VI° DESIDERO...Parte Seconda

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Corsivo : punto di vista di Jareth (dialoghi e riflessioni)

Le sue nocche sanguinavano, nel punto in cui aveva sferrato dei colpi, feroce, contro il viso della strizzacervelli di Sarah, dopo aver imprecato, nella lingua del Labirinto, contro Toby ed il suo gesto avventato. Anche se in presunta buona fede, aveva causato alla sua prediletta molto dolore inutile e l'aveva trascinata in una situazione, a dir poco, pericolosa. "Magnifico", aveva constatato contrariato, "più mi avvicino anche soltanto di un passo a lei, per uscire da questa dannata sfera, più mi faccio mortale. Se prima ero riuscito soltanto a lacerarmi i guanti, adesso verso sangue e sono ferito.". Almeno la soddisfazione di veder nascere, in un angolo della superficie riflettente tondeggiante, una crepa, lo aveva distolto, ma solo per un secondo, dalla rabbia che provava verso Tobias, Karen e la ciarlatana che aveva infangato i ricordi reali di Sarah. L'unica responsabile della sua follia era lei, quella Daimon. La odiò tanto quanto amava Sarah. Quella rabbia, che sentiva non avrebbe conosciuto una fine, non si sarebbe dissolta né estinta: era la frustrazione ad animarlo dal più profondo. Una volta fatto ritorno dal regno dei sogni di Sarah*, non era più stato in grado di fare nulla. Completamente impotente, di nuovo. E che fastidio crebbe dentro di lui all'idea d'essere ancora impossibilitato a quel modo. Avrebbe voluto punirli per quello che avevano fatto alla sua Sarah. Avrebbe voluto intervenire, proteggerla, scagliarsi contro i vili marrani che volevano metterla al rogo, accusandola, ottusamente, di stregoneria. Ma non poteva. Il vetro che lo rinchiudeva non s'era fatto più permeabile come la notte precedente.** Aveva riso delle facce esterrefatte dei tre interlocutori di Sarah, quando s'erano ritrovati a pancia all'aria***. "Devo ricordarmi di congratularmi con te, adorata, per questo gesto rozzo, ma reso da te così pieno di magnificenza", aveva pensato. Tornò ad osservare la figura di Sarah: la diletta s'era lanciata in strada come un dardo infuocato impazzito, privo di direzione. Ora si stava accasciando a terra, raggomitolata su sé stessa, il petto spezzato da singulti violenti. Singhiozzò, stringendo le braccia attorno alle ginocchia. Jareth si precipitò verso la sua immagine, addolorato come mai pensava potesse essere possibile. "No, mia preziosa, no..." sospirò, sconquassato anch'egli da un tormento visibile e contemporaneamente invisibile, custodito nell'ombra, "Non versare una singola lacrima per loro. Non piangere per loro un'altra volta. L'hai sempre fatto. Ma io ti porterò via!" gridò, preso dal fervore, "Ti porterò lontano da tutto questo. La Terra non t'appartiene. Non t'è mai appartenuta! Non è in grado di capirti, come tutti loro." scosse il capo, afflitto. "Io, ti comprendo. Mia adorata, io ti porterò via" ripeté a sé stesso, un ladro alla ricerca dell'anima amata. Continuando a fissarla, catturò un particolare, un dettaglio dietro di lei: due fari nella notte nera procedevano a ritmo sostenuto verso la sua figura. Una macchina. Sarah se ne stava ancora, china e prona, a terra, ad affogare nei dispiaceri, totalmente ignara di cosa l'aspettava. "Sarah. Sarah. Spostati. Sarah? Sarah, spostati. SARAH SPOSTATI!" esclamò, avventandosi, abitudinariamente, verso l'irresistibile prigione, forgiata dal cristallo. "Non ti vedranno, Sarah! Sarah, alza lo sguardo, ti imploro, un'automobile sta procedendo verso di te! Te ne prego evitala... Tu... Tu non... " fu invaso da un'ondata di puro panico. Sperò che l'ascoltasse. "Sarah! Morirai, Sarah! Ti ucciderà!". Portò le dita ai capelli e strinse e strinse ancora. I suoi occhi si chiusero. Non era abbastanza forte, non era abbastanza coraggioso, lui, il potente, imparagonabile Re di Goblin, che aveva assistito alla morte nell'Aboveground come ad un evento normale ed ordinario, per vedere la sua Sarah morire. Sarebbero morti assieme, lo sapeva. Nessuna ferita sarebbe stata più grande di quella infertagli dalla sua scomparsa. Sanguinare alle nocche era ben poco, rispetto a sanguinare, per sempre, dall'animo. E poteva sopportare la perdita del suo regno, del suo popolo, del suo potere, ma anche alla sua, di perdita, non sarebbe potuto sopravvivere. Lo colpì un'illuminazione folgorante. Gli sembrò che lo bruciasse, avvertì un dolore fisico per la scoperta appena fatta. Gli eventi avevano preso una piega del tutto inaspettata: Sarah aveva attuato un capovolgimento tale della sua stessa realtà e della realtà dell'Underground che non c'era altra via da intraprendere. Era lei ad avere il potere, lei a possedere il medaglione. Si era autoproclamata Sovrana senza esserne consapevole. Era lei a detenere il Labirinto, tutta Goblin ed i suoi sudditi. Peccato che la sua ragione, la sua razionalità li stesse uccidendo tutti. Se solo si fosse persuasa che tutto era reale, veritiero. Doveva convincerla che esistevano davvero i Goblins e... Lui. Aveva capovolto perfino le sue condizioni, rendendolo mortale. Era lui a doverla sfidare, adesso, come era accaduto anni prima. Quindi non c'era rimasto altro da fare che... Invocarla. Doveva solo desiderare, per trovarsi immediatamente lì, accanto a lei e salvarla... "Desidero..." rise. Che assurdità! Ma era l'unico modo. E l'unica spiegazione logica a tutta quella illogicità. "Desidero che la Regina di Goblin mi porti via. All'istante.". Un fragore assordante coprì la fine della frase: la sfera si spezzò in mille frammenti taglienti e lucidi e Jareth precipitò nel buio con essi.


*; ** Capitolo quinto, "La porta dei sogni".

*** Capitolo sesto, "Desidero... Parte prima".



ZAN ZAN ZAAAAAAAN! Non ve l'aspettavate, eh? Come io non mi aspettavo, dall'ultima pubblicazione, da 258 paia d'occhi Abovegroundiani, un accrescimento tale da raggiungere la vetta di 355.  L'unico che mantiene la sua snervante, affascinantissima padronanza di sé è il Re di Goblin. "Ma di cosa stupirsi?" mi fa lui, agitando una mano con aria di sufficienza. E niente... "asdfairjftrhynobajdaqepreihgafwj" occhi a forma di stelle, i miei e quant'altro, tempesta di glitter in corso eccetera. Ps =  "asdfairjftrhynobajdaqepreihgafwj" significa "GRAZIEOMIADIVINITA'LOCREDOIMPOSSIBILE" in Labirintese. Ma, d'altronde, "Labyrinth, dove tutto è possibile". C'è una ragione a tutto e "Niente è come sembra".  

  

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