XI° IL CANE DA GUARDIA - PARTE PRIMA

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Corsivo: punto di vista di Jareth (dialoghi e riflessioni)

Grassetto: Sarah (dialoghi)

Normale: sembiante di Sarah


Davanti agli occhi di Jareth si estendevano, srotolandosi secondo le più variegate forme, aperture ed inclinazioni, file e file di una serie di corridoi, fatti di un marmo bianco sale, venati grigio cenere. Avrebbe giurato che sussurrassero cose, mormorassero inviti ad entrare e perdersi nei loro meandri. Ma forse li udiva soltanto lui e si ingannava. Una volta avvicinatosi, con al suo fianco Sarah, che non cedette nemmeno di un passo nel raggiungerlo, ne accarezzò la superficie. Compatta, solida, liscia, senza il minimo attrito. Come la proprietaria della mente che stavano visitando: dal carattere difficile, forte quanto gli scogli battuti dalle onde dell'oceano, che non si piegano al fragore del crudele mare. Era la tenacia dei pensieri della mente di Sarah ad aver forgiato quelle mura, a modellarle. Non se ne stupì. Il materiale delle pareti rifletteva soltanto le caratteristiche che la definivano come persona o, meglio, energia spirituale. Si voltò per osservarla e la vide già, spedita, incamminarsi senza la benché minima esitazione. "Oh, non importa, non ti curare di avvertirmi se ti allontani,", pensò, "tanto qui dentro siamo al sicuro". Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Aveva, anche solo lontanamente, riflettuto su quello che stava facendo? "Temo di no, lei non riflette mai prima di agire, semplicemente parte alla carica, pronta a sbaragliare ogni cosa che non la fa procedere oltre", si ritrovò a pensare nuovamente. "Sarah!" la chiamò. "Per di qua." accennò con un movimento del capo alla direzione opposta a quella che aveva imboccato la compagna di viaggio. "No. Per di qua." si sentì rispondere. Che aspetto risoluto esibiva, adesso, osservò il Re di Goblin. "Ne sei convinta?" le chiese, incuriosito. "E secondo quale criterio?" puntellò il palmo delle mani sui fianchi, preparato all'ascolto. "E' mia la mente." aveva iniziato la donna, facendo schizzare le sopracciglia all'insù. "Sì, giustissimo". "Forse dovremmo seguire cosa mi dice l'istinto." concluse lei, allargando le braccia, come a sottolineare qualcosa di irrimediabilmente ovvio, agitando di un poco la testa. Delle ciocche nere, fluenti, ondeggiarono, accompagnando quel gesto, ricadendole sul viso, scivolando silenziose e solenni come la caduta di un sipario, su quegli occhi verdi, fin troppo luminosi. Era bella oltre ogni dire, constatò mesto il mago. Anche in forma umana, valutò come Sarah lo aveva legato a lei, per sempre. Il suo amore per lei non si sarebbe estinto, qualunque cosa fosse stato. Creatura dell'Underground, umano. Immortale o mortale il cui potere scompare improvvisamente. Quei capelli mogano contro un disciplinato ordine... Avrebbe voluto rimetterglieli apposto, dietro le orecchie. Non aveva notato come fosse vestita da quando il caos li aveva travolti. Indossava un comunissimo paio di pantaloni che usavano spesso gli umani, dei jeans scuri ed una maglietta, a maniche lunghe, del colore delle foglie di menta. Chiunque avrebbe potuto scegliere dei capi d'abbigliamento così semplici e non li avrebbe mai portati come li portava lei. Come se fosse stata vestita di una poesia di giada, avvolta nelle pieghe di un manto di velluto nero... Si promise che avrebbe ordinato di piantare, appena usciti vittoriosi e vivi di lì, delle piante di menta e rose nere* nell'aiuole tutt'attorno al Labirinto, per onorare i colori di Sarah. Ma a chi avrebbe rivolto il comando? A quali sudditi? Si riscosse e nel farlo si accorse di come le sue labbra, nel fissare l'immagine dell'amata, si erano dischiuse, senza alcun preavviso. Un calore nuovo ed inaspettato si fece strada sulle sue guance. Che stesse arrossendo? si domandò, sconvolto. Arrossire... Sì, gli umani lo facevano spesso. Chinò il capo per nasconderlo. Non era abituato a quella vulnerabilità ben visibile agli occhi di... Tutti. Agli occhi di Sarah. Si era sempre vantato d'essere un tipo indecifrabile. "L'istinto! Ma sentitela..." scosse la testa, portando lo sguardo ai suoi piedi. Non si era reso conto che stessero camminando su della sabbia, grigia quanto le perle. Trovò quel particolare tutt'altro che privo d'importanza. Appuntò nella sua, di mente, il dettaglio, come a voler tornarci a riflettere in un secondo momento. Dopo una pausa, tornò all'ostinazione di Sarah, che gli fece tenerezza, "Non è un'intuizione a guidarti, bensì il nostro più grande nemico." chiarì. "E quale sarebbe?". Sarah incrociò le braccia in tutta risposta, apparentemente e vagamente seccata. "Mia cara, tu stessa." sorrise il Signore del Labirinto. "Potresti essere un po' più contorto? Mi aiuterebbe.". Jareth rise, punto nel vivo dal sarcasmo appena trasparso nella voce dell'interlocutrice. Rivolse il suo sguardo al dedalo che stavano per attraversare, come a volerlo penetrare, scoprendone i segreti. Ma i suoi nuovi occhi mortali non possedevano il potere di insinuarsi in esso**. "Sarah... Non è chissà quale forza a condurti verso sinistra. E' semplicemente la parte dominante di te, nel momento attuale della tua vita, a farlo. Ovvero*** la direzione obbligata della sinistra nella tua esistenza, che è la razionalità. La parte sinistra del cervello umano è adibita a compiti quali i calcoli, l'organizzazione di attività e simili. Invece, la destra, cioè la via che io, lo sfidante, vuole giustamente intraprendere, è l'irrazionalità. La parte destra del cervello rappresenta l'immaginazione, la creatività... E perdonami, ma non voglio andare a sinistra, finiremmo per imbatterci nella tua stessa ragione e sarebbe poco saggio combatterla, visto che, fino ad ora, è stata abbastanza salda da farti convincere che niente dell'avventura nel Labirinto poteva essere possibile, che niente di tutto ciò fosse stato vero, reale. Perderemmo troppo tempo prezioso a discutere con lei, fronteggiandola. Ho intenzione di sconfiggerla a poco a poco, volta per volta, in queste tredici ore che ci vengono concesse, ma senza mai incontrarla davvero. Se scegliamo questo percorso," indicò verso destra, "troveremo la parte di te che può ammettere la mia esistenza e così anche quella di tutto il mio regno ed il mio popolo. So che pensare di decidere per la sinistra sembra apparentemente sensato, perché è l'opposto della destra, che come via è sempre la più battuta ed a portata di mano, ma la nostra salvezza giace in questa direzione. L'intero viaggio dipende da questo. Bisogna ragionare al contrario. Quindi, seguimi a destra.". "Io lo ascolterei, Sarah." fece una voce alle loro spalle. Chiamato in causa, lo stregone si girò, i pugni chiusi e la tensione che lo stringeva come una scossa elettrica, diffondendosi per tutta la lunghezza della schiena. "Piacere di rivederti, Jareth. Se non ricordo male l'ultima volta è stata in un sogno. Io ero l'imago e tu te stesso****" aveva continuato quel timbro familiare. Le parole che s'erano diffuse nell'aria presero improvvisamente corpo. Non appena la figura che aveva parlato si rivelò ad entrambi, il sovrano accennò, oramai tranquillo, dato che non ritenne necessario combattere, una smorfia compiaciuta. "Ciao, cane da guardia****" disse con tono beffardo. "Che... Che sta succedendo?" Sarah gli si era accostata, in preda ad un'evidente senso di disorientamento. Gli sembrò che nei suoi occhi alcune ombre avessero fatto capolino, feroci, come a voler spezzare l'espressione di sereno equilibrio che, fino a poco fa, regnava nelle iridi smeraldine. In effetti, considerò, doveva essere piuttosto sorpresa dal vedere comparire di fronte a loro una sua gemella. "Oh, non allarmarti." aveva proferito, di rimando, il suo immago. Dopodiché, soggiunse: "Stai messa male, eh. Figurati quanti ne incontrerai, di altri tuoi sembianti... Se inizi già a perdere le staffe con me, che sono quella che meno è inquietante tra i tanti, non oso immaginare come ti comporterai con loro.".



*Prima che qualcuno lo chieda, giustamente in dubbio, le rose nere esistono davvero. Pensavo fossero modificazioni adoperate dalla genetica, ma mi sbagliavo. Nell'Aboveground (ovvero nel nostro Sopramondo) sono diffuse nel sud della Turchia. Esse sbocciano in primavera e si manifestano in un colore rosso cremisi, dopodiché, in estate, la gradazione del colore si scurisce fino a diventare nera. La tonalità è data dalla presenza di antocianine, sono delle molecole idrosolubili che sono presenti anche nelle more, ad esempio, conferendogli la tonalità bluastra. Com'è possibile che siano state trovate nel sud della Turchia? La risposta è molto semplice: sembra che le condizioni di quegli habitat permettano la loro vita vegetale, grazie al tipo del terreno ed al ph (tasso che indica se una soluzione, in questo caso acquosa che nutre le piante, è tendente all'acido o al basico) delle acque sotterranee. Ho immaginato che, trattandosi di Underground, del Sottomondo, sarebbe facile coltivarle attorno al Labirinto per lo stesso motivo, per via delle acque sotterranee. **Beh, un minuto di silenzio per le capacità che ha perso il nostro amatissimo Jareth. Passato? Ok, andiamo con la spiegazione: questa è solo una mia ipotesi, costruita a livello narrativo nella mia storia, per gli sviluppi della trama e degli eventi: ho supposto molte cose, giuste o sbagliate che siano. Ma non credo siano errate, perché nella propria storia ciò che ti detta la fantasia è legge ed una deduzione non è mai assolutamente sbagliata o assolutamente giusta, si tratta di interpretazione ed interpretazioni. Ed ognuno ne dà quella che vuole, sia l'autore che il lettore stesso. E' questo il bello dei libri, non sono univoci. Così come ho immaginato delle cose per Sarah (incontri con nuovi personaggi ed aspetti della sua vita), così ho fatto per Jareth: per me lui, che ne ha costruito nei secoli uno tutto suo, di Labirinto, sarebbe stato capace soltanto con lo sguardo di carpire i segreti di un altro dedalo, accettando le sue sfide e proponendole a sua volta. E poi... sarebbe stato in grado di INTERAGIRE con esso. Penso che Jareth possa parlare con i Labirinti (se leggete sopra ho detto che aveva quasi l'impressione che il Background di Sarah Williams, il Labyrinth Mind gli sussurrasse qualcosa), come se PERCEPISSE la vita nel loro esistere. Non sono semplici mura. Ed i giochi che sottopongono, le vie che li compongono sono tutte metafore e simboli per il sovrano. ***Allora: siete a conoscenza di questo fatto, cosa viene controllato dall'emisfero sinistro e l'emisfero destro del nostro cervello umano? L'ho fatto spiegare a Jareth molto bene, non avrei altro da aggiungere. Magari coloro che sono appassionati di psicologia o siano addentro al mestiere di medico, oppure stiano intraprendendo quel percorso di studi, già lo sapevano. Ma come fa a saperlo il mago? Ecco, non dimentichiamo questo tratto di lui: è un mago che manipola i sogni, tra le tante cose. Ho immaginato conoscesse le menti degli umani come sé stesso, perché è da esse che scaturiscono i sogni che tratta, fabbrica, crea e, successivamente, se lo vuole, abita. ****Entrambe le frasi fanno riferimento diretto al V° capitolo, "La porta dei sogni".


Labyrinth Mind (in revisione COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora