XXXI° CATENE - PARTE SECONDA

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Grassetto: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)

Normale: sembiante (dialoghi)

Corsivo: parole di Jareth



"Perché Jareth non riesce né a sentirti né a vederti?" la interrogò sottovoce. 

"Tu non lo vuoi." le rispose enigmatica il sembiante. 

"E cosa starebbe a significare?". 

"E' un brutto vizio che non ti sei ancora levata, non è forse vero? Quello di fare sempre domande sciocche o mal poste ed, alle volte, entrambe le cose, intendo." la rimproverò. 

"Io non lo voglio, hai detto..." ribadì con un sussurro Sarah. "La mia mente non vuole fargli conoscere questa parte di me?" realizzò. "Perché?". 

"Perché hai la coscienza sporca." mormorò a sua volta l'altra. "E' quella di cui ti vergogni di più. Quella che non ammetteresti mai. Sono io!" bisbigliò, esaltata e folle. 

 I suoi occhi apparvero diversi, in confronto alla normale tonalità verde prato dell'originale Sarah: le sue iridi sembravano acquisire più le sfumature di un verde acido, così chiari da presentarsi quasi ciechi, come quelli... Di un famelico squalo. 

"E tu, dunque... Cosa saresti?" investigò, stavolta, a voce alta, certa che, nel punto del deserto che avevano raggiunto, Jareth non avrebbe potuto più udirle. 

"Questa tua domanda non è degna di risposta.". 

"Allora cosa non sei?". 

"Tutto ciò che sei tu. Il nauseante bocciolo ricolmo di poetica promessa di vita, piena di virtù quali il coraggio e la nobiltà d'animo che, al momento, hai scelto di incarnare." schernì, come se la sapesse lunga. 

"E tu quindi sei... La morte dei miei ideali? La cessazione dei miei valori?" soffiò Sarah, per la paura.

 "Io sono la tua bramosia di distruggere ciò che possiedi, una volta che l'hai conquistato e non ti soddisfa più. La tua voglia, celata nell'inconscio, di conflitto. 

La precaria condizione umana riguardante il predominio e la sottomissione. Il mangiare per non essere mangiati. Non capisci dove siamo, non è vero?".

 La vide chinarsi. 

Prese un pugno di sabbia del deserto con la mano libera dalle catene che la legavano al trono, la sinistra. 

"Jareth l'ha definito come un deserto anormale, sostiene che vi sia della vita al suo interno... Ma quale? Non percepiva la tua?" rifletté febbrilmente lei. 

"Ce l'hai fatta, Sarah. Sei arrivata oramai. Manca poco. L'uscita, il tuo cuore, o la tua anima, se preferisci, vi attende oltre il confine che è tracciato attorno alla mia persona. Questo è il centro del dedalo della tua mente." l'avvertì. 

"E, dentro al centro del Labirinto, un altro Labirinto ancora. Rammenti? Quindici anni fa, ripetevi a tutti: - Devo arrivare al Castello, al centro del Labirinto -. Ebbene, questa è la città di Goblin.". 

Fece scivolare i granelli dalle sue dita, aprendo la morsa della mano. 

"O meglio, ciò che resta di lei dopo il tuo passaggio.". 

 Sarah, da muta, nell'atto di ascoltare, passò a sorda ed infine cieca. Non riuscì più a dire, udire e vedere nulla. Anche le sue emozioni... Niente. Nulla. Un divoratore nulla l'aveva portata via. Come se la vita stessa l'avesse abbandonata. 

Labyrinth Mind (in revisione COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora