capitolo 49

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Come al solito alle 20:00 chiudo il negozio per tornarmene a casa,piccole stelle sono punteggiate nel cielo autunnale e il vento di settembre mi provoca dei brividi lungo tutto il corpo,dovevo portarmi dietro una felpa.

Mi sfrego le mani sulle cosce cercando di riscaldarmi un po',girato l'angolo entro da Costa per prendere un thè"Salve,vorrei un thè caldo al limone da portare via" sorrido al barista.

Un uomo sui cinquanta,basso e leggermente sovrappeso. Piccoli occhiali rotondi sono appoggiati sul suo naso,un gilet beige rattoppato sui gomiti sembra essergli piccolo.

"Certo"sorride mostrando i denti leggermente ingialliti dal fumo probabilmente.

"Ehi Louis" mi richiama una voce alle mie spalle,una voce dolce che mi è mancata terribilmente.

"Liam,come stai?" lo saluto con una mano.

"Bene bene,se devo essere sincero" prosegue abbassando la voce "sono felice che sia finito tutto" mi sorride con compassione.

"Anch'io"arriccio il naso "ti va di fare due passi?" gli chiedo pagando e salutando il cassiere paffutello.

"Mi piacerebbe davvero tanto ma devo scappare,i miei necessitano del mio aiuto.Ti chiamo ok?" si scusa grattandosi la testa.

"Uhm certo,ma hai il mio numero?"

"no" ride "l'ho chiesto più di una volta ad Harry,sapendo che ce lo aveva,ma ha sempre negato,in modo molto deciso e duro" alza le spalle,Harry non ha dato il mio numero a Liam?Perchè?

Gli scrivo il numero su un tovagliolo e glielo passo,ci salutiamo un'ultima volta per poi prendere strade completamente diverse,sono le 20:30 così affretto la camminata.

Il gelo sembra stringere con dita sottili e appuntite la città fino a soffocarla,il freddo mi penetra nelle ossa provocandomi una serie di brividi lungo la spina dorsale e lo sbattere dei denti;per fortuna il thè riesce a scaldarmi lentamente.

Mi fermo davanti al bar dove avevo incontrato o meglio avvistato Harry con gli altri,una morsa allo stomaco mi impedisce per qualche secondo di respirare,boccheggio per poi rincominciare a camminare.

Sono quasi arrivato a casa,finalmente.

Spero ci sia Charlotte in casa o comunque Luke,sono stanco di stare in quella villa gigante da solo,mi sento triste e ogni problema mi si butta addosso appesantendomi.

Non ho mai amato stare nelle case da solo,mi ha sempre reso malinconico,non ho mai capito il perchè.

Giro l'angolo appena prima della nostra casa,quando vengo risvegliato dai miei pensieri per via di una voce dura e arrogante.

"Non si risponde più ai messaggi,piccolo?"mi afferra per il gomito obbligandomi a fermarmi per guardarlo,alzo la testa per incatenare il mio sguardo nel suo,quegli occhi maledettamente belli e luminosi che ho amato e odiato contemporaneamente sono una tortura;sento il suo sguardo fisso su di me,come se mi trapassasse.

"Lasciami"strappo il braccio dalla sua presa,non può ripresentarsi da me rendendo le cose ancora più difficili,non può scombussolare tutti i miei piani entrando,di nuovo,nella mia vita con la forza.

Ogni volta è sempre la solita storia,ma io mi sto stancando,non sarò un altro dei suoi traguardi,uno dei tanti e delle tante.

"Perchè non mi hai risposto?"ogni traccia di arroganza scompare dal suo volto e dalla sua voce,sostituita da rabbia e freddezza,è distaccato.

"Non ho avuto tempo" scrollo le spalle cercando di sembrare più rilassato possibile ma soprattutto sincero.

"Da quando in libreria non hai tempo?Ma soprattutto da quando non hai tempo per me?"

Avanza di un passo verso di me.

Si crede così importante? Si sbaglia di grosso.

"Non ho mai avuto tempo per te,come tu per me.Quindi,ora,se non ti dispiace dovrei andare a casa" alzo i tacchi e mi dirigo all'interno della proprietà,sono più ched sicuro che quel ragazzo ha molto tempo per lui,quindi perchè sprecarlo con uno come me?

"Si,hai ragione,non spreco il mio tempo per quelli come te" ride allontanandosi per raggiungere la sua moto,quando l'accende il motore ruggisce rimbombando nell'aria e nel silenzio calato tra noi poco fa. Mando giù il groppo cercando di non piangere.

Suono il campanello non ricevendo risposta,ancora una volta solo.

Ormai ci ho fatto l'abitudine.

Inserisco la chiave nella porta facendo scattare la serratura,nessuna luce è accesa così,dopo essermi chiuso la porta alle spalle,mi dirigo,bofonchiando cose poco gradevoli riguardo alla mia solitudine,verso l'interruttore.

"Auguri Louis"urlano all'unisono Luke e Charlie.

Che giorno è?Ah giusto,il tre settembre. Sono stato talmente impegnato e con la testa tra le nuvole da non rendermi conto che oggi è il mio diciassettesimo compleanno

come ogni anno stasera spero di ricevere la telefonata dai miei,loro sono archeologi quindi sono quasi sempre via,tranne in casi eccezionali,per ora mai avvenuti.

I ragazzi vedendomi un minuto perso tra i miei pensieri si schiariscono la voce.

"Louis,lo sai che giorno è vero?"mi schernisce Luke ridendo.

"Uhm si,grazie ragazzi" corro ad abbracciarli,mi è mancato l'affetto che mi dimostravano entrambi.

"Abbiamo qualche sorpresa per te!" squittisce battendo le mani e saltellando Charlie,come se non me ne avessero già fatte.

"Grazie ma non dovevate"sorrido.

"Shh non dire nulla,ora vieni qui"mi tira per il polso,mi conduce in salone,dove sul divano,ci sono tre pacchi ricoperti di carta colorata e nastri arricciati.

Apro il primo,da parte di Luke,trovandoci dentro un paio di adidas,sono meravigliose.

Gli altri,da parte di Charlie,contengono una felpa di scout e la maglietta bianca della London loves LA.

Li abbraccio lasciandomi cullare e ringraziandoli per tutto ma soprattutto per la loro amicizia,probabilmente senza di loro non ci riuscirei,mi pento di tutto quello che ho pensato su di loro.

Ho due amici meravigliosi accanto,credo quelli migliori del mondo e sono solo miei.Sorrido ai miei pensieri egoisti mentre rimango stretto nel loro abbraccio.

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lo so che Louis è nato il 24 dicembre ma non potevo cambiare data altrimenti non mi sarebbe tornato più nulla.

Nightmare(versione Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora