosa me lo dovrai dire di te?» dissi frustrata.
«Quando vuoi. Il fatto che io non ti dica alcune cose è perché non le ritengo importanti, non per altro.»
«Beh, lascia stabilire a me se lo sono...» dissi cercando di addolcirla, accarezzandole la mano.
Non volevo costringerla a dirmi nulla alla fine.
«Victoria era una mia conoscente. È capitato che in discoteca ci siamo baciate ma lei voleva di più, e non intendo scopare, ma tipo una relazione stabile. Non lo so è stato strano e io ovviamente l'ho gentilmente rifiutata. A distanza di mesi continua a lanciarmi frecciatine ma sinceramente la cosa mi diverte perciò la stuzzico.»
«Che cattiva che sei!»
«Non è colpa mia se lei ce l'ha così tanto con me. Era una cosa importante?» mi disse con l'aria di chi ha sempre ragione.
«Uff no.» dissi dandogliela vinta.
«Ecco vedi.»
Finimmo entrambi e uscimmo per rientrare a scuola.
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Wildfire (#Wattys2016)
RomancePer Sheila sta per iniziare una nuova vita, lontano dalla sua vecchia scuola, dalle sue vecchie conoscenze e lontano dal dolore. Una ragazza piena di ferite che nasconde con un sorriso. *** «Devi permettermi di aiutarti!» «Tu non puoi aiutarmi, non...