17. Lost in confusion like an illusion

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Mi guardai allo specchio.
Il fondotinta era praticamente sciolto e i segni violacei tempestavano tutto il mio collo.
Ero confusa, mi sentivo come se avessi fatto qualcosa di sbagliato perché mi era piaciuto di più il bacio con una ragazza che con un ragazzo.
Continuai a guardarmi allo specchio per scovare qualsiasi cosa diversa in me.
Mi appoggiai al lavandino, non riuscivo a reggermi in piedi.
Sentii qualche busso leggero alla porta.
Vidi entrare Jace e chiudersi la porta alle spalle.
«Ehi.» sussurrò rivolgendomi un sorriso.
«Posso entrare?» mi chiese con aria preoccupata.
«Sei già entrato.» risposi con l'accenno di un sorriso.
Avevo già la nausea ma non volevo vomitare.
«Giusto. Hai voglia di parlare un po'?»
«Certo.» dissi sedendomi per terra con le gambe incrociate.
«Sai, io sono gay.»
«Ah... Oh. Okay. Non è un problema.» dissi cominciando a collegare il perché non volesse baciarmi, o almeno supponendo.
«Ci sono dei problemi tra te e Kevin vero?»
«Sí, come avrai avuto modo di notare.»
«E perché esce con voi?» chiesi curiosa.
«È amico di El, ma a questo punto credo non lo sia più.»
«Perché?»
«Lascia stare, non sono totalmente sobrio, finirei per dirti tutto.»
Fissai per un po' il pavimento concentrata.
«Come hai scoperto di essere gay?»
Mi guardò confuso qualche secondo ma poi cominciò a parlare.
«Penso alle medie principalmente, è li che ho cominciato ad avere qualche dubbio. Sai, guardavo i ragazzi in un modo diverso dagli altri, mi piacevano, mentre per le ragazze non provavo nessun tipo di interesse, anche se avevo molte amiche.
Alle superiori mi innamorai del mio migliore amico, fu un casino, soprattutto ammetterlo a me stesso, sapevo che non avrebbe mai potuto funzionare e perciò non glielo dissi.
La mia migliore amica di quei tempi sapeva tutto e un giorno glielo disse.
Sai, non successe come nei film che mi sputtanò con tutta la scuola e cose varie, ma semplicemente mi disse che non provava lo stesso interesse e smise di parlarmi.
Fu un duro colpo per me, persi la mia migliore amica e il mio migliore amico contemporaneamente.
Cominciai a frequentare persone diverse, a cambiare giro, non mi fidavo di nessuno.
Ero diventato il classico "cattivo ragazzo" da cui le persone stavano lontano.
Litigai con i miei genitori perché non facevano altro che appesantirmi in quel periodo, quando io avevo solo bisogno di certezze.
A diciannove anni mi trasferì qui, per essere indipendente e conobbi El.
Si trovava in una situazione simile perciò avendo già compiuto diciotto anni diventammo coinquilini.
Attualmente viviamo insieme da un anno e va tutto bene, sono ancora il ragazzo cattivo che beve e fuma ma sono migliorato. Scusa, mi sono perso in discorsi e ti ho raccontato la storia della mia vita, l'alcol mi fa parlare troppo.» disse sorridendo e asciugando una lacrima di cui non mi ero accorta.
Lo abbracciai forte d'istinto.
«Mi dispiace che la tua amica sia stata una stronza e mi dispiace che il tuo amico non ricambiasse.» dissi stringendolo forte.
Avevo ritrovato un po' di lucidità.
«Aspetta ma perché me lo hai chiesto?» mi chiese lui.
Guardai in basso indecisa se dirglielo o no.
Alla fine lui aveva vissuto una situazione quasi simile, e poi anche se lo conoscevo da poco mi fidavo.
«Perchè sai, hai presente il bacio di prima? Quello con Ella?»
«Sí?»
«Mh, mi è piaciuto.» dissi guardandomi le scarpe.
«Ah e che cosa ne pensi? Non c'é niente di male, magari comunque è stato anche l'alcol. Non arrovellarti troppo, se dovrà capitare qualcosa capiterà, fidati.» disse facendomi l'occhiolino.
Gli sorrisi riconoscente, mi aveva tranquillizzata molto.
«Ma chi era il ragazzo di oggi? Cioè, so chi è, ma cosa voleva da te?»
«Scusa Jace, troppe brutte cose oggi, non parliamone per ora. Scusa.»
«Capisco, tranquilla. Dai torniamo di là, non ho rollato le canne per niente, tanto Kevin se ne sarà già andato.» mi disse aiutandomi ad alzarmi.
Mentre tornavano in sala sentii la voce di Ella.
«Kevin cosa non hai capito di vattene? Non ti voglio più qui, punto.»
«Dai non arrabbiarti El, te la sei scelta bene, come avrebbe potuto non piacermi?»
Non capii di cosa stessero parlando.
Sentii un sbuffo e poi di nuovo parlare.
«Non me ne frega cazzo, vattene.»
Jace si affrettò a rivelare la sua presenza e ad avvicinarsi a Kevin.
Si fissarono qualche secondo e questo bastò a farlo sparire.
«Figlio di puttana.» esclamò Ella barcollando verso il divano.
Mi sedetti di fianco a lei insieme a Jace.
«Sheila, devo chiederti una cosa. » disse mugugnando un po'.
«Dimmi.» la incalzai.
«Cosa sono quei segni che hai sul collo?» disse sbiascicando.
Mi portai istintivamente le mani al collo.
«Oh, mh, nulla di importante.»
Mi guardò infastidita.
«Dopo ne parliamo. Jace, ti prego prendi le canne.» aggiunse.
Me ne passò una insieme all'accendino.
Restammo lì, totalmente rilassati e in silenzio.

Wildfire (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora