C.5. "Attacchi"

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Stiles prese Lydia da sotto il braccio e la trascinò verso la direzione dalla quale era arrivato.

-Stiles.... Così non usciremo... Mai... - disse lei con voce roca e sentita a rallentatore, come se le parole le graffiassero la gola appena le pronunciava.

-Aspetta chiamo mio padre. È uno sceriffo. Ci tirerà fuori di qui. - rispose lui.

Con una mano sostenne la ragazza al suo fianco e con l'altra vi frugó nella tasca dei jeans in cerca dell' oggetto.

Lo estrasse e compose il numero di suo padre.

-Papà?! Ascolta ho bisogno di te ad Eichen House. Scantinati ultima porta senape. ORA!.- senza aspettare la risposta del padre, Stiles attaccò e rimise il telefono in tasca.

Decise di prendere la ragazza in braccio, perché gli stava scivolando via messa in piedi.

-Lydia non addormentarti. Resta con me.- le disse quando la ragazza poggiò la sua fronte fredda e sudata sul suo collo.

Dei battiti alla porta che Stiles aveva chiuso a chiave lo fecero sobbalzare.

Non poteva essere suo padre...

-Stiles... non usciremo di qui...- borbottò lei, strofinandogli una mano fredda sulla guancia insanguinata.

Era fredda come il ghiaccio, come se qualcuno l'avesse immersa nell' acqua ghiacciata, finchè non morisse congelata.

-No. Io non ti lascio... mio padre ci tirerà fuori da qui. È una promessa.- rispose lui, guardandola negli occhioni verdi tanto amati.

Un altro rumore e la porta si aprì di getto, rivelando un uomo diverso da quello che inseguiva Stiles; un uomo più alto e muscoloso.

-Due al posto di uno....perfetto ti aggiungo subito un posto al fianco di questa stupida sensitiva.- rise lui amaramente.

Stiles indietreggiò, senza distogliere lo sguardo dall' uomo che avanzava verso di lui. Lydia...

Lydia era appoggiata al suo collo, ma lui non riusciva a sentire il suo respiro...dormiva?

-Va' al diavolo. Mio padre sarà qui a momenti... non hai il permesso di tenerci chiusi qui.- ringhiò lui, ritrovandosi nella stanza in cui aveva preso la ragazza dal letto.

-Hai ragione. Ma posso torturavi in questi pochi minuti che restano. Vuoi vedere piccolo Stilinski?- domandò l'uomo.

Stiles, si trovò contro il muro e non poteva più indietreggiare. -Va bene. Avete vinto tu e i tuoi stupidi colleghi del manicomio. Prendete me, ma lasciate in pace Lydia, lei non vi ha fatto niente.- bisbigliò lui stringendo la veste della ragazza, che ora aveva riportato la testa all'indietro, per la mancanza di appoggio

-Mettila sul lettino, e poi ne parliamo di lei.- disse lui.

Stiles si avvicinò al letto.
Le mani gli tremavano per la paura, ma non per quella di poter essere sottoposto a torture peggiori di quelle di Lydia, ma aveva paura che quel uomo grosso e muscoloso non mantenesse la parola.

Fece per adagiarla sul letto, ma una voce quasi identica alla sua gridò.

-Stiles non farlo. Dawer girati lentamente.-

Era suo padre, in piedi con la pistola puntata contro la schiena dell' uomo.

il cuore di Stiles fece un balzo di felicità. Suo padre era lì.

-Sceriffo. Che vuole farmi?- chiese Dawer girandosi sorridente verso l'agente.

-Lo vedrai tra poco. Stiles vattene da qui. Portala via.- disse suo padre rivolgendosi al figlio.

- Take My Home - Stydia (#Wattys2016)  {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora