IV° A RITROSO - PARTE PRIMA

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GRASSETTO: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)

Normale: punto di vista di Toby (dialoghi e riflessioni) + dialogo con Mark e Dominique (nuovi personaggi)

ASTERISCHI* : Note dell'autrice

Quando il fratellastro le venne ad aprire la porta, l'aveva accolta con fare sbrigativo, senza dire niente ed era corso in camera sua, velocemente. Sarah lo seguì incespicando sulle scale. Arrivati nella sua stanza, capì il perché di tanta fretta. Sullo schermo del computer aperto sulla scrivania si riflettevano i visi di due ragazzi, dell'età di Toby. Erano Mark e Dominique, gli amici con cui aveva ideato il suo fumetto originale. Sarah si era ritrovata tra capo e collo ad assistere alla ricorrenza delle videochiamate del gruppo. Di solito succedeva a sette giorni esatti alla pubblicazione del nuovo capitolo su internet. Erano soliti agire così ed in effetti era un ottimo metodo lavorativo, il loro, che avevano adottato e di cui si erano appropriati: una volta discussi i tratti della trama principale, consultatisi su i dettagli, aggiungendo qua e là sulle bozze del fratellastro un particolare in più, ogni venerdì i tre si incontravano per rifinire i disegni delle tavole, caricando il tutto all'interno della rete del web, ogni sabato, alle 17 in punto. "No, amico, seriamente, è una roba pazzesca" la voce di Mark risultò più metallica del solito attraverso il pc. I suoi toni erano sempre stati molto posati e contenuti, come se fosse stato un robot gentile con il pieno senso della compostezza. Si era aggiustato la montatura degli occhiali, sproporzionatamente troppo grandi rispetto alla misura del viso. Gli scivolavano spesso sul naso lungo. "Dici? Io non sono convinto ancora... La tavola quattro e sette...Manca qualcosa". Sarah provò compassione per il fratello. Chi poteva comprenderlo meglio di lei? A quell'età era tutto difficile. Toby, come lei, sentiva, ansioso, un bisogno angosciante, costante, di esprimere sé stesso ed ancor di più attraverso l'arte. Che sia stata la recitazione o il disegno, poco importava. Sentì di nuovo un groppo alla gola. Osservò quant'era cresciuto il fratellastro. Certo, era solo un ragazzo. Ma quanta differenza scorreva tra i suoi ricordi degli occhi di Tobias! Prima l'avrebbero guardata di rimando inespressivi, pieni di lacrime. Avrebbe frignato, senza capire. Invece, adesso, quei capelli perennemente spettinati, biondo miele, sembravano contorti quanto i suoi pensieri e si accoppiavano perfettamente a quel paio di occhi celesti, che lanciavano occhiate dubbiose e torve a dei fogli di carta dentro una cartellina, accanto al portatile. Aveva preso i colori dalla sua matrigna, Karen. Ma gli atteggiamenti, la gestualità. Lo sguardo... C'era impresso sopra lo stampo di suo padre. Se avesse potuto vederlo, sarebbe stato fiero di lui*. Lo sarebbe stato altrettanto di lei, della sua Sarah? "Senti, dolcezza, non crucciare quel tuo bel visino. Sappiamo tutti che in questa fase ti partono le crisi dell'artista: ad un tratto ti preoccupi di non aver scelto le forme giuste o il tratto più opportuno. Ma ha ragione Mark. E' veramente buono. Ha valore. Ci va messo solo il tocco della mia magia! Qualche ritocco a livello grafico e sarà perfetto, come al solito" Dominique aveva rassicurato Toby nel migliore dei modi. "Ciao, Sarah!" aveva aggiunto, raggiante, ammiccando alle sue spalle. Aveva intravisto la sagoma della sorella maggiore dell'amico, appoggiata comodamente sul limitare del letto, dai bordi dell'inquadratura fornita dal laptop. La giovane donna di rimando agitò una mano mollemente e lentamente, soprappensiero, in segno di saluto. "Perdonate Toby," si era rivolta a Mark e Dominique con un sorriso ironico, "ma è un perfezionista. E' una cosa di famiglia, tormentarsi in questo modo sulla riuscita del pezzo". Toby l'aveva guardata male, anche se si sforzava di non ridere. "Tu scusa il mio, di fratello. Ti sta assillando parecchio, ultimamente, eh? Quanto vorrei che non fosse venuto mai a quello spettacolo!" Mark frugava negli occhi di Sarah, contrito, cercando qualche appiglio di misericordia. Sarah rise. Godette a pieno di quella sensazione. Ultimamente le capitava sempre meno spesso di farsi una risata vera, rispetto alle tante che si forzava a fare, false, marce, costretta dal lavoro ed a lavoro. L'amico di Tobias si stava riferendo all'uomo di trent'anni che era suo fratello maggiore, Glenn. Da quando Toby aveva invitato i tre amici con i loro famigliari all'ultima rappresentazione teatrale della compagnia di cui faceva parte, non aveva mai smesso di assillarla con inviti e fiori. "Oh, figurati! A una donna fa sempre piacere essere corteggiata. Certo, forse il mio appartamento al momento attuale è soffocato dalle rose. Non c'è più odore umano nella mia stanza. Se ne sono impossessate le piante!". "Bell'idea! Piante che conquistano l'habitat umano! Una camera soffocata da rampicanti! Che ne dite?" Dominique si era illuminata improvvisamente. Mark, imbarazzato anche solo all'idea della parentela che lo legava a Glenn, portò una mano a coprirsi la fronte, fissando le sue scarpe, sospirando. "Oh, amico, non ti preoccupare. La mia sorellona è abituata, ormai." iniziò Toby, caricando il tono di sarcasmo, "Il suo fascino ha mietuto vittime come avrebbe fatto la Morte con il colpo della scure. Attori, scenografi, sceneggiatori, costumisti, staff dietro alle quinte, perfino direttori, alle volte. Che ci siano degli ammiratori segreti, poi, come Glenn, che è un semplice spettatore ed un fan accanito, è perfettamente nella norma per lei. Certo, se un giorno si decidesse a sceglierne qualcuno, io voterei tuo fratello maggiore: d'altronde, è l'opzione più sensata, dato che è imparentato con te, Mark, e tu sei abbastanza non squilibrato, rispetto ai tipi strani che piacciono a lei!" strizzò l'occhio a Sarah. La giovane donna rispose torcendo la bocca, tesa. "Morte con la falce! Quante immagini d'effetto, ragazzi! Me le devo appuntare" tuonò entusiasta Dominique. Mark si lamentò tappandosi le orecchie. Poi soggiunse "Vai, Toby, non vogliamo rubarti altro tempo. A venerdì, a casa mia". Chiuse la chat con un gesto repentino. Sarah stava fissando ancora intensamente il fratello, con un piccolo sorriso a fior di labbra. "Sì, siamo dei nerd e ne andiamo fieri! E' più fico di quanto possa sembrare." fece Tobias. "Oh, no, non stavo pensando affatto questo. Pensavo... Che è bello che tu li abbia trovati. Sono dei bravi amici. Siete molto uniti". "Sono come fratelli per me". "Bubo ha fratello"... Sarah scacciò malamente, senza riuscirci a pieno, quella scena, apparsa nella sua mente, rimbombando come un fulmine nell'oscurità, lampeggiando come il flash di una fotocamera digitale. Era così felice che Toby si fosse costruito una vita. Che avesse degli affetti. Era contenta che li sentisse così vicini, come stretti da un legame di sangue. Lei ed il suo fratellastro, a parte quand'era piccino, non avevano mai parlato granché. E come biasimare i modi di fare di lui, chiusi, verso di lei? Era la sua sorella pazza, d'altronde. Stava salvaguardando semplicemente sé stesso. Aveva vissuto in prima persona, fin da quando era bambino, la sua situazione. C'era finito catapultato dentro. Non si sarebbe mai perdonata per questo. Lui stava meglio senza di lei. Tutti stavano meglio senza di lei. Non voleva trascinarli nella sua follia, mai più. Ora che era adulta e matura non aveva bisogno di colare a picco con qualcun altro. Se doveva proprio farlo, l'avrebbe fatto, da sola. "Karen?" chiese, cercando di mantenere viva la conversazione, interrompendo il silenzio che era caduto come un presagio oscuro tra i due. "Non è in casa. Sta facendo la spesa" spiegò lui. Sarah non seppe come procedere oltre. Non sapeva cosa dirgli. Ma lo aveva mai saputo? Di che cosa voleva parlare con lui? Di ciò, almeno, era cosciente. Ma come, come avrebbe potuto? Con quali parole? Iniziando da quale punto del circolo vizioso, del cane che si morde la coda? "Quando torni a recitare?" domandò l'altro, farfugliando, rapido, in un frullo di labbra, mentre, sedendosi di fronte alla scrivania, tracciava con tocco esperto dei contorni, con dell'inchiostro di china, su delle bozze sparse di fronte a sé. Sarah lesse la sigla sulla penna dalla punta sottile, china 0.1.** "Non so, Toby". "Sei nata per recitare, lo sai. E' un talento che non va sprecato" affermò, sicuro, serio. "Come se io non usassi queste mani per disegnare" proseguì, alzando i palmi bianchi, rivolti verso di lei. "E' che non mi piace più come una volta" confessò lei. "Non ti credo, Sarah. Tu hai paura. E' una cosa diversa". "Che intendi dire?". "Tu hai il sacro fuoco della passione che arde dentro di te. Fin da quando avevi la mia età. Poi mamma e papà ti hanno aiutata, in quel periodo difficile, ad esternare i tuoi tormenti interiori con un corso pomeridiano di teatro di un'accademia prestigiosa***. Ti sei laureata in arte sceniche. Appena hai finito la specialistica al college, ti hanno subito presa in una compagnia di prim'ordine e tutti hanno riconosciuto il tuo dono. Ti venivano assegnate le parti più difficili ed il modo in cui ti immedesimavi nella parte... Ogni volta così nuovo, magnetico. Per ricordarti ancora dopo tutto questo tempo Glenn, che ti ha visto calcare le scene una volta sola! Sei promettente. L'unico ostacolo che si pone sul tuo cammino è te stessa. C'è qualcosa che ti spaventa. Devi capire che cos'è. So che ti piace il ruolo del vice direttore della compagnia. Dirigere gli attori ha il suo fascino, conoscere il copione nelle sue righe ed in quello che non è detto nemmeno nelle righe, bensì tra le righe, suggerire ai tuoi colleghi come interpretare correttamente il tutto. Ma è troppo poco per te. Devi tornare a recitare. Cosa ti terrorizza? Diventare una grande attrice? La grandezza? Oppure riesumare le ossessioni del tuo passato con la recitazione? Sei angosciata all'idea che un giorno tu possa interpretare te stessa, vero? O qualcuna che ti somigli" puntualizzò, concludendo. Sarah si avvicinò a lui. Cosa avrebbe potuto rispondergli? Era tutto vero. Venne assalita dal panico quando vide cosa, distratto e preso dalle sue parole, stava ritoccando. Un gufo. C'era qualcosa di diverso... "Ah, te ne ricordi" proferì non curante lui, tamburellando il rapace con le dita. Era abile con la sua parlantina, non voleva imbarazzare la sorella entrando nel suo intimo, nell'intimo che era stata la sua follia. Non poteva obbligarla a rispondere a cose a cui non c'era risposta. "Era così bello appollaiato sul ramo l'altra sera là fuori," indicò la finestra di fronte a sé, "magari riesco ad inserirlo nel fumetto, chissà". Sarah ormai gli era giunta alle spalle. Il rapace aveva lo stesso aspetto. I chiaroscuri attenti, ricchi, posti sul piumaggio, il riflesso della luna dietro la sua testa, incastonata come una perla nel cielo. Lo scheletrico albero a sostenere la sua figura... "Non era un gufo," mormorò pietrificata, mentre sentiva salire dal cuore una pesante e feroce ansia, "era un barbagianni quello che avevi disegnato". "No, Sarah, ti sbagli. Vedi? Un gufo reale" sottolineò l'altro, confuso. "Mi è piaciuta immediatamente l'idea di immortalarlo perché mi è sembrato come se riflettesse, in quella sua solitudine, nell'oscurità. Assorto in chissà quali pensieri... Sono così belli i gufi, non trovi?". "Sì, sono belli" concordò atona, con voce arrochita dall'inquietudine che lentamente l'assaliva. "Pazza!"  fece una voce turbata nella sua testa. "E tu avresti distrutto le pillole, eh? La tua unica salvezza! ". Doveva andarsene di lì. Immediatamente. O Toby avrebbe capito tutto. Già le stava domandando troppo: "Sarah, va tutto bene? Perché sei qui? Senza avvisarci sei venuta a farmi visita... C'è qualcosa che ti tormenta?". "Devo chiedere il permesso per far visita al mio fratellino teenager?" aveva replicato lei, costringendosi ad utilizzare un tono leggero. Doveva, doveva sviarlo. Assolutamente. "Adesso torno a casa mia. Domani sarà una giornata piuttosto impegnativa!" fece finta di informarlo di chissà quali programmi per l'indomani mattina. "Sarah, se la tua è una ricaduta, possiamo parlarne. Possiamo parlarne con la Daimon" asserì calmo lui. Non era giusto... Quell'espressione così adulta, in un adolescente. No, era scorretto da parte sua. Toby doveva godere della sua giovinezza, come ogni altro ragazzo liceale normale. Fin troppo gli aveva rubato e sottratto per sé stessa. Lo abbracciò di slancio. Si ripromise che sarebbe stata l'ultima volta che lo vedeva, almeno per un bel po'. Non voleva essere più un peso. Certo, l'idea di richiedere una nuova prescrizione alla Dottoressa la metteva in agitazione. Ma che poteva fare dopo lo scempio che si era consumato a casa sua? Tutte le pillole che aveva gettato e schiacciato coi suoi piedi... Rabbrividì. "Ti voglio bene, Toby". Il fratellastro non le rispose. Non che fosse una cosa nuova per lei. Si era comportato come al solito, di fronte al gesto d'affetto. Stava fissando disorientato ed enormemente preoccupato, quasi atterrito, il suo collo. "Sarah... Quella collana" proferì, tombale. Sarah si affrettò a coprire con una mano il medaglione che giaceva splendente sulla canotta che indossava sotto la camicetta sbottonata. Sapeva bene che il fratello l'avrebbe riconosciuta: troppe volte da piccolo gli aveva raccontato la favola del Labirinto. Gli aveva descritto il pendente del Re dei Goblins. "Tobias" sillabò con cadenza cupa. "Non mi chiami mai Tobias...". "Non una parola" scandì scura in viso. E poi fuggì via. Forse l'unico modo per sopravvivere era immergersi con una grande boccata d'ossigeno in quei pensieri, passarci attraverso e sbucarne poi fuori, quando sarebbero finalmente finiti, estinti. Corse via, verso la sua follia, per naufragarci un'altra volta dentro. Una volta tornata da casa di Karen, Sarah si era addormentata nella camera da letto del suo appartamento in una sensazione di torpore e tepore del tutto innaturale, quasi passiva, automatica. Solo la stanchezza aveva portato i suoi occhi a chiudersi.                                                                                                                                  

* il padre di Sarah e Toby è morto. Non vi è concesso sapere ancora nulla, oh sciocchi lettori mortali ahaha! Scherzi a parte, successivamente vi illustrerò sui dettagli, quando e come ho immaginato la morte del loro padre naturale nella "Follia" che è stata la creazione di questa Fanfiction di mio imbranato e mancino pugno.

**0.1 si riferisce allo spessore della punta (il più fine e sottile che esista) della penna dall'inchiostro di china che usa Toby. Il tratto 0.1 è la base per ripassare i contorni della matita in un disegno, ad esempio, di genere fumettistico, tracciando i margini di un carattere, di un personaggio. La serie delle chine prevede anche delle punte più spesse, 0.3, 0.5 etc, che sono più specifiche a seconda degli effetti grafici che si vogliono ottenere, realizzazione di ombre, chiaroscuri e simili. Ma non voglio fare un trattato del genere su questo tipo di strumenti, annoiandovi, non è la sede adatta. E' un particolare che ho associato a Toby per far notare al lettore che, nonostante la giovane età, Tobias padroneggia la tecnica con mano esperta. E' talentuoso e sa il fatto suo, insomma.

*** Di nuovo un'anticipazione di eventi che saranno ripresi poi, solo più tardi, nel corso della narrazione. Ho intenzione di dedicare un intero capitolo, magari diviso in due parti, sul passato di Sarah, sui punti essenziali che l'hanno portata alla follia e su quelli su cui si può costruire il suo profilo basso, le attività che svolgeva nella sua quotidianità una volta tornata dal Labirinto. Come un corso di recitazione, ad esempio. Per ora siamo a conoscenza del fatto che i suoi l'hanno iscritta a corsi pomeridiani di teatro in un momento difficile della sua giovinezza e che Sarah, crescendo, si è laureata in arti sceniche ed ha lavorato come attrice. Ora che ha trent'anni si sta dedicando soprattutto alla sua carica di vice direttore della compagnia teatrale alla quale appartiene. Quando arriverà questo capitolo di flashbacks? Devo stabilirlo ancora. Ma sarà a tempo debito, nel momento più opportuno. Penso verso la fine. Perché per ora tutte queste nozioni ed informazioni scivolano in secondo piano, rispetto al programma della trama che ho stilato. C'è ben altro che Sarah dovrà affrontare. Ed a farlo non sarà sola. Diciamo che entrambi avranno i loro problemini. Ed indovinerete facilmente di quale coppia di personaggi sto parlando.


Labyrinth Mind (in revisione COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora