XXXI° CATENE - PARTE PRIMA

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Grassetto: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)

Corsivo: Jareth (dialoghi)

Normale: sembiante (dialoghi)


Sarah osservò l'orizzonte della landa desolata ed arida in cui erano costretti a vagare, dove niente poteva crescere: lei, che aveva sempre amato le tenere gemme della primavera, pronte a sbocciare.

 Il caldo soffocante rendeva le sue membra stanche. 

Non seppe come, ma non si stupì affatto di camminare e camminare ancora, con al fianco Jareth, per la vallata afosa: intuì che a quella spoglia e secca sterilità tutt'attorno non vi era una fine. 

Nonostante la fiacchezza causata dall'afa, i suoi pensieri viaggiavano instancabili: era naturale e banalmente ovvio, in profondità, nella sua mente, trovare luoghi e persone che rispecchiassero il suo vero stato d'animo. 

Gli spettri, ogni emozione repressa. Ed il deserto, a simboleggiare il suo riarso ed assetato cuore... Da troppo tempo ormai. La solitudine che si era costruita intorno, in cui rinchiudersi. 

La distruzione che aveva generato, in lei stessa e nella città di Goblin, affidandosi a... Daimon, che avrebbe potuto attaccarli da un momento all'altro. 

Tra i suoi pensieri poteva udirla strisciare nell'ombra. 

Scosse forte la testa: non voleva pensarci. Avrebbe fatto in tempo! Lo sapeva.

 L'istinto le diceva che mancava poco per portare a compimento il viaggio e vincere la sfida. 

L'unica cosa che doveva riuscire a fare, ad ogni costo, era assicurarsi di arrivare prima di Daimon a destinazione o essere abbastanza scaltra da allontanarla da Jareth, quando fosse stato il momento del rintocco della tredicesima ora, per metterlo in salvo e consegnarsi volontariamente ad Oblio, per pagare il pegno che aveva promesso di restituire in cambio della loro libertà. 

"Come sei silenziosa." commentò poco convinto Jareth, divertito. 

"Come questo luogo." gli rispose solamente, affranta ed appesantita. 

"Noi siamo solo cosa scegliamo di essere, Sarah." dichiarò lui, piantando nei suoi occhi le iridi blu. 

"Sì, ho capito cosa intendi." sospirò lei. "Al momento mi sento svuotata e quindi di rimando la mia mente ci ha trascinati in questa triste ed amara vuotezza. Ma non sono abbastanza forte per ignorare ciò che provo: il tuo regno è distrutto e l'unica responsabile, a quanto pare, sono io.". 

"Non la sola." la corresse serio lui, malinconico. "Entrambi abbiamo fatto del nostro peggio per ostacolarci a vicenda, c'è da ammetterlo." sospirò. "E ciò non ha fatto bene all'impero, separato tra il suo re e la Campionessa del Labirinto, una volta tirato verso una parte e l'altra verso la parte opposta, fino a quando il reame intero non è crollato sotto il peso della scelta da fare, tra i suoi due potenti padroni.". 

"Accidenti!" imprecò lei, esasperata. 

Innervosita, si costrinse a mantenere la calma. 

Inspirò profondamente ed enunciò vigorosa: "Ho avuto un'idea. Te la espongo, per sapere se la approvi e condividi.". 

Lo stregone finse di tremare ponendo, sconvolto, le dita delle mani sulle guance: "Un'altra delle tue alternative pensate? Non è che vuoi tornare dagli spettri? In confronto, il loro benvenuto è stato decisamente più freddo di questa calura insopportabile. Lì potremmo rinfrescarci!" sdrammatizzò. 

Labyrinth Mind (in revisione COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora