Corsivo: punto di vista di Jareth (dialoghi e riflessioni)
Grassetto: Sarah (dialoghi)
Normale: Sembiante di Sarah (dialoghi)
Jareth fece pressione sul pomello per aprire e, non trovando alcuna resistenza nel farlo, spalancò la porta, senza esitare: la trovò aperta. "Bussare non ti sembrava una buona idea..." lo rimproverò la giovane donna accanto a lui, immobile, sul ciglio d'entrata. "Chiedo scusa, ma trovo ridicoli certi preamboli, nella tua mente." la guardò. "Non dimenticare che ero solito maneggiare e, modestia a parte, piuttosto abilmente, i tuoi sogni. Perché chiedere il permesso, all'animo di chi ti ha già visto entrare dentro di sé?". Sarah non disse niente, si limitò a fissarlo. Nei suoi occhi il sovrano vide scorrere, lentamente, una miriade di pensieri diversi, per consistenza e per forma, come nuvole a sfilare sull'ampia vastità del cielo. Avrebbe voluto penetrarli. Valutare la trama delle riflessioni che aveva intessuto. Se in esse, vi fosse spazio. Spazio per accoglierlo. Spazio in cui avrebbe potuto restare. Spazio che avrebbe potuto riempire di sé stesso. "Dopo di te, Sarah." la invitò. Così, con un passo, si ritrovarono dentro la casa. Il re constatò come l'ambiente fosse totalmente privo di qualsivoglia tipo di soprammobili. Neanche la benché minima traccia di una sedia, un tavolo. Solo un tetto basso, spiovente. Ed il parquet, sul quale stava seduta, con le braccia attorno alle gambe, un altro sembiante di Sarah, completamente in silenzio, intenta a fissare qualcosa di fronte a lei. Quattro mura, senza finestre, sembravano volerlo schiacciare in modo opprimente. Ma mai quanto, almeno a suo giudizio, soffocarono Sarah, non appena le vide. Il mago la lasciò avvicinarsi ad esse, boccheggiante per lo sgomento. Doveva, doveva lasciarla libera di apprendere cosa vestisse le pareti: ogni sua ossessione, per affrontarla e superarla. Così, con la morte nel cuore, imitò, per quanto fosse possibile, addolorato, l'immago di Sarah. Altrettanto silenziosamente e semplicemente, infatti, si chinò, incrociando le gambe vicino a lei e contemplò, senza fiatare, tutti i ritagli di giornale appesi, uno ad uno. E li riconobbe. Ne ritrovò, nelle memorie, i tratti, le persone raffigurate, cosa vi era scritto: tutti gli articoli sulla madre prodigio di Sarah Williams e della fiamma passionale, nata in scena, col suo compagno attore. Gli stessi approfondimenti di cronaca mondana e le foto, fatte dei paparazzi o d'origine famigliare che Sarah, all'epoca della sfida del Labirinto, aveva fissato sulla specchiera della toeletta ed inserito in un album posto accanto ai libri. Aveva venerato come degli idoli quelle immagini. Le aveva affisse come delle icone da adorare. A ricordargli sempre chi doveva desiderare di essere: la perfetta copia del modello matriarcale. Perché lei voleva essere la grande attrice che era sua madre. Nonostante tutto. Peccato che Sarah fosse troppo immatura, a suo tempo, per capire che si deve essere prima di tutto sé stessi. Trovare sé stessi e poi scegliere di essere sé stessi. Il suo viaggio, nel Dedalo che le aveva proposto, l'aveva aiutata anche in questo, in molto più che il Signore del Labirinto avesse mai potuto immaginare: lo realizzò in quel preciso istante, osservandola reprimere le lacrime. Sarah aveva trovato sé stessa nel Labirinto, staccandosi di netto dal lutto dell'abbandono della madre. Sarebbe stata sempre la Campionessa del Labirinto, se lo voleva. Al suo ritorno dalla vicenda eroica, prima di aver evocato Fregol e gli altri per i festeggiamenti, dopo la vittoria contro di lui, l'aveva vista, appollaiato su di un ramo, togliere alcuni di quei ritagli dallo specchio, per riporli in un cassetto quando il padre e la matrigna, allo scoccare della mezzanotte, erano tornati da lei e Toby. Ma, alle volte, molto, di ciò che si ripone in un cassetto, non sparisce né si estingue, si ritrovò a pensare. Anzi, durante la notte... Quando le giornate, stanche del tanto correre, chinano il capo con lo scendere del sole, se si fa attenzione, molto di ciò che è stato riposto ha una voce e si esprime nel buio. Alle volte piange, alle volte grida, alle volte parlotta soltanto tra sé. Ed ebbe come l'impressione che Sarah non avesse mai smesso di ascoltare quei lamenti. Quanto doveva esserle mancata la madre... Quanto. Qualche foglio di carta stampata, tutto ciò che le era rimasto di lei ed una domanda: "Perché? Perché l'aveva abbandonata?". "Sai benissimo perché sono qui, Sarah..." finalmente proferì parola la sua gemella, indicando dinanzi a lei. Lo stregone si voltò verso la seconda Sarah alla sua sinistra. "Sono dei saggi suggerimenti," riprese la copia carbone dell'originale Sarah, "per tenere sempre presente come coloro che ti amano o almeno dicono di amarti, nella tua vita, come Linda Williams, che ti ha tradita ed abbandonata, come lei, che era tua madre, possano arrivare, un giorno, a farti del male, senza che tu possa aspettartelo.". L'immago si alzò e, portando una mano verso di lui, disse: "E perché non tornare a credere che anche lui non esista? Non sarebbe più semplice e meno doloroso? Abbiamo mandato via tutti gli altri, perché proprio adesso permettergli di avere accesso alla nostra mente? Lui, il Re di Goblin, il creatore di tranelli, di inganni, di illusioni che ci ha sfidate, a suo tempo? Non puoi fidarti di lui. Esattamente come gli altri, ti tradirà ed abbandonerà. L'ha già fatto. E' soltanto una storia, come qualunque altra. Una storia senza lieto fine da cui puoi sottrarti. E' solo un altro volto tra di loro," con un gesto, tracciò una cornice immaginaria attorno al suo viso e trasse dalle mani un'immagine che lo ritraeva perfettamente. "un viso di cui potremmo, un giorno, dimenticare il nome. Il significato. Come Linda. Metti questo stregone," sputò, sprezzante, con vivo e carico disprezzo, "fra di essi. Che io possa sorvegliarlo costantemente. Che io possa fermarlo se decidesse di tornare, uscendo dalla sua cornice, dalla sua bacheca". Si diresse verso la vera Sarah, porgendole il ritratto. E quest'ultima, tenendolo stretto tra le dita, lo avvicinò alle altre raffigurazioni di Linda Williams e del suo compagno, quasi sovrapponendoli, come tentata di appenderlo accanto ad essi. A quel punto, Jareth scattò in piedi: non poteva sopportare oltre. Non poteva sopportarlo, che potesse affiggerlo insieme a quelle altre immagini, come in un catalogo, una collezione di persone spente, fantasmi di passaggio, in lei. Farfalle le cui ali morte, con uno spillo, vengono fermate, affinché non si dispieghino più, stagliandosi nel cielo. Si frappose tra Sarah e le parete. "Sarah..." prese a camminare per tutta la lunghezza del muro. "Questo... E' il passato. Non capisci cosa gli stai permettendo di farti? Loro non hanno alcun potere su di te, Sarah. Tu puoi decidere cosa fare: continuare a farti influenzare da questi burattinai, perché non sono altro. Tu sei una marionetta nelle loro mani. Puoi lasciare che guidino le tue azioni, la tua vita, ancora. O puoi smettere, adesso, per sempre. Puoi porre fine a tutto questo, se lo vuoi, puoi spezzare le catene che ti trattengono. Perché tu stessa le forgi. E' carta straccia, Sarah. Solo questo. Non permettergli di condizionarti. Non sono ciò che sei. Non sono ciò che ti rendono Sarah Williams.". Fece scorrere le mani sull'inchiostro scuro delle pagine di giornale: si macchiò i guanti. Sui ritagli scivolavano gocce nere, dalle lettere stampate su di essi, come sangue sgorgante da una ferita. "Scene già viste, già vissute, che non puoi cambiare..." riprese. "Immagini di ciò che è stato e mai più sarà. Parole... Parole morte, in bianco e nero. Parole pronte a morire, Sarah. Parole agonizzanti, oramai. Per quanto ancora le lascerai qui a sanguinare, a perseguitarti? Abbattile, la loro agonia conoscerà la fine. Dagli degna sepoltura. Rivolgi loro un accorato addio. Non vogliono tormentarti più, Sarah... Liberati, Sarah.". La diretta interessata strinse gli occhi scuotendo la testa, in preda alla confusione più totale, facendo cadere a terra la raffigurazione di Jareth. E pianse. Pianse amaramente, appoggiando il capo su un'immagine della madre. "Non ce la faccio." singhiozzò, chiudendo le mani a pugno sulla carta, il suo viso lo specchio dell'altra, che gli assomigliava così tanto. Dopodiché si sfiorò con le dita la fronte bagnata: la vide guardarsi i polpastrelli, raccapricciata: erano sporchi del liquido nero che stava perdendo la carta. Si pulì con una manica. E poi trattenne il respiro, nel guardarla: in tutto quell'orrore negli occhi di Sarah, osservò fare breccia qualcos'altro. Il suo sguardo cambiare. Aveva realizzato qualcosa. Era giunta ad un'epifania. Lo poté dire con certezza. Come se il suo cuore, agitandosi dentro ad una scatola troppo stretta, dopo tanto lottare contro il coperchio, ne fosse balzato fuori. "Gli uccelli... Loro... Mi assomigliano..." corse fuori e lui la seguì. "Jareth, è come hai detto tu... Mi assomigliano... Mi assomigliano." ripeté. "Ma certo!" continuò, un fiume in piena, "sono miei sembianti! I miei immago non devono per forza essere pressoché identici alla mia forma umana. In loro, in loro risiede il potere per liberarmi! I loro becchi... Metallici... Così bizzarri... Sono forbici!Forbici per tagliare tutta quella carta straccia, come l'hai chiamata. E' roba da buttare!" esclamò, esaltata. Chiuse gli occhi e stese il palmo della mano sinistra verso l'alto. Quando li riaprì, tra le sue dita apparve una chiave. La inserì nella serratura della voliera che rinchiudeva i volatili. Ed essi, finalmente liberati della loro prigionia, spiccarono il volo ed entrarono nella casa. Sarah gli andò dietro e così nuovamente Jareth la accostò. Gli uccelli-forbici con i loro becchi infierivano sulla carta tagliando e tagliando ancora, nonostante le grida dell'imago di Sarah, che cadde rovinosamente a terra anch'essa morendo con quella carta, un foglio che si accartoccia sotto la volontà di una mano invisibile. La volontà della stessa Sarah.
Brava gente dell'Underground, salute a voi! <3 :D Questo è l'ultimo capitolo.
Il Goblin Staff vi augura buone vacanze e... Ci si rivede nel Labirinto *O* (tra due giorni la OneShotExtra ed i saluti estivi)
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Labyrinth Mind (in revisione COMPLETA)
FanfictionLabyrinth Sequel (film fantasy con David Bowie e Jennifer Connelly); N° 1 IN DAVID BOWIE, N°1 IN LABYRINTH, N° 1 IN NUOVI PERSONAGGI, N° 2 IN LABIRINTO e N° 732 su 41.4 K FANFICTIONS Il 17/1/2020 Sarah è stata in terapia diversi anni, spinta da suo...